Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Tutte le balle su Gaza smentite Analisi di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 15 luglio 2025 Pagina: 6 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Tutte le balle su Gaza smentite con cifre e fatti»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/07/2025, a pag. 6 con il titolo "Tutte le balle su Gaza smentite con cifre e fatti", la cronaca di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
Le grandi menzogne sulla guerra a Gaza: che sia in corso un genocidio per fame e che gli israeliani uccidano deliberatamente i civili. Accuse smentite dai fatti e dalle statistiche, da chiunque voglia guardare in faccia la realtà: è una guerra al terrorismo in cui sono i terroristi di Hamas a tenere in ostaggio (e affamata) la popolazione di Gaza. Sono menzogne che stanno alimentando il nuovo antisemitismo e che saranni pretesto per nuove atrocità contro gli ebrei.
Fanno morire di fame i palestinesi. Sterminano i civili, soprattutto se donne e minorenni. Commettono crimini di guerra. Diffondono notizie false. E venuto il momento di attribuire la responsabilità politica degli orrori ai loro veri autori: i terroristi islamici di Hamas.
Anche se, a forza di sentirselo ripetere, si rischia di credere che sia Israele a compiere un genocidio. Del resto, con quale autorevolezza si potrebbe rispondere agli inquisitori della Corte penale internazionale o alla Special Rapporteure dell’ONU Francesca Albanese che accusano lo Stato ebraico di perseguire una sistematica pulizia etnica nei confronti della popolazione di Gaza?
Ci viene in aiuto uno studio accademico del Besa, il Begin-Sadat Center for Strategic Studies, dell’Università Bar-Ilan. Propaganda israeliana pitturata con una parvenza di metodo scientifico? No, dati che smentiscono le cifre inattendibili fornite da ong e agenzie delle Nazioni Unite negli ultimi due anni. A cominciare dal conteggio dei convogli umanitari necessari al sostentamento degli abitanti della Striscia prima e durante il conflitto.
CARESTIA
L’analisi storica e quantitativo-statistica dei ricercatori Danny Orbach, Jonathan Boxman, Yahil Henkin e Jonathan Braverman dimostra semmai che sono passati dal confine israeliano più aiuti alimentari dopo il 7 ottobre 2023 rispetto al periodo precedente. Nel 2022, in media, ogni giorno transitavano 292 camion (il 50% dei quali trasportavano materiale edile e solo 73 erano carichi di cibo). Non c’è la necessità di mandare quotidianamente 500 tir ai profughi e soprattutto non si è verificato un crollo del numero di mezzi pesanti in arrivo, come sarà costretta ad ammettere seppure tardivamente e sottovoce l’Unrwa - l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi. Ok, però manca quasi del tutto la produzione agricola locale, contestano i difensori della tesi della carestia. E sbagliano di nuovo perché da quelle stesse aziende del settore primario non arrivava più del 12% del fabbisogno e, nonostante i calcoli errati di Amnesty International e la confusione dei dati diffusi dall’Istat palestinese, il 40% dell’apporto calorico necessario era fornito- nel periodo prebellico- dall’Unrwa e dal WFP, il Programma Alimentare Mondiale. Tanto che bastavano 82 Crimini di guerra ■ 61 uccisioni deliberate su 50.021 decessi riportati dal ministero della Salute di Gaza ■ 12% delle vittime all'interno delle °zone sicure" istituite dalle Forze di Difesa israeliane camion per coprire il resto del fabbisogno nutritivo, assicurato da Israele.
Nessun assedio, insomma.
In effetti, i tassi di mortalità infantile a Gaza sono diminuiti e l’aspettativa di vita è aumentata nel periodo 2006-2022 a tassi comparabili a quelli in Giordania, Egitto e Cisgiordania.
Entro il 2022, il divario tra Gaza e Cisgiordania in questi parametri si era ridotto, mentre l’aspettativa di vita a Gaza rimaneva più alta e il suo indice di mortalità infantile era più basso di quello rilevato sia in Giordania sia in Egitto.
Poi, nel marzo 2025, è stata effettivamente stabilita un’interruzione nella distribuzione di aiuti umanitari, il cui flusso è peraltro ripreso nel maggio successivo al ritmo iniziale di 100 e poi di 170 camion giornalieri.
Il problema vero, semmai, era come far sì che le derrate raggiungessero effettivamente chi ne aveva necessità, senza essere sequestrate da Hamas.
STERMINIO
Quindi, con quale tecnica si attuerebbe lo sterminio? In fondo la devastazione delle abitazioni civili di Gaza è sotto gli occhi di tutti. Chi ha distrutto le abitazioni civili di cui sono rimaste solo le rovine? Magari le trappole esplosive piazzate dagli occupanti, prima di abbandonare lo stabile, per tentare di coprirsi la fuga ed eliminare, senza combattere, il maggior numero di soldati di Tsahal. Sono i trucchi della guerra asimmetrica, dove un esercito regolare è costretto a confrontarsi con nemici senza divisa, che si confondono fra la popolazione civile e se ne fanno scudo, mettendo in pericolo di vita anche chi non partecipa direttamente al conflitto. Eppure, benché l’offensiva militare si sia sviluppata in un ambiente urbano, che rende difficoltoso distinguere il nemico armato dagli abitanti inoffensivi, i resoconti credibili e documentati di esecuzioni indiscriminate si fermano a 61 su 50.021 decessi riportati dal peraltro inaffidabile ministero della Salute di Gaza. Questo perché Israele ha provveduto a istituire “zone sicure”. Grazie a questa disposizione, solo l’1,2% delle vittime è stato colpito all’interno di quelle aree. Senza contare che, sin dal 2014, Hamas indica come “civili innocenti” anche coloro che sono caduti in battaglia. È uno stratagemma militare, del tutto coerente con l’esigenza di nascondere l’identità dei propri combattenti.
Anche per questo, al di là dell’impossibilità di controllare le cifre, non si può considerare sullo stesso piano il resoconto proveniente da un territorio sottoposto a regole totalitarie con quanto arriva da una società aperta come Israele.
C’è un ultimo motivo che consiglia di smentire le falsità diffuse nell’ambito della guerra di propaganda condotta per impedire a Israele di eliminare la minaccia alla sua esistenza: la banalizzazione del termine “genocidio” diverrà il pretesto per future atrocità.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante