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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
22.07.2025 Anche la madre 'arcobaleno' ha diritto al congedo di paternità
Cronaca di Claudia Osmetti

Testata: Libero
Data: 22 luglio 2025
Pagina: 15
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Anche la madre 'arcobaleno' ha diritto al congedo di paternità»

Riprendiamo da LIBERO del 22/07/2025, a pag. 15, con il titolo "Anche la madre 'arcobaleno' ha diritto al congedo di paternità" la cronaca di Claudia Osmetti. 

Claudia Osmetti
Claudia Osmetti

Nelle coppie lesbiche, anche la seconda madre ha diritto al congedo di paternità. Lo ha stabilito la Consulta

Le coppie omosessuali composte da due donne hanno lo stesso diritto d’accesso ai congedi parentali delle coppie eterosessuali. Lo ha stabilito, ieri, la Corte Costituzionale, e ha stabilito anche che, d’ora in avanti, l’Inps, l’Istituto per la previdenza sociale, dovrà aggiornare il proprio portale perché non c’è giurisprudenza senza ricaduta pratica e questa (la si pensi come si vuole) ha una portata pure parecchio considerevole. Senza tirare in ballo genitore1 e genitore2, senza sollevare polemiche (anche se, in un certo senso, è inevitabile): la sentenza numero 117 del luglio 2025 dice, formalmente, che l’articolo 27-bis del decreto legislativo 151/2001 è incostituzionale e quindi afferma, sostanzialmente, che, in una famiglia di due lesbiche e un bimbo nato «attraverso tecniche di procreazione medicalmente assistita svolte all’estero conformemente alla lex loci», la mamma che non ha partorito può chiedere i dieci giorni retribuiti al 100% dal lavoro esattamente come potrebbe fare, in un nucleo tradizionale, un babbo nelle stesse condizioni.
Non è una questione di poco conto. È, invece, un caso nato da una disamina della corte d’appello di Brescia che ha sottolineato proprio questa possibile discriminazione: il congedo (vero è che si chiama “di paternità” e il termine, necessariamente, rimanda a una figura maschile) spetta ai padri ma esclude le madri arcobaleno anche se entrambe, come è avvenuto per quelle che hanno presentato il ricorso, sono riconosciute dallo Stato. A seguire le due donne di Bergamo (l’appello è a Brescia per competenza) è stata, fin dal principio, l’associazione Rete Lendford - Avvocatura per i diritti Lgbtq+ a cui, poi, si è aggiunto il sindacato Cgil. Il tribunale della città dei mille, nel gennaio dell’anno scorso, aveva già dato ragione alle due mamme (e aveva richiamato l’Inps), proprio l’opposizione dell’Inps ha portato al pronunciamento delle scorse ore.
E se da un lato l’equiparazione della mamma non biologica (il gergo tecnico la definisce con l’espressione accidiosa di “madre intenzionale”: la realtà è che qualsiasi attributo aggiunto dopo il sostantivo “genitore” rischia di non suonare adeguato, ma questo è un altro discorso e, a ogni modo, qui, il succo del problema è un altro) è dettata, secondo i giudici costituzionale, dall’«irragionevole disparità di trattamento» dato che anche le coppie lesbo condividono «un progetto di genitoriarlità» e «hanno assunto, al pari della coppia eterosessuale, la tutorialità giuridica di quel fascio di doveri funzionali alle esigenze del minore» il cui interesse è resta l’unico a cui guardare; dall’altro lato (fino a ieri) mica era facile, soprattutto in termini pratici.
Per ottenere un congedo di paternità è obbligatorio fare domanda on-line attraverso il sito dell’Inps: succede, però, alla seconda mamma, nel momento in cui carica il proprio codice fiscale, che veda la sua pratica “bloccata” perché il modulo non prevede due genitori dello stesso sesso. D’accordo che in Italia non esiste una legge ad hoc che riconosce mamma1 e mamma2, ma (ancora una volta) la Cassazione, a fine maggio, ha zompato l’incertezza generale aprendo, di fatto, questa strada. Rimangono, tuttavia, gli impedimenti “formali” come quello sul portale dell’Inps che ora, però, dovrà essere sanato modificando il sistema informatico di riferimento.
«All’interno di una coppia», scrive la Consulta, «entrambi i genitori (il loro orientamento sessuale c’entra zero, ndr) sono chiamati a provvedere al benessere fisico, psicologico ed educativo di un bambino perché il vincolo genitoriale origina proprio dall’assunzione di responsabilità in coerenza con l’essenza stessa del rapporto genitori-figli»: per cui «è ben possibile identificare nelle coppie omogentoriali femminili una figura equiparabile a quella che è la figura paterna all’interno delle coppie eterosessuali, distinguendo tra la madre biologica e quella intenzionale che ha condiviso l’impegno di cura e di responsabilità nei confronti del nuovo nato evi partecipa attivamente».
Tra l’altro, da quando è stato introdotto con la formula dei dieci dì, nel 2012, il congedo di paternità ha sì triplicato il suo utilizzo (che è cresciuto nel tempo passando da interessare il 19,2% dei padri che potevano richiederlo un decennio fa al 64,5% di oggi), ma è ancora usato da circa tre aventi diritto su cinque.

 

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