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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.07.2025 Accordi di Abramo: la solida alleanza Emirati-Israele tra economia e sicurezza
Analisi di Mattia Preto

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Mattia Preto
Titolo: «Accordi di Abramo: la solida alleanza Emirati-Israele tra economia e sicurezza»

Accordi di Abramo: la solida alleanza Emirati-Israele tra economia e sicurezza
Analisi di Mattia Preto

A Tale of Two Normalizations: Israeli Normalization with the United Arab  Emirates (UAE) – Part I | Moshe Dayan Center for Middle Eastern and African  Studies
Continua la rassegna di articoli sugli Accordi di Abramo a cura di Mattia Preto. Il secondo articolo è dedicato agli Emirati Arabi Uniti. Nella foto, il presidente di Israele, Isaac Herzog, incontra il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, nel gennaio 2022

I primi firmatari degli Accordi di Abramo furono il Bahrain e gli Emirati Arabi Uniti, il 13 agosto 2020, durante una solenne cerimonia alla Casa Bianca, con Donald Trump nel ruolo di garante. Il focus di oggi è dedicato al paese emiratino: gli Emirati Arabi Uniti, come molti paesi del Golfo Persico, sono in forte espansione economica, e proprio il fattore economico rappresenta il leitmotiv delle relazioni con Israele.

I primi contatti tra i due paesi risalgono al 2012, a New York, in un incontro tra l’allora primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro emiratino Al-Nahyan. Da allora i contatti non si sono mai interrotti, culminando nella firma degli Accordi nel 2020. Negli anni successivi, sono stati siglati numerosi altri accordi per favorire gli scambi e gli investimenti bilaterali, oggi il 96% dei beni e servizi esportati tra i due paesi non è soggetto ad alcun tipo di dazio. Questo ha generato un mercato da 3,2 miliardi di dollari solo nel settore privato, cifre altissime che riflettono la solidità degli Accordi di Abramo. Nell’ultimo anno, il trend è rimasto in crescita, registrando un incremento dell’11%.

I settori che hanno maggiormente beneficiato di questa cooperazione sono i servizi finanziari, tecnologici, l’e-commerce e le comunicazioni. Anche il turismo e i trasporti hanno visto una forte espansione: non a caso, gli Emirati hanno mantenuto attivi i collegamenti aerei tra Tel Aviv e Dubai anche dopo il 7 ottobre. Tuttavia, il settore più dinamico è stato quello immobiliare; sempre più israeliani investono in immobili a Dubai e Abu Dhabi, attratti da condizioni fiscali particolarmente vantaggiose che rendono gli Emirati Arabi un vero e proprio paradiso fiscale.

Eppure, accanto al dinamismo economico, vi è un aspetto strategico da non trascurare. Gli Emirati Arabi Uniti si trovano in una posizione geografica delicata, stretti tra due giganti regionali: da un lato l’Arabia Saudita, con cui condividono un lungo confine terrestre, e dall’altro l’Iran degli Ayatollah, separato solo dallo stretto di Hormuz, largo circa 60 km, che rappresenta la porta d’accesso al Golfo Persico, snodo fondamentale per il commercio marittimo globale. Teheran mira a controllare questo passaggio strategico, alimentando tensioni nella regione.

Gli Emirati conoscono bene il pericolo del radicalismo islamico, già nel 2014 hanno messo al bando i Fratelli Musulmani, e non hanno esitato a schierarsi contro Hamas e Hezbollah dopo il 7 ottobre. Sanno che il radicalismo può compromettere anni di sviluppo, e questa consapevolezza ha rafforzato la collaborazione con Israele anche nel settore della difesa. In un raro accordo pubblico dall’inizio della guerra a Gaza, la società israeliana Thirdeye Systems ha venduto il 30% delle proprie quote al colosso emiratino EDGE per 10 milioni di dollari. EDGE ha inoltre investito altri 12 milioni di dollari in una nuova collaborazione con Thirdeye. Abu Dhabi sa bene che la guerra è stata finanziata dall’Iran e che Teheran non si farebbe scrupoli a colpire uno dei principali alleati di Israele nella regione. Questo investimento si inserisce dunque in una strategia di deterrenza nei confronti del regime islamista iraniano.

Gli Emirati Arabi rappresentano un esempio lampante dei benefici derivanti da una solida relazione con Israele, a differenza di Egitto e Giordania, paesi vicini ma freddi, poco inclini a collaborazioni economiche con lo Stato ebraico. Abu Dhabi non ha interrotto i rapporti con Israele dopo il 7 ottobre, e al momento non ha alcun motivo per farlo.

Mattia Preto

takinut3@gmail.com

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