martedi` 15 luglio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
15.07.2025 Le pistole scariche di Trump
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 15 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Le pistole scariche di Trump»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/07/2025, a pag. 1/IV, con il titolo "Le pistole scariche di Trump", l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini
Micol Flammini
Trump dice che gli Stati Uniti manderanno i missili Patriot all'Ucraina, ma  che a pagarli saranno i paesi della NATO - Il Post
Trump ha annunciato un piano che prevede che gli alleati europei acquistino armi americane per l’Ucraina, senza nuovi invii diretti da parte degli USA. Mosca ha tempo fino al 2 settembre per accettare una tregua, ma intanto continua i bombardamenti

Mosca ha cinquanta giorni di tempo per pensarci su, nel frattempo continuerà la sua guerra, i suoi bombardamenti contro le città ucraine, colpite da droni e missili insieme, anche se si trovano lontane dalla linea del fronte.

L’annuncio di Donald Trump aveva creato una grande aspettativa, il presidente americano lo aveva anticipato venerdì scorso, i suoi collaboratori avevano raccontato alla stampa che si sarebbe trattato di un piano “aggressivo”, risolutivo. Ieri Trump ha fatto le sue dichiarazioni tanto attese, mentre il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte, era a Washington per spiegare che la Nato con l’Amministrazione americana aveva approvato un nuovo piano per dotare l’Ucraina di armi. Il piano non è nuovo, era stato lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky a proporlo e a parlarne a Roma la scorsa settimana, durante la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina. Zelensky è uno dei leader che si è adattato più rapidamente alla mentalità di Trump, avendo bisogno di armi in fretta, ha coinvolto gli alleati europei in un piano ambizioso secondo il quale non saranno gli Stati Uniti a rifornire Kyiv, ma saranno gli alleati della Nato a comprare dagli Stati Uniti ciò di cui gli ucraini hanno bisogno. Washington sarà il mercato da cui scegliere sistemi di difesa e missili, gli europei, a seconda della disponibilità e delle possibilità, investiranno nel mercato americano: “Ci pagheranno il 100 per cento, per noi sarà un affare”, aveva detto Donald Trump domenica, mentre montava l’attesa per il “grande annuncio”.

I sistemi più ambiti da Kyiv in questo momento sono i Patriot, servono a proteggere le città dagli attacchi russi. I primi paesi europei che hanno detto di essere disponibili ad acquistare Patriot per Kyiv sono la Germania – ieri ilministro della Difesa era a Washington per un incontro con il capo del Pentagono Pete Hegseth – e la Norvegia. Il capodella Casa Bianca ha detto che ci sono già diciassettesistemi pronti a entrare nel territorio ucraino. Trump ha concluso un affare, parlando a più riprese del successo ottenuto all’Aia, durante l’ultimo vertice della Nato in cui i paesi membri si sono impegnati a raggiungere una spesa pari al 5 per cento del pil da destinare alla Difesa; Rutte continuava a fargli grandi complimenti, ricordandogli anche come il presidente avesse ormai tentato tutto con Vladimir Putin: “Prima di agire con Putin bisogna testarlo,lo so dalla mia esperienza da primo ministro. E tu lo hai testato già molte volte”. Quando Trump 

parla di Putin si sente colpito personalmente, era convinto fosse il capo del Cremlino il suo interlocutore privilegiato, la persona con cui fare affari per la fine della guerra. Putin ha rifiutato quel ruolo, dicendogli, durante la loro ultima conversazione del 3 luglio scorso, che aveva intenzione di intensificare i combattimenti per occupare tutta la regione di Donetsk: “Non voglio dire che è un assassino, ma è un duro ... nella vita ha fregato già molte persone”, ha detto Trump elencando i presidenti che prima di lui non erano riusciti a capire di che natura fosse il presidente russo. Putin, in realtà, rivela sempre la sua natura, la mostra subito, sono i suoi interlocutori che non lo hanno ritenuto capace di agire secondo le sue minacce. Trump ha detto di essere deluso da Putin edi fidarsi invece del presidente ucraino Zelensky.

Ieri a osservare lo Studio ovale, con Rutte seduto dove quattro mesi fa sedeva Zelensky mentre veniva accusato dal presidente americano e dal suo vice J. D. Vance di non essere abbastanza riconoscente e di aver scatenato la guerra, sembravano essere trascorsi secoli. Seduta accanto a Rutte c’era sempre la stessa Amministrazione americana e lo dimostrano i fatti: Trump ha parlato della guerra come una responsabilità di Biden, non manderà nessuna arma nuova agli ucraini se non quelle comprate dagli europei (l’aiuto è solo un modo di fare affari), ha minacciato Mosca dandole altro tempo e offrendole come data di scadenza per ottenere un cessate il fuoco il 2 settembre, il giorno che marcherà gli ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. E’ solo una coincidenza. Mosca ne esce poco toccata dal “grande annuncio”, mentre l’Ucraina si prepara ad altra guerra: Zelensky, che ieri Trump ha definito “un bravo ragazzo” lodando la sua nazione di persone coraggiose, ha annunciato un rimpasto per affrontare i prossimi mesi. Ha offerto la carica di premier a Julia Svyrydenko, finora al ministero dello Sviluppo economico e tra le menti dell’accordo sui minerali concluso con gli Stati Uniti. L’attuale premier Denys Smyhal potrebbe essere spostato alla Difesa, Rustem Umerov, ministro della Difesa uscente, potrebbe invece essere destinato all’ambasciata di Washington: sarà il volto ucraino al cospetto di Trump.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT