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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
06.07.2025 L’onda anti-Trump
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 06 luglio 2025
Pagina: 1/15
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «La deriva estremista della sinistra mondiale»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 06/07/2025, a pag. 1/15, con il titolo "La deriva estremista della sinistra mondiale", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Se l'amministrazione Trump suscita odio nella sinistra, la risposta politica è sempre più estrema. New York, laboratorio politico, oltre che economico, è il banco di prova: la sinistra americana sceglie, quale suo candidato, Zohran Mamdani, praticamente un islamo-comunista che predica "l'intifadah globale" in una città che ospita la più grande comunità ebraica d'America.

Dov’è l’uscita? Sempre in fondo a sinistra.
Ma molto in fondo e molto a sinistra, qualunque sia il punto di partenza.
No, non mi sto dedicando a scombiccherate indicazioni stradali. Ma constato come, in diverse parti del mondo, e avendo a che fare con governi di segno assai differente tra loro, le opposizioni di area progressista stiano spesso scegliendo una deriva estremista, massimalista, con piattaforme francamente indigeribili non solo (ovvio) per degli elettori orientati a destra, ma anche (credo) per una quota non irrilevante di elettori riformisti.
Prendi l’America. Se si tratta di contrapporsi a Trump, hai in prima linea – qua e là, a partire dalla California – governatori e sindaci dem che si spingono a simpatizzare per le rivolte violente degli immigrati, perfino quando intere città vengono letteralmente messe a ferro e fuoco. Per giunta, negando l’evidenza, e continuando a parlare di manifestazioni “prevalentemente pacifiche” perfino con incendi e tafferugli sullo sfondo dell’inquadratura televisiva.
Se si tratta di scegliere il nuovo sindaco di New York, alle primarie dem trionfa un tipino come Zohran Mamdani, ex rapper, musulmano piuttosto arrabbiato, socialista in economia. Le sue proposte? Raffica di sussidi alla grillina per i poveri (bus gratis, negozi a proprietà pubblica) e tasse selvagge per gli altri (in particolare per i quartieri “più ricchi e più bianchi”, ipse dixit).
Prendi il Regno Unito. Il governo di Keir Starmer, che ha virato troppo a sinistra, boccheggia. E scaldai muscoli – da destra – Nigel Farage. Mala notizia della settimana è che l’ex leader laburista Jeremy Corbyn (comunista, tassatore, anti-israeliano scatenato, alle soglie dell’antisemitismo) ha preannunciato la nascita di una nuova formazione da collocare a sinistra degli attuali laburisti. Programmi? Socialismo e Gaza. Ma la tesi di fondo è che alla crisi innescata dal Labour si debba reagire spostando il paese ancora più a sinistra.
Ho tenuto per ultima l’Italia, ma – a ben vedere – la logica è praticamente la stessa. Tutta la competizione tra Schlein, Conte, il duo Bonelli & Fratoianni è infatti tra chi si schiera più a sinistra.
Chi è più landiniano sul lavoro, chi è più immigrazionista in materia di accoglienza, e avanti con una rincorsa a sinistra che sembra non conoscere freni.
Si potrà obiettare che – a partire dall’abile tatticismo di Goffredo Bettini – non manca un tentativo astuto di radunare anche esponenti più centristi. Ma si tratta appunto di pura tattica, di espedienti (utilissimi dal punto di vista di quello schieramento) per conquistare qualche punto al margine. Dopo di che, però, e gli stessi centristi interessati all’operazione sono i primi a saperlo, a urne chiuse i malcapitati si troveranno in una condizione da ostaggi politici, simile in tutto e per tutto a quella dei riformisti del Pd, ormai muti e sottomessi.
Se vogliono un posto sul pullman (e quindi un seggio in Parlamento), devono accettare senza fiatare che a guidarlo sia un team di massimalisti.
Ora, una lettura psicopolitica porta a pensare che – in diversi paesi – è come se la sinistra stesse rinunciando all’idea di governare, e si stesse posizionando solo in funzione della possibile massimizzazione di un consenso anti-sistema. Un’altra lettura – più legata alle dinamiche dei canali social – può portare a pensare che, se usi certi temi e certi toni per entrare nella discussione pubblica (è il caso dell’ex rapper Mamdani), poi non puoi certo abbandonarli nel momento in cui concorri per un incarico importante. Dunque, la spirale dell’estremismo avvolge e travolge tutto.
Ma – comunque la si spieghi – la deriva è questa: proposte allucinanti, toni estremisti, nessun senso di responsabilità.
Dall’altro lato della barricata, cioè per chi governa, la partita è – al tempo stesso – facile e difficilissima: facile, perché, per essere credibili, è sufficiente assumersi il ruolo degli adulti nella stanza mentre i bimbi strillano; difficilissima, perché solo sulle spalle di chi governa ricadranno gli oneri delle scelte difficili e dei relativi costi di impopolarità.

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