Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Fiamma Nirenstein: «I massacri di drusi in Siria: stessa logica del 7 ottobre» Intervista di Giovanni Longoni
Testata: Libero Data: 22 luglio 2025 Pagina: 19 Autore: Giovanni Longoni Titolo: ««I massacri di drusi in Siria: stessa logica del 7 ottobre»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/07/2025, a pag. 19, con il titolo "«I massacri di drusi in Siria: stessa logica del 7 ottobre»", la cronaca di Giovanni Longoni.
Giovanni Longoni
Fiamma Nirenstein
Benjamin Netanyahu all’Assemblea generale Onu, nel celebre discorso un anno dopo i massacri del 7 ottobre, parlò dei 7 fronti di guerra su cui stava combattendo Israele: quello contro Hamas, Hezbollah, gli Huthi, l’Iran, la Siria di Assad e l’Iraq. Bibi, che è un ottimista, preferì non citare gli altri fronti su cui lo Stato ebraico vede messa in dubbio la sua esistenza. Per capire meglio questi campi di battaglia noti e meno noti abbiamo chiesto aiuto a Fiamma Nirenstein, giornalista e scrittrice, la prima ad aver svelato la continuità fra antisemitismo e antisionismo, fra l’odio per l’ebreo e l’odio per Israele.
«I fronti sono almeno 9: c’è anche quello europeo, dove non si spara ma, vedi il Belgio, si arrestano due cittadini israeliani su richiesta di organizzazioni propalestinesi. Ma c’è soprattutto il “fronte giuridico”».
Le due corti di giustizia dell’Aja.
«E la fantastica invenzione di dichiarare Israele genocida e colpevole dei crimini di guerra. Si comincia a intravedere la follia ideologica che dipende dall’uso della giustizia internazionale come arma. Cosa che, peraltro, ha dei precedenti».
Cioè?
«Il giudizio dell’Onu su Israele si è strutturato sulla cancellazione della storia della legalità internazionale di Israele, negando tutto, dalla Dichiarazione Balfour fino alla risoluzione finale della Conferenza di Sanremo. Tutto culmina nella guerra del ’67, quando Israele fu costretta all’attacco preventivo contro i vicini arabi. E in particolare la minaccia proveniva dalla Giordania, che era quel tempo la proprietaria assoluta di quello che oggi viene scambiato per uno Stato palestinese - la Cisgiordania - cosa che in realtà non è mai esistita».
La giustizia internazionale dov’era il giorno dopo il 7 ottobre del 2023?
«Era nello stesso posto in cui è adesso, a fronte dello sterminio dei drusi siriani. Ed era nello stesso luogo la Turchia ha occupato Cipro o la Cina è entrata in Tibet. Non è mai stato mosso un dito».
Nove fronti si è detto...
«Aspetta, lasciami contare meglio. C’è anche un decimo fronte: ce l’abbiamo dentro casa nostra, ce l’abbiamo tutte le sere sui teleschermi italiani e tutti i giorni nei titoli della maggioranza dei giornali italiani, che vengono fatti sulla base di dichiarazioni fornite dal ministero della Sanità di Gaza, controllato ancora da Hamas, o da Al Jazeera o dall’agenzia palestinese Wafa. Storie terrificanti, soprattutto di bambini uccisi e descrizioni atroci, che niente hanno a che fare con la realtà. Cosicché io oggi ho dovuto leggere che Francesca Albanese (la relatrice speciale dell’ONU per i Territori palestinesi occupati, ndr) sostiene che i soldati israeliani sparano alla testa e nei testicoli dei bambini arabi. Voglio dire una cosa molto chiara: a Gaza si sta svolgendo una guerra che guai se si riproducesse di nuovo. Una guerra durata vent’anni durante i quali un gruppo terrorista ha potuto costruire una città sotterranea con una quantità di aiuti internazionali spaventosa. Sopra questa città del terrore vive una massa di scudi umani, gli ostaggi israeliani e i civili arabi. Non può verificarsi niente di diverso da una strage. Ma questa strage è lungi dall'essere ricercata dai soldati israeliani, che stanno cercando i rapiti e eliminando i terroristi».
Dalla Siria intanto arrivano notizie di nuovi orrori.
«Le violenze delle bande beduine di Al-Sharaa sono connesse al 7 ottobre. Si sa da sempre che il nuovo regime è di matrice integralista islamica. Al-Sharaa sembrava che avesse preso una sorta di impegno per trovare un suo ruolo nell’ambito internazionale. Pareva anche disposto a trattare un suo possibile ingresso nei patti di Abramo. Ha parlato con Trump e lui è piaciuto a Trump. Ma poi che cosa è successo?».
Niente di buono...
«In maniera molto semplificata, si è rivelato ciò che lui, si chiami Al-Sharaa o Al-Jolani (il suo nome di battaglia, ndr), è realmente. Israele subito dopo la sua presa del potere in Siria fece una scelta che fu criticata: la creazione di una zona-cuscinetto a nord del Golan israeliano, oltre a distruggere i depositi di armi di Assad».
Perché tutto questo?
«Perché Israele sa che cosa è il Medio Oriente. O meglio, lo ha imparato definitivamente e a sue spese».
Com'è possibile?
«Beh, anche qui misuri la forza dell’ideologia. Da una parte tu hai una forza straordinaria, scritta nel Corano, mentre dalla parte opposta c’è Israele che, fino al 7 di ottobre, ha detto sì a tutti e gli accordi di pace. Cedendo territorio che i Palestinesi non hanno mai voluto, perché il loro scopo è distruggere Israele e non avere due Stati per due popoli».
E oggi nemmeno Israele li vuole più.
«Israele non vuole morire. Questo è il significato della guerra presente. Non è che con questo Israele rinuncia alla pace, al contrario. Israele sa ormai come si fa la pace: eliminando Hamas da Gaza e rendendo meno pericoloso l’Iran».
Non è semplice.
«Ci sono parecchi elementi su cui i dubbi devono essere sollevati anche dalla comunità internazionale.
Riguardano il Qatar e la Turchia. Il Qatar non ha mai spinto per fare una trattativa reale per liberare gli ostaggi, ha sempre sostenuto Hamas».
Ed Erdogan?
«Lui ha questa curiosa ambizione neo-ottomana il cui catalizzatore ideologico è l’odio per gli ebrei. Molti analisti sostengono che il 7 ottobre sia stata la reazione del fronte iraniano al successo degli accordi di Abramo: allora si parlava dell’ingresso dell’Arabia Saudita. Adesso questa Siria stava trattando per entrare negli accordi. Invece è saltato tutto per aria. Perché? Forse perché una Siria in buoni rapporti con Israele come si stava delineando qualche settimana fa non fa piacere a molte potenze della regione?».
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