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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
20.07.2025 'Israeliani non benvenuti': il movimento pro-Hamas rappresenta una minaccia per l'Italia
Commento di Ben Cohen

Testata: Informazione Corretta
Data: 20 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Ben Cohen
Titolo: «'Israeliani non benvenuti': il movimento pro-Hamas rappresenta una minaccia per l'Italia»

'Israeliani non benvenuti': il movimento pro-Hamas rappresenta una minaccia per l'Italia
Commento di Ben Cohen
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.jns.org/israelis-not-welcome-pro-hamas-movement-poses-a-threat-in-italy/

Le scritte antisemite diffuse ovunque a Milano sono il sintomo grave dell'odio in Italia contro gli ebrei e contro Israele. Un problema che deve essere affrontato subito, mentre la politica tende a dimenticarsene.

A quasi 21 mesi di una guerra regionale, mentre continuano a resistere su più fronti, agli israeliani  viene ricordato ancora una volta che alcuni governi nel mondo democratico sono molto più affidabili di altri. Ci sono Paesi, come l'Irlanda e la Spagna, che sono stati davvero terrificanti: hanno abbracciato la narrazione di Hamas per comprendere il conflitto, hanno cercato di cambiare la definizione di “genocidio” solo per condannare Israele per questo crimine mostruoso, e hanno cavalcato i sentimenti antisemiti emersi tra le rispettive popolazioni. E ci sono Paesi, come il Canada e l’Australia, che sono stati profondamente deludenti, poiché hanno cercato di imporre un embargo sulle forniture di armi a Israele e hanno trasformato la guerra per la sopravvivenza di Israele contro l'Iran e i suoi alleati in una guerra per scelta, ancora una volta, mentre l'antisemitismo dilaga tra le loro popolazioni. Poi ci sono Paesi come la Francia e il Regno Unito che sono stati tristemente prevedibili: hanno condannato a gran voce il pogrom di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre 2023 e in seguito hanno condannato a gran voce Israele per aver cercato di eliminare le condizioni che fin dall’inizio hanno reso possibile il massacro, sullo sfondo di un odio diffuso e spesso violento verso gli ebrei nella pubblica piazza.  Infine, ci sono Paesi come l'Ungheria, la Germania, la Repubblica Ceca e l'Italia che hanno dimostrato un sostegno piuttosto costante a Israele. Eppure, come dimostra l'Italia, il fatto che il governo centrale sostenga Israele non significa che anche i governi locali o la popolazione in generale, facciano lo stesso.

All'inizio di questo mese, a Milano sono comparsi manifesti con la scritta – in un inglese storpiato che sarebbe comico se non fosse per il suo significato – “Israeliani non benvenuti.”  Un residente ebreo ha dichiarato al Times of Israel : “Dicono 'israeliani', ma intendono ebrei e chiunque non si dissoci da ciò che accade a Gaza.” Che un messaggio del genere possa riapparire in un Paese che si è alleato con i nazisti per gran parte della Seconda Guerra Mondiale, avendo già donato la parola “ghetto” alla lingua inglese, è già abbastanza agghiacciante, soprattutto perché non si è trattato di un episodio isolato. Nelle ultime settimane si sono verificati almeno due violenti attacchi antisemiti a Milano, dove vivono 7.000 persone della comunità ebraica italiana, composta da quasi 30.000 persone. In un episodio, due adolescenti ebrei, uno dei quali indossava la kippah , sono stati picchiati e derubati da una banda di teppisti egiziani. Gli eventi di Milano si inseriscono in una tendenza nazionale, sia nelle strade che a livello politico, con un ruolo cruciale svolto dalle amministrazioni locali. Come di recente ha osservato il giornalista ebreo italiano Daniel Mosseri in un'eccellente indagine sul movimento anti-Sionista in Italia, “i consigli comunali e  regionali stanno ora conferendo peso istituzionale all'ostilità.” Ciò è particolarmente preoccupante in un Paese come l'Italia, con la sua tristemente nota turbolenza elettorale che porta al potere governi molto diversi attraverso quella che a volte è sembrata una porta girevole. Giorgia Meloni, l'attuale Primo Ministro di destra, è stata una fedele amica di Israele durante tutto il conflitto, resistendo alle pressioni per la sospensione dei rapporti militari, commerciali e diplomatici con Gerusalemme. Ma il governo che alla fine la sostituirà potrebbe plausibilmente portare l'Italia sulla strada seguita da Irlanda e Spagna. Se si tratta di un governo di sinistra, tale esito è francamente probabile, come sembrerebbe indicare l'attuale situazione a livello regionale in Italia. Quattro regioni italiane con governi di sinistra – Puglia, Emilia-Romagna, Sardegna e Toscana – hanno già adottato misure per sospendere qualsiasi contatto o cooperazione con istituzioni o aziende governative israeliane, a meno che i loro interlocutori non denuncino il “genocidio di Israele” e si dissocino dal governo di Benjamin Netanyahu.

Altre regioni stanno prendendo in considerazione misure simili. L'impatto di queste decisioni si fa sentire ben oltre le burocrazie degli enti locali. Mentre l'aria si fa più pesante per l'ostilità verso Israele, due cooperative di supermercati che gestiscono oltre 450 punti vendita nell'Italia settentrionale e centrale hanno annunciato il boicottaggio dei prodotti israeliani. Il boicottaggio si estende a quel prodotto inconfondibilmente americano, la Coca-Cola, che è stata sostituita da qualcosa chiamato “Gaza Cola”, i cui proventi dalle vendite dovrebbero finanziare “progetti umanitari” nella Striscia.

La spinta a mettere in quarantena Israele e gli israeliani da ogni aspetto della vita – e, per estensione, la stragrande maggioranza degli ebrei della diaspora che devono sopportare questi boicottaggi – si manifesta anche attraverso manifestazioni e altre azioni performative. È agghiacciante che un messaggio del genere possa apparire in un Paese che si è alleato con i nazisti per gran parte della Seconda Guerra Mondiale e che ha già donato la parola “ghetto” alla lingua inglese.

Un'iniziativa, intitolata “50.000 Sudari per Gaza”, si ispira ai tradizionali motivi antiebraici cristiani che risuonano in particolare in Italia, patria della “Sindone di Torino”, un antico telo che si dice abbia custodito le spoglie di Gesù dopo la sua crocifissione da parte delle autorità romane. Collegando abilmente il “genocidio” ebraico a Gaza con la storica diffamazione della responsabilità collettiva ebraica per l'esecuzione del simbolo del cristianesimo, il progetto dei sudari di Gaza prevede l'affissione di teli bianchi sui muri esterni degli edifici comunali e delle piazze pubbliche. Finora, quasi 20 consigli comunali di grandi città hanno aderito all'iniziativa, tra cui quelli di Verona e Bologna, oltre a decine di consigli comunali più piccoli. Separatamente, una manifestazione di giugno convocata da tre partiti di opposizione di sinistra – il Movimento 5 Stelle, il Partito Democratico e l'Alleanza dei Verdi e della Sinistra – ha visto la partecipazione di oratori che hanno paragonato la difficile situazione dei palestinesi alla Shoah  dei nazisti tedeschi.

Le richieste della manifestazione si concentravano sulla sospensione delle relazioni tra Unione Europea e Israele; sul riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese; e sul riconoscimento e la condanna formale del cosiddetto “genocidio” e dei “crimini di guerra” commessi da Israele. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che sostiene le sanzioni contro Israele ma si è opposto a esse nel caso della brutale invasione russa dell'Ucraina, ha persino lanciato quello che alcuni considererebbero un avvertimento appena velato agli ebrei italiani. “Amici ebrei, prendete le distanze: il silenzio è complicità”, ha dichiarato a marzo. Nel frattempo, la leader del Partito Democratico Elly Schlein (che, quando è stata eletta alla guida del partito due anni fa, ha reagito alle frecciatine sul suo naso prominente sostenendo con tono offensivo che il suo fosse un “naso tipicamente etrusco” non ereditato dal padre ebreo) ha appoggiato un embargo totale contro Israele. Non ci sono seri segnali che Meloni si lascerà influenzare dalla rabbia pubblica nei confronti di Israele, spingendola a schierarsi con il blocco pro-Hamas nell'Unione Europea guidato da Irlanda e Spagna, o ad adottare l'approccio “imparziale” di Francia e Regno Unito. Ciononostante, l'Italia è diventata l'ennesima dimostrazione del modello di antisemitismo in questo secolo. Invece di etichettare gli ebrei come fuorilegge religiosi o razziali, vengono invece diffamati come fuorilegge politici ultra-privilegiati, costretti a scegliere tra il loro desiderio a rimanere in Italia e il dare sostegno a Israele. Come sempre accade con l'anti-Sionismo (o antisionismo, come preferisco chiamarlo), l'attenzione apparente è rivolta allo Stato di Israele, ma i veri bersagli sono gli ebrei che non hanno altra scelta che condividere le loro strade, i loro uffici, le scuole dei loro figli e altri spazi pubblici con coloro che si agitano contro di loro.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen


takinut3@gmail.com

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