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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
10.07.2025 Kiev spera nel Vaticano
Cronaca di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 10 luglio 2025
Pagina: 9
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Kiev spera nel Vaticano Gli Usa fra i 'volenterosi'»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/07/2025, pag. 9, con il titolo "Kiev spera nel Vaticano Gli Usa fra i 'volenterosi'", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Zelensky spera in papa Leone XIV. Contrariamente al predecessore, papa Prevost è consapevole che sia la Russia ad aver aggredito l'Ucraina, come aveva dichiarato in un'intervista del 2022 (quando era vescovo in Perù). Il presidente ucraino si fida dunque più di lui (che dell'inaffidabile e incostante Trump) per eventuali mediazioni con la Russia.

Zelensky ha iniziato il suo viaggio in Italia incontrando prima Papa Leone a Castel Gandolfo e poi il presidente Sergio Mattarella. Oggi e domani invece il presidente ucraino parteciperà quale ospite principale alla quarta Conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina, i cui onori di casa saranno tenuti dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Nei trenta minuti di colloquio, il Pontefice ha avuto modo di ribadire la disponibilità della Santa Sede a ospitare eventuali colloqui di pace tra i rappresentanti russi e ucraini, un’eventualità che al momento tuttavia appare più lontana che mai. Nei giorni scorsi infatti Vladimir Putin ha ribadito a Donald Trump la sua intenzione di conseguire fino alla fine gli obiettivi che hanno spinto il Cremlino a dare il via all’invasione dell’Ucraina tre anni fa, come dimostrano peraltro i continui attacchi notturni in grande stile. L’ultimo dei quali è risultato essere, con 728 droni e 13 missili, uno dei più consistenti dall’inizio della guerra.
Nel comunicato rilasciato dalla Santa Sede si legge comunque della «importanza del dialogo come via privilegiata per porre fine alle ostilità» e del «dolore per le vittime» espresso dal Santo Padre che ha «rinnovato la propria preghiera e vicinanza al popolo ucraino, incoraggiando ogni sforzo volto alla liberazione dei prigionieri e alla ricerca di soluzioni condivise». Dopo essere apparsi insieme al balcone di Villa Barberini il presidente ucraino ha chiesto commiato dal Pontefice con il conforto di aver ricevuto un importante sostegno anche per il rimpatrio dei minori ucraini trasportati con la forza in Russia, una questione di cui il Vaticano si sta occupando dai tempi diPapa Francesco con particolare zelo. Contemporaneamente anche Mosca, attraverso la commissaria presidenziale russa per i diritti umani Tatyana Moskalkova, avrebbe inviato una lettera (provocatoria?) al Papa per chiedere l’assistenza del Vaticano per il ritorno di trenta cittadini russi prelevati dalle truppe di Kiev dalla regione russa di Kursk che attualmente sono tenuti in quella ucraina confinante di Sumy.
Zelensky ha ricevuto solidarietà incondizionata anche da Mattarella, che gli ha garantito «pieno sostegno per l’integrità territoriale dell’Ucraina». Il presidente della Repubblica ha auspicato che si aprano al più presto i negoziati per l’ingresso di Kiev nell’Unione Europea e ha ribadito che «la sicurezza ucraina si identifica con la sicurezza europea, contro chi vorrebbe tornare a una concezione di predominio dei rapporti tra gli Stati, facendoci fare un salto all’indietro di quasi un secolo». Il presidente ucraino ha ringraziato l’Italia, Mattarella e Meloni «per aver riconosciuto con fermezza il bene e che questa guerra scatenata da Putin è un grande male», ma ovviamente la parte più importante del suo viaggio è rappresentata dal grande evento che si tiene al Centro Congressi La Nuvola di Roma, la «Conferenza per la ripresa dell’Ucraina» co-organizzata dai governi italiano e ucraino alla quale sono previsti circa 5mila partecipanti.
La Farnesina ha fatto sapere che saranno presenti circa 100 delegazioni governative e 40 organizzazioni internazionali, incluse le principali banche di sviluppo, 2mila aziende e rappresentanti di autonomie locali e società civile, nonché un esercito di 500 giornalisti accreditati. Secondo il ministero degli Esteri, «si tratta del più importante momento internazionale dedicato alla ripresa, ricostruzione e modernizzazione dell’Ucraina». Importantissima è anche la presenza a Roma dell’inviato speciale della Casa Bianca Keith Kellogg, che il presidente ucraino vede per la prima volta dopo il passo in avanti di Trump sugli aiuti militari all’Ucraina scaturita dalla deludente telefonata con Putin. La posizione di Kellogg, piuttosto vicina a quella del presidente russo, ha molto infastidito Zelensky nei mesi scorsi, ma ora le cose sembrano drasticamente cambiate, come dimostra anche la prima partecipazione americana alla Coalizione dei volenterosi.
In tutto questo si aggiunge una registrazione citata dalla Cnn risalente a un incontro privato con i donatori durante la campagna elettorale dello scorso anno in cui l’allora candidato Trump spiega di aver minacciato Putin e Xi di bombardare Mosca e Pechino se fossero entrati rispettivamente in Ucraina e a Taiwan. «Se entrate in Ucraina, bombarderò Mosca. Non ho scelta», avrebbe detto il tycoon a Putin secondo il racconto che lui stesso ha riportato al pubblico. «E allora (Putin) fa: “Non ti credo”. Ma mi ha creduto per il 10%».
Trump ha poi affermato di aver trasmesso un avvertimento simile al presidente cinese Xi Jinping su una potenziale invasione di Taiwan, dicendogli che gli Stati Uniti avrebbero bombardato Pechino in risposta. «Pensava che fossi pazzo», ha detto Trump di Xi, prima di sottolineare che «non abbiamo mai avuto problemi». Mosca minimizza e parla di fake news, ma probabilmente si tratta solo di una grossolana sparata elettorale.

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