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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Il Foglio Rassegna Stampa
10.07.2025 Gli stupri di Hamas
Analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 10 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Stupri e Onu»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/07/2025, a pagina 1/4, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo: "Stupri e Onu".

Informazione Corretta
Giulio Meotti
Gli stupri, l'altra arma del 7 ottobre. Studio rivela l'orrore dimenticato
Il “Dinah Report” documenta stupri e mutilazioni sessuali sistematiche compiute da Hamas il 7 ottobre. L’ONU e le sue agenzie depistano le indagini. Le autrici del rapporto denunciano il tradimento del femminismo internazionale. Il mondo si volta dall'altra parte quando le donne a essere stuprate sono ebree

“Un nuovo rapporto (pubblicato domenica sul Times) rivela che la violenza sessuale è stata diffusa e sistematica il 7 ottobre, qual è la tua reazione?”, chiede la giornalista di Sky News. “Guardi, non posso commentare questo rapporto, è la prima volta che ne sento parlare... Ho letto altri rapporti israeliani che hanno ritrattato quanto detto... Quindi, ovviamente, non posso pronunciarmi su violenze di cui non sono a conoscenza... Se è avvenuto, ovviamente, merita giustizia. Ma come possiamo collegare tutto questo con ciò che Israele sta facendo da 20 mesi?”.

La risposta è di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi, chiamata a esprimersi sul “Dinah Report” che documenta gli stupri del 7 ottobre e redatto sotto la guida di due israeliane, la professoressa Ruth Halperin-Kaddari e la giudice emerita Nava Ben-Or. Silenzio da Reem Alsalem, relatrice dell’Onu sulla violenza contro donne e ragazze , che ha parlato della mutilazione genitale femminile in Sierra Leone.

Di mutilazioni genitali, i terroristi di Gaza ne hanno fatte tante: hanno continuato a stuprare anche i cadaveri e “inserito coltelli, granate e chiodi nei genitali delle vittime, spezzato ossa pelviche con la violenza delle aggressioni, e mutilato i corpi con armi da taglio”. Il “Dinah Report” raccoglie le testimonianze di quindici ostaggi rilasciati, diciassette sopravvissuti ai massacri del Nova Festival e dei kibbutz Re’im, Nir Oz e Kfar Aza, ventisette primi soccorritori, dei medici dell’obitorio e dei terapisti che lavorano con le vittime del 7 ottobre. L’obiettivo del rapporto, in parte finanziato dal governo britannico, è “contrastare la negazione, la disinformazione e il silenzio globale”. Secondo il giudice Ben-Or, questa violenza sessuale non è semplicemente un danno personale, ma un messaggio paralizzante. “Dice: attaccheremo ciò che simboleggia la vita nella cultura umana e lo distruggeremo trasformandolo in un simbolo di morte”, ha spiegato al giornale Yedioth Ahronoth.

Il report circostanzia gli stupri di gruppo sistematici, su donne e uomini. Vittime denudate, con le mani legate, spesso ad alberi o pali. In molti casi, gli stupri sono seguiti da mutilazioni genitali ed esecuzioni. Il rapporto, spedito alle Nazioni Unite, descrive nei dettagli i crimini avvenuti durante il festival, nei kibbutz, nelle basi militari e nei tunnel a Gaza. Famigliari costretti ad assistere agli abusi sessuali su amici e parenti prima che fossero uccisi. Le vittime avevano chiodi, granate e coltelli inseriti negli organi sessuali. Una donna aveva i genitali “come se qualcuno gli avesse fatti a pezzi”. Donne trovate legate agli alberi, mutilate, con “gli organi tagliati, danneggiati” e “sbarre di ferro inserite nei loro organi sessuali”.

UN Women, l’agenzia dell’Onu per le donne, commenta sulle lavoratrici domestiche in America Latina e che soltanto 27 paesi al mondo sono guidati da donne. UNagainst sexual violence in conflict parla dei sopravvissuti degli stupri di guerra: Congo, Sudan, Haiti, yazidi. Niente donne israeliane. Volker Türk, commissario Onu per i diritti umani, è sulla “cooperazione digitale per i diritti umani”. Giusto: il Dinah Report anche all’Onu lo possono scaricare in pdf per facilitare la cooperazione digitale. E speriamo che non ci mettano quanto il primo riconoscimento ufficiale da parte delle Nazioni Unite dell’uso di violenza sessuale durante gli attacchi di Hamas, arrivato cinque mesi dopo il 7 ottobre.

Le autrici del Dinah, che prende il nome dalla figura biblica, unica figlia di Giacobbe, la cui storia di stupro viene raccontata nel Libro della Genesi ma la cui voce non è mai stata ascoltata, esprimono profonda frustrazione per il silenzio. “Ci sentiamo tradite da altre donne nel mondo”, ha dichiarato Halperin-Kaddari. Le autrici del “Dinah” chiedono che il mondo “ascolti, creda e agisca”. All’Onu non ascoltano, non credono e non agiscono. Se ascoltassero, credessero e agissero dovrebbero affrontare l’insopportabile verità: sono dalla parte sbagliata dell’etica e della storia.

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