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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
13.07.2025 Putin sacrifica l’Iran per l’Ucrania
Analisi di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 13 luglio 2025
Pagina: 13
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Putin sacrifica l’Iran per l’Ucraina»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/07/2025, pag. 13, con il titolo "Putin sacrifica l’Iran per l’Ucraina", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Putin rifiuta ogni serio negoziato sull'Ucraina perché vuole completare il massacro in Ucraina, dove ha ripreso a bombardare le città. Mentre non ha mosso un dito per l'Iran. Quindi: scarica l'Iran per l'Ucraina. L'importante, da parte dell'Occidente, è non lasciargli carta bianca per l'Ucraina.

Vladimir Putin ha chiuso a qualsiasi accordo sull’Ucraina, almeno fintanto che non vengano raggiunti gli obiettivi che lo hanno spinto all’invasione tre anni fa, ma nelle ultime ore il presidente russo ha invece aperto a una “soluzione occidentale” sull’Iran, ovvero ha di fatto invitato Teheran ad accettare le richieste americane sull’arricchimento zero dell’uranio. Tradotto significa che al Cremlino non importa nulla dell’alleato persiano nonché membro dei Brics, in quanto poco più di nulla lo stesso può offrire alla causa russa se non qualche drone e molti grattacapi. In quanto tale è diplomaticamente sacrificabile in cambio di una sorta di silenzio assenso da parte di Washington sull’Ucraina. L’offerta di Putin arriva proprio mentre Donald Trump si accinge ad annunciare una svolta contro Mosca la cui natura, stando all’escalation degli ultimi giorni, non promette nulla di buono per le sorti della Russia. «Vedrete cosa succederà», ha detto il tycoon in un’intervista alla Nbc, ma sia Trump che Putin ci hanno abituato a colpi di scena dell’ultimo minuto e non è detto che anche in questo caso non se ne verifichi uno ai danni di Kiev.
Quel che è certo è che l’Iran non sembra convinto della proposta di Putin che dalle sfere militari e religiose più estremiste potrebbe essere considerata un mezzo tradimento. «In qualsiasi soluzione negoziata devono essere rispettati i diritti del popolo iraniano sulla questione nucleare, incluso il diritto all’arricchimento», ha detto il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi a un gruppo di diplomatici esteri a Teheran.
L’Iran è sì pronto a riaprire i negoziati con gli Usa, «stiamo valutando il momento, il luogo, la forma, i contenuti e le garanzie richieste», ha detto il ministro, ma «non accetteremo alcun accordo che non includa l’arricchimento».
Oltre alla questione chiave dell’uranio, Araghchi ha fissato altre linee rosse su cui Teheran non è disposto a transigere. «Se i colloqui Iran-Stati Uniti riprenderanno, non ci dovranno essere attacchi contro l’Iran», ha chiarito, aggiungendo che «le sanzioni dovrebbero essere revocate» e che non sono negoziabili altre questioni «tra cui la difesa e le capacità militari del Paese, poiché l’Iran è determinato a salvaguardare tali capacità». Teheran dunque rimane «disponibile» al negoziato ma alle stesse condizioni che hanno preceduto e provocato l’attacco israeliano e poi quello americano contro i siti nucleari, un attacco che secondo il ministro iraniano ha indebolito «i principi fondamentali e chiari della diplomazia» con la naturale conseguenza che «la nostra fiducia negli Usa è scesa sotto zero».
Pochissima fiducia anche nei confronti dell’Europa che Teheran minaccia di escludere dai negoziati qualora decidesse nuove sanzioni come minacciato nelle settimane scorse. Così come nei confronti dell’Aiea la cui collaborazione dovrà avvenire in una «nuova forma». «Al momento, la nostra cooperazione con l’Aiea non si è fermata, ma a causa degli sviluppi che vi sono stati e dei cambiamenti che hanno avuto luogo, d’ora in poi tutte le attività saranno svolte attraverso il Consiglio supremo di sicurezza nazionale - ha spiegato Araghchi - Le richieste dell’Aiea saranno esaminate, valutate e avranno risposta in base agli interessi dell’Iran».
Nonostante si stia creando una sorta di nuovo fronte diplomatico Usa-Russia, la strada del negoziato appare più ristretta e il quasi fallimento dei contemporanei colloqui a Doha tra Israele e Hamas non è un segnale positivo nemmeno per la ripresa di quelli al di là del Golfo. I terroristi palestinesi infatti avrebbero respinto la proposta di mediazione avanzata dal Qatar per una tregua a Gaza e una fonte israeliana parla di «guerra psicologica volta a sabotare il processo, diffondere menzogne tra la popolazione di Gaza e fare pressione sull’opinione pubblica israeliana». La stessa fonte ha sottolineato che, se Hamas avesse accettato l’offerta qatariota, si sarebbe potuto giungere a un’intesa e avviare un negoziato di 60 giorni sulla fine della guerra. Ma ci si può fidare dei terroristi?
Nonostante il rifiuto, le trattative a Doha proseguiranno nel fine settimana, con il team negoziale israeliano in contatto costante con il primo ministro Netanyahu.

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