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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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La Stampa Rassegna Stampa
16.07.2025 Siria, l’Occidente sta a guardare
Analisi di Domenico Quirico

Testata: La Stampa
Data: 16 luglio 2025
Pagina: 11
Autore: Domenico Quirico
Titolo: «In Siria i drusi a rischio di pulizia etnica. Ma per ora l'Occidente sta a guardare»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/07/2025, a pag. 11 con il titolo "In Siria i drusi a rischio di pulizia etnica. Ma per ora l'Occidente sta a guardare" l'analisi di Domenico Quirico.

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Domenico Quirico

Milizie siriane sunnite stanno massacrando i curdi, dopo aver massacrato gli alawiti. L'Occidente non reagisce e riconosce l'autorità di al Sharaa il nuovo padrone della Siria. Israele no: almeno Israele protegge i drusi.

Ecco: nel presepio del primo jihadismo trionfante, nelle pieghe del Califfato di Damasco e dintorni qualcosa si muove. Ed ha una tinta rosso sangue. Abbiamo un bel contrabbandare la pornografia dei nostri doppi fondi della realpolitik: l'emiro con la cravatta Al Joulani è una fantastica storia di conversione alla democrazia e alle abitudini tessili e costituzionali della tolleranza.

Il paradiso jihadista nella terra dei due fiumi è diverso da quello truculento di Al Baghdadi e via cincischiando. Lui, leonino, barba a tovagliolo, giacchettone ferrigno portato come un sacco, cravatta, scarpe massicce da prete di campagna, sempre in tournée tra palazzi, picchetti d'onore e tapis rouges, metodico, felpato, suadente, silenzioso, va avanti in quello che gli riesce meglio da quando si unì, terrorista in trasferta, alle masnade di Al Zarkawi, Zawahiri e Al Baghdadi, la trimurti del massacro con presunta unzione divina: ovvero far le erbe sanguigne, uccidere, ripulire, purificare il suo califfato conquistato con la marcia dei dodici giorni e benedetto - che è tutto dire - da un'accolita di pallide e smorte mummie occidentali, da Trump a Macron.

Il sacerdozio jihadista ha le sue iniziazioni, i suoi riti, i suoi scismi e i suoi concili. E i suoi tempi. A noi, fermi nelle nostre solenni e nefaste corbellerie, risultano, venticinque anni dopo le Torri Gemelle, del tutto estranei e sconosciuti. Accanto alla geografia fisica e a quella politica, ci vorrebbe una geografia del fanatismo, soprattutto nel Vicino Oriente che invece aspetta ancora il suo Colombo e il suo atlante.

Allora riepiloghiamo queste lugubrità e ascoltiamo come laggiù romba la macchina della purificazione. All'inizio lo sguardo di Al Joulani si è posato sugli alawiti. Bersaglio ovvio, è la famiglia di eretici sciiti a cui apparteneva lo sconfitto tiranno Bashar, avvinti a lui uno a uno dai legami di una colpa collettiva e irrimediabile. Duemila morti forse più, massacrati e torturati nel modo più feroce umiliandoli come bestie. Non era pulizia etnica totale: il califfo è mellifluo, prudente, sa che deve restare, almeno ancora per un poco, tollerante e moderato. Semmai un avvertimento, una promessa: ora sapete quello che vi aspetta. E gli alawiti lo hanno compreso benissimo. Chi può fugge perché la soluzione finale è solo rimandata. Trentamila sarebbero quelli che hanno già trovato rifugio in Libano fuggendo dalle province di Tartus e Latakia. Intanto in occidente tutti a dire a spiegare a giustificare: la colpa è degli alawiti, è il colpo di coda degli irriducibili sgherri del tiranno, i generali di Bashar che hanno tentato la controrivoluzione.

Ora è la volta di un'altra minoranza, i drusi, branca ismailita dello sciismo. A marzo e aprile i primi scontri con decine di morti a Suwayda, provincia di settecentomila abitanti dove vive la maggioranza della comunità drusa ma anche a Jaramana nella affollata banlieue di Damasco. Pretesto, un audio su whatsapp attribuito a un religioso druso che offendeva Maometto definito «maledetto».

Ora gli scontri sono ripresi, più gravi. Questa volta il compito di ripulire e mettere a posto i peccatori dello Stato islamico è stata affidato alle tribù beduine sunnite. Vecchio metodo dei tiranni per ingarbugliare le piste. Tra beduini e drusi c'è vecchia ruggine legata alla millenaria lotta per i pascoli e l'acqua. L'illuminato califfo li ha mandati all'attacco per regolare finalmente i conti. Decine di morti negli scontri, tra cui anche bambini. Gli sgherri governativi in proprio avrebbero, secondo fonti siriane, giustiziato una ventina di persone tra cui dodici appartenenti a una grande famiglia drusa. I giannizzeri di Al Joulani con i carri armati erano pronti a marciare su Suwaida per aiutare i beduini. Ma i bombardieri israeliani li hanno ridotti a ferraglia. Israele, che conosce bene la realtà della nuova Siria, non si fida di questo ultimo arrivato nello sconclusionato nuovo Vicino Oriente di Trump. La difesa dei drusi (e la ingiunzione ai siriani di non avvicinarsi al confine di Israele con mezzi militari) è uno splendido motivo per tenere caldo anche il fronte siriano e limare gli arsenali che il Califfato ha ereditato da Assad. Ventiquattromila drusi vivono nel Golan annesso ormai da Israele fin dalla Guerra dei Sei Giorni (e nido famigliare del califfo), un cinque per cento di loro ha la nazionalità israeliana.

La ripulitura islamista inizia dalle minoranze. I cristiani saranno lasciati per ultimi. Agli occidentali di alawiti, drusi e curdi, non importa niente, ma di fronte alla minaccia di quello che resta dei cristiani d'Oriente c'è un piccolo rischio che si destino dall'incantamento che li ha colti per il figliuol prodigo jihadista.

Il jihad, da queste parti e non solo, ara montagne, deserti, campi e bilanci, rovescia dinastie, sconvolge ceti; su questo sanguinoso sconvolgimento noi gettiamo il cucchiaino di olio di fegato di merluzzo di una formula: Al Joulani è cambiato, merita fiducia! O cervelli aridi come la testa asciutta di una aringa, avrebbe esclamato Shakespeare. 

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