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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
11.07.2025 Meloni: Mosca ha fallito, Kiev rinascerà
Cronaca di Elisa Calessi

Testata: Libero
Data: 11 luglio 2025
Pagina: 1/9
Autore: Elisa Calessi
Titolo: «Meloni: Mosca ha fallito, Kiev rinascerà»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/07/2025, a pag. 1/9 con il titolo "Meloni: Mosca ha fallito, Kiev rinascerà", la cronaca di Elisa Calessi.

Elisa Calessi
Elisa Calessi

Zelensky e Meloni, alla Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina. La premier italiana conferma il pieno sostegno italiano al paese aggredito. E afferma che la Russia non vincerà, perché l'Ucraina verrà ricostruita più forte di prima. Lo dica però alla Lega, nel suo governo, che al Parlamento Europeo ha appena votato contro gli aiuti militari all'Ucraina.

Le immagini che raccontano la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina sono due. Una viene dal passato ed è Giorgia Meloni, aprendo i lavori, a evocarla: l’Italia del dopoguerra, del boom economico. «Mi piace pensare», ha detto la premier, «che questa conferenza possa essere il punto di partenza per il miracolo economico dell'Ucraina, che costruiremo insieme». Ha ricordato che l’Italia è «quel popolo che sulle macerie della Seconda guerra mondiale ha costruito il miracolo economico degli anni '60. Anche la nostra, allora, era una nazione distrutta che affrontava difficoltà enormi.
Eppure ce l'ha fatta, si è rialzata con determinazione, con orgoglio, e con operosità è diventata la potenza economica e industriale che oggi tutti conoscono».
Lo stesso, promette, accadrà per l’Ucraina. E, intanto, annuncia impegni finanziari per 10 miliardi, 15 se si tiene conto dei contratti delle imprese private. Ma sono le partecipate a giocare il ruolo decisivo: Leonardo, Enel, Terna, Snam, Ferrovie sottoscriveranno accordi con le omologhe aziende ucraine.
L’altra immagine è una scultura: il Pugile a riposo, scultura in bronzo del IV secolo a.C. attribuita a Lisippo e che, per un’idea del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è stata donata ai capi di governi che hanno partecipato. Mostra un combattente, con i segni sul corpo della battaglia, in posizione, appunto, di riposo. Quando la guerra sarà finita, ha detto la premier, «guarderemo all'Ucraina con l’ammirazione e il rispetto» che suscita questa statua.
Collegandosi per la call dei Volenterosi, a Londra, ha poi invitato il fronte di chi difende Kiev a non dividersi: «L’unità dell’Occidente è fondamentale», ha detto, perché «quanto facciamo noi europei e quanto fa Trump è complementare per costruire una pace giusta e duratura».
I numeri della conferenza, che si è svolta alla Nuvola di Fuksas, a Roma, sono imponenti: 8.351 partecipanti, 100 delegazioni ufficiali, 15 governi e una quarantina di ministri degli Esteri. C’era, ovviamente, il presidente di Kiev, Volodymyr Zelensky. C’erano la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente albanese Edy Rama, che di nuovo si è inginocchiato di fronte alla premier italiana, Pedro Sanchez, Donald Tusk, Friedrich Merz, Dick Schoof, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto e ovviamente il ministro degli Esteri Antonio Tajani. C’era anche Keith Kellogg, inviato speciale di Trump, presenza sottolineata da Meloni. Ed è arrivato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Si è parlato di investimenti, di come organizzare la rinascita dell'Ucraina («Dobbiamo saper immaginare ora una Ucraina ricostruita, libera, prospera», ha detto Meloni).
Ma si è anche ricordata la «parte giusta della storia».
L’Italia può, ora, puntare a un ruolo da «protagonista» nella ricostruzione, ha detto Meloni, «per la costanza, la chiarezza con le quali fin dall'inizio si è schierata dalla parte giusta della storia, senza mai tentennare». Per questo «ha tutte le carte in regola per generare un moltiplicatore di investimenti e un moltiplicatore di opportunità». E ha ribadito le accuse a Mosca, ricordando chi ha aggredito e chi ha dovuto difendersi «non certo perché ama la guerra».
Per essere chiari: «Il piano russo è lo stesso dall'inizio della guerra, tentare di piegare gli ucraini con il freddo e la paura». Ma, ha aggiunto, «questo piano è fallito perché la comunità internazionale si è schierata contro questo scempio».
Il dopoguerra in Ucraina Meloni lo immagina con il nostro Paese «protagonista nella ricostruzione». E serve che ognuno faccia la sua parte, compresi i capitali privati.
Non bastano, però, solo «soldi, ingegneri e architetti».
«C'è bisogno di qualcosa di più”, ossia «il sentimento che il popolo ucraino ha dimostrato di conoscere, che è l'amore di patria, per la libertà, la volontà di garantire ai propri figli un futuro di benessere».
E ha messo in chiaro che alla ricostruzione dell’Ucraina non parteciperà chi ha «contribuito a finanziare la macchina da guerra russa».
Zelensky, con cui Meloni ha avuto un bilaterale, l’ha ringraziata: «Sta facendo un ottimo lavoro, è un primo ministro davvero forte».

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