Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Il Poli si spacca sul boicottaggio di Israele Cronaca di Chiara Comai
Testata: La Stampa Data: 17 luglio 2025 Pagina: 37 Autore: Chiara Comai Titolo: «Il Poli si spacca sul boicottaggio di Israele. L'appello dei prof: 'Uno schifo bocciarlo'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/07/2025, a pag. 37, con il titolo "Il Poli si spacca sul boicottaggio di Israele. L'appello dei prof: 'Uno schifo bocciarlo'", la cronaca di Chiara Comai.
Chiara Comai
Il senato accademico del Politecnico di Torino boccia (giustamente) una mozione in cui si chiede il boicottaggio di Israele. Allora i professori insorgono, perché vogliono il boicottaggio. Insomma, una dimostrazione ulteriore che la contestazione pro-Pal parte dai professori. Gli studenti (una parte di essi) segue i docenti. Conclusioni a cui La Stampa non arriva
«Non in mio nome». Dopo che il Senato accademico del Politecnico ha bocciato una mozione che chiedeva di interrompere i rapporti con le università israeliane (che non si fossero schierate per il cessate il fuoco), la comunità di docenti si spacca. E inizia un lungo scambio di email in cui almeno una ventina di professori si dissociano dalla decisione del Senato.
Il primo è Danilo Bazzanella del Coordinamento Polito e senatore, tra i firmatari della mozione. Nella sua lista di discussione (aperta a chiunque voglia iscriversi) scrive: «Non sono bastati più di un anno di bombardamenti, oltre 60.000 morti in gran parte civili, attacchi a scuole, ospedali e persone in fila per il cibo, una popolazione stremata e ridotta al limite della sopravvivenza. Siamo delusi». A seguire una cascata di commenti di sdegno. «Credo che ci siano momenti storici nei quali l'istituzione universitaria, come luogo di formazione ed elaborazione della cultura, possa e debba schierarsi. L'orrore continuo a cui assistiamo oggi lo impone» scrive ad esempio il docente di Architettura Gustavo Ambrosini. Il collega informatico Diego Regruto Tomalino si dice «sconfortato e arrabbiatissimo»: «Mi vergogno di fare parte di questa comunità, che ha le mani e la coscienza sporche di sangue. Coloro che hanno espresso voto contrario non so davvero come facciano ad andare a casa la sera e guardarsi allo specchio».
Il rettore Stefano Corgnati era stato il primo a opporsi alla proposta, sostenendo l'importanza di costruire ponti di dialogo con le università. Un'argomentazione che secondo Raffaella Sessana di Ingegneria meccanica, non regge: «La pace non si costruisce diventando il centro di ricerca di chi specula sulle armi, qualunque sia la guerra. Si fa educando alla pace e costruendo percorsi soprattutto di giustizia». Anche per Marco Torchiano di Informatica è importante l'aspetto educativo e si dice «preoccupato per il messaggio implicitamente diamo ai nostri studenti, cioè che bisogna stare al proprio posto e che chi è più violento ha ragione».
Di email ne arrivano a tutte le ore. La voglia di smarcarsi è forte. «Sento la necessità di lasciare una sorta di testamento ai posteri – scrive Chiara Occelli – Non voglio essere confusa con chi pensa che le azioni intraprese da questo ateneo siano efficaci». Da qui, l'idea di esporsi sotto lo slogan «non in mio nome» mentre si pensa già a una raccolta firme.
Nella lista di Bazzanella ci sono quasi 400 persone tra cui il rettore, che legge il carteggio e ribadisce la sua posizione e quella del Senato: «L'ateneo ha già formalmente espresso il proprio sdegno per il continuo massacro della popolazione civile a Gaza in una dichiarazione pubblica. La mozione chiedeva il boicottaggio delle relazioni con gli atenei israeliani, ma il Senato ha ribadito il nostro ruolo come ponte di dialogo chiave proprio laddove i processi di pace sono più complessi».
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