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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
20.07.2025 Milano:le 4.500 famiglie beffate da Sala
Cronaca di Giorgia Petani

Testata: Libero
Data: 20 luglio 2025
Pagina: 4
Autore: Giorgia Petani
Titolo: «Le 4.500 famiglie beffate dal caos urbanistico dem»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 20/07/2025, a pag. 4, con il titolo "Le 4.500 famiglie beffate dal caos urbanistico dem", la cronaca di Giorgia Petani.

Così l'opposizione vede Giuseppe Sala, icona della sinistra, travolto dallo scandalo di chi aveva già pagato e si trova senza casa: 4500 famiglie ! 

«Stiamo pagando per colpe non nostre. Vogliamo risposte».
È questo il grido che si leva ormai da mesi da chi si è ritrovato, suo malgrado, intrappolato nella bufera urbanistica che ha scosso Milano fin dentro i suoi palazzi istituzionali. Una vicenda torbida, dai contorni ancora poco chiari, che ha coinvolto anche il sindaco Giuseppe Sala e ha lasciato sospese nel vuoto oltre 4500 famiglie.

Famiglie che, da un giorno all’altro, si sono viste strappare il sogno di una casa, travolte da una maxi inchiesta che ha bloccato decine di cantieri e congelato i loro futuri. E mentre la giustizia fa il suo corso, loro continuano ad aspettare. Ma fino a quando?
A un anno esatto dal congelamento delle loro proprietà, queste famiglie continuano a vivere sospese, intrappolate in un limbo fatto di promesse disattese, silenzi istituzionali e incertezze sul futuro.
Il comitato «Famiglie sospese – Vite in attesa», che riunisce i cittadini coinvolti, ha simbolicamente spento mercoledì la sua prima candelina di blocco e sospensione proprio davanti alla sede del Comune, per ricordare quanto tempo sia passato senza alcuna svolta concreta. «Speriamo che, se qualcuno ha sbagliato, ne paghi le conseguenze, perché finora gli unici che stanno pagando siamo noi famiglie», aveva dichiarato nei giorni scorsi il portavoce del comitato, Filippo Borsellino, durante un presidio davanti al parlamentino milanese.
Il prossimo lunedì il comitato tornerà in piazza della Scala, stanco di parole e di una situazione che, a loro dire, è rimasta immobile. «Non ci sono novità concrete.
Il dibattito è tutto politico, ma noi abbiamo bisogno di risposte chiare e immediate», spiega ancora Borsellino, sottolineando che i dubbi e le domande restano numerosi e irrisolti.
Le incertezze, infatti, aumentano alla luce degli ultimi sviluppi giudiziari. Il sindaco Giuseppe Sala ha trascorso un sabato pomeriggio di riflessione in vista del “grande giorno”, mentre l’assessore all’urbanistica Tancredi, travolto dalle polemiche, sembra ormai vicino alle dimissioni. Tutto questo alimenta un clima di instabilità e apprensione per le migliaia di famiglie coinvolte, che ancora oggi non hanno idea di quali potrebbero essere i prossimi scenari. «La situazione è sempre più confusa, e questo non fa che aumentare le nostre preoccupazioni», afferma Borsellino.
L’impatto del terremoto giudiziario, che coinvolge oltre 70 indagati, non è solo economico, ma anche profondamente sociale.
«Ci sono persone anziane che hanno investito tutti i loro risparmi per venire a vivere vicino ai propri nipoti», ricorda il portavoce, evidenziando come questa sospensione forzata abbia anche pesanti conseguenze psicologiche su chi ha fatto sacrifici per costruirsi un futuro in città.
Un’altra ferita aperta è rappresentata dalla crescente inaccessibilità della città: «Milano sta diventando sempre più invivibile. I prezzi salgono, le alternative scarseggiano», denuncia Borsellino.
A infastidire molti, inoltre, è stato il tono di certi articoli di giornale che hanno descritto gli appartamenti bloccati come immobili di lusso. «Non è così. Questo non è un problema dei ricchi: riguarda il ceto medio, persone normali, famiglie che contribuiscono ogni giorno allo sviluppo della città.
Non ci meritiamo questo calvario».
Il purgatorio in cui si trovano migliaia di famiglie sembra non avere fine. C’è chi si sente esasperato e ammette di sentirsi in ostaggio.
«Ho venduto la mia casa fuori città e ora sono costretto a vivere in 35 metri quadri. Alla mia età non è semplice vivere in uno spazio così piccolo, soprattutto dopo aver investito tutti i miei risparmi», racconta a Libero Diego Locatelli, acquirente di un appartamento del cantiere di via Savona 105. «La preoccupazione cresce ogni giorno di più. Eravamo rassicurati dal fatto che la società avesse avviato un dialogo con il Comune, ma oggi tutto è fermo».
Un sentimento condiviso anche da Andrea Marchesi, che ha già versato l’intera somma per un appartamento nelle Park Towers di via Crescenzago, in zona Parco Lambro. «Siamo davvero amareggiati. Ci troviamo in una situazione paradossale. Siamo invisibili agli occhi delle istituzioni».
E ancora: «Oltre al danno economico c’è quello sociale: siamo stati descritti come speculatori o abusivi, ed è inaccettabile. Siamo acquirenti in buona fede, abbiamo fatto tutto secondo le regole».
Intanto, le risposte tardano ad arrivare e la speranza rischia di spegnersi sotto il peso dell’attesa.

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