mercoledi` 09 luglio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
09.07.2025 Gaza, Hamas uccide 5 soldati israeliani
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 09 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Gaza vicina al confine»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 09/07/2025, a pag. 1/I, con il titolo "Gaza vicina al confine", l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini
Micol Flammini
Le forze di terra hanno iniziato l'offensiva a Gaza - RSI
La morte di cinque soldati mostra che Hamas è ancora armato e attivo, disarmarlo è molto difficile ma non impossibile. A Doha, intanto, continuano le trattative

Roma. La città di Beit Hanoun, nella Striscia di Gaza, dista circa tre chilometri da Sderot, in Israele. Il confine si trova a un chilometro e mezzo, da Beit Hanoun si vede Israele e viceversa. La città palestinese rientra in quella fascia di territorio della Striscia in cui Tsahal è entrato sin dall’inizio dell’operazione “Spade di ferro”, avviata da Israele dopo l’attacco subìto il 7 ottobre. Per Beit Hanoun, i soldati israeliani sono passati più e più volte, l’esercito aveva annunciato che la città era stata svuotata da Hamas, ma lunedì, dopo ventuno mesi di guerra, cinque soldati sono morti per un’imboscata dei terroristi, che hanno fatto esplodere tre ordigni e poi hanno aperto il fuoco contro gli uomini del battaglione Netzah Yehuda.

Beit Hanoun oggi è distrutta, Hamas ha sempre utilizzato la città come base di lancio di razzi, per questo è stata presa di mira dai primi istanti dell’operazione. Da quei primi istantiè trascorso del tempo (seicentoquarantadue giorni), ma Beit Hanoun continua a rappresentare un problema per Israele,perché il dubbio che gli analisti militari stanno ponendo dopo la morte dei cinque soldati è se i terroristi di Hamasse ne siano veramente mai andati dalla città tanto prossima al confine. E’ una domanda che suona più importante di altre in questo momento per due ragioni. La prima è militare: da quando Israele ha ripreso i combattimenti nella Striscia, a metà marzo, il ritmo delle morti dei soldati dovuto alle esplosioni di ordigni piazzati da Hamas è aumentato. Il secondo motivo che fa suonare la domandacome urgente è di natura diplomatica: funzionari israeliani di alto livello dell’esercito, dello Shin Bet, il servizio di intelligence interno, del Mossad, il servizio di intelligenceesterno, consiglieri speciali del primo ministro sulla politica estera e sugli ostaggi sono a Doha per negoziare con Hamas un terzo cessate il fuoco di sessanta giorni che consenta la liberazione degli ostaggi e poi apra all’esilio e alla smilitarizzazione del gruppo terrorista. Oggi gli israeliani si chiedono se un’organizzazione ancora in grado di colpire un’area bombardata più volte potrà mai davveroessere disarmata. “Possiamo elencare per ore gli obiettiviraggiunti dall’esercito israeliano, sono tanti, vanno dalla decimazione della catena di comando alla distruzione degliarsenali, ma ormai bisogna constatare che Hamas ha cambiato modo di combattere”, dice Michael Milshtein,capo del Forum di studi palestinesi del Centro Dayan di Tel Aviv. Milshtein spiega che il gruppo è passato da una struttura fatta di battaglioni e brigate a pura guerriglia, “è una situazione molto simile a quella che si è presentata agli americani in Iraq nel 2003: il regime è collassato, ma i combattimenti continuano. Questa è la nuova guerra a Gaza, indipendentemente da quanto territorio l’esercitopossa arrivare a controllare”. A Beit Hanoun i terroristisono venuti fuori dalle macerie che permettono di nascondersi tanto quanto una realtà urbana: sono ancora coscienti del territorio in cui si muovono non soltanto in posti come Gaza City, Rafah o Khan Younis, ma anche vicino a Israele. “Non so quanto siamo prossimi a un accordo, ma un dato c’è: se non lo raggiungeremo allora Tsahal continuerà a combattere, arriverà 

magari a controllare il cento per cento della Striscia e ci saranno sempre più situazioni simili a Beit Hanoun”. Per Milshtein è importante ragionare sugli obiettivi e gli israeliani che hanno compreso e sostenuto la guerra a Gaza, la guerra in Libano, la guerra in Iran, ora si domandano dove si possa arrivare nella Striscia.

Questa settimana un funzionario anonimo di Hamas ha parlato alla Bbc e con una serie di dichiarazioni insolite ha raccontato lo stato di collasso del gruppo. I membri di Hamas parlano per proiettare un’immagine e in questo momento per il gruppo è meglio dare l’impressione di essere distrutto per trattare al tavolo dei negoziati in cui si chiede il suo scioglimento. Hamas non è in buono stato, ma sembra sempre in grado di ricrearsi in una spirale continua. A tenerlo in vita, spiega Milshtein, è l’ideologia: “La gente pronta a raggiungere Hamas non è diminuita”.

Durante la cena con il premier israeliano Netanyahu, il presidente americano Trump ha ribadito che si aspetta un accordo a breve. Le delegazioni di Israele, Hamas e dei mediatori sono riunite a Doha, dove le discussioni vanno avanti fino a notte fonda. Per Hamas il capo negoziatore è Khalil al Hayya, che vive ormai da tempo in Qatar, è stato vice di Yahya Sinwar ed era al corrente dei piani per realizzare il 7 ottobre. Al Hayya parla con la parte di Hamas rimasta nella Striscia, ha le stesse priorità, ma un approccio negoziale diverso. Il vero negoziato tra Israele e Hamas, ammesso che la tregua venga raggiunta, non è ora, ma ci sarà durante i sessanta giorni di cessate il fuoco previsti per la liberazione di dieci ostaggi vivi, per la restituzione di diciotto corpi di ostaggi morti, per il ritiro dei soldati israeliani e per il negoziato di un cessate il fuoco permanente che deve permettere il ritorno di tutti i rapiti ancora prigionieri di Hamas. Sono quei sessanta giorni che cambieranno il futuro della guerra e il gruppo della Striscia sta già tenendo d’occhio questa seconda fase negoziale.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT