Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Netanyahu: richieste inaccettabili per Israele Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 06 luglio 2025 Pagina: 10 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Hamas apre alle trattative e poi spara ai cittadini Usa»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/07/2025, a pag. 10, con il titolo "Hamas apre alle trattative e poi spara ai cittadini Usa", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Benjamin Netanyahu, in visita al kibbutz di Nir Oz. Il premier israeliano definisce inaccettabili le condizioni per un cessate il fuoco con Hamas. A cui, evidentemente, non credono i terroristi stessi, visto che, a trattativa ancora in corso, hanno lanciato granate contro la GHF, la fondazione che distribuisce cibo a Gaza.
Con la sua visita tre giorni fa al kibbutz Nir Oz, il primo ministro israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu ha fatto capire che il suo governo stava andando a guardare le carte servite da Donald Trump sul tavolo negoziale del Medio Oriente. Un tavolo apparecchiato da egiziani e qatarioti ma al quale il governo di Gerusalemme e Hamas siedono con poca assiduità.
Dal 7 ottobre 2023, il “sabato nero” scatenato dal gruppo terrorista palestinese, Bibi non si era mai recato nei kibbutz più vicini alla Striscia di Gaza, quelli abitati da pacifisti impegnati a curare, per esempio, i bambini palestinesi al di là delle reti di recinzione e quelli più colpiti dal pogrom di Hamas. Solo a Nir Oz oltre un quarto dei 400 residenti sono stati uccisi, feriti o rapiti, ma in 21 mesi il capo del governo non aveva mai reso omaggio “a casa loro” alle vittime di quell’avamposto meridionale dello Stato ebraico. Ospite due volte sgradito – perché ritenuto responsabile del fallimento del sistema di sicurezza il 7 ottobre e perché ostinato nel voler prima distruggere Hamas e solo dopo recuperare gli ostaggi – Bibi a Nir Oz è stato contestato.
Eppure, la sua presenza nel kibbutz conferma che è arrivato il momento di cambiare tattica, non fosse altro perché è ripreso lo stillicidio di morti quotidiane di operativi delle Israeli Defense Forces (Idf) mentre gli ostaggi restano inaccessibili nei tunnel di Gaza. Una tregua permetterebbe alle Idf di respirare e a qualche ostaggio di tornare a casa, come auspicato dalle manifestazioni quotidiane animate dai familiari e dai sostenitori dei sequestrati.
Da alcune ore, e dopo un paio di giorni di consultazioni tra fazioni, anche Hamas ha cambiato registro. Il sedicente Movimento islamico di resistenza ha fatto sapere di essere interessato a un cessate il fuoco con Israele, a far ripartire il meccanismo di scambio(ineguale) fra pochi sequestrati (pochissimi quelli vivi) e decine di detenuti palestinesi condannati in Israele per atti di terrore, e a vedere le Idf ritirarsi dalla Striscia. In pubblico, Hamas ha affermato di avere alcune riserve riguardo al piano sostenuto da Trump ma all’interno del movimento cresce la consapevolezza che la pressione israeliana è insostenibile e che i gazawi sono sempre più stanchi della guerra.
Se Bibi ha dato luce verde alla Casa Bianca recandosi a Nir Oz (ma nella serata di ieri ha rigettato le condizioni palestinesi), Hamas ha seguito un protocollo molto meno diplomatico.
È di ieri la notizia che due dipendenti della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), l’ente Usa che distribuisce gli aiuti a Gaza da alcune settimane, sono rimasti feriti dall’esplosione di due granate lanciate dai terroristi islamici in uno dei centri di distribuzione aiuti a Rafah. Glu uomini armati avrebbero lanciato le granate «al termine della distribuzione (degli aiuti), mentre i civili erano ancora presenti nel sito», hanno reso noto le Idf informando di aver «facilitato l’evacuazione sicura dei feriti per ulteriori cure mediche». «Le organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza», prosegue la nota, «continuano a sabotare l’ingranaggio degli aiuti umanitari nei siti designati per la popolazione civile».
Di tenore opposto le note fatte circolare da Hamas e largamente ribattute dalla stampa internazionale.
Secondo la qatariotaAlJazeera, solo ieri le Idf avrebbero ucciso nove palestinesi nei pressi di un centro della Ghf con il totale delle persone uccise in fila salito a 743 in poche settimane.
Notizie sistematicamente smentite dalle Idf ma che non restano prive di effetti su scala internazionale.
La prossima settimana l’Ue dovrebbe presentare una serie di cinque possibili misure contro Israele per il suo operato a Gaza. Il Servizio europeo per l’azione esterna, scriveva ieri Euractiv, è pronto a sottoporre un documento con le diverse opzioni agli ambasciatori degli Stati membri, durante una riunione fissata per mercoledì prossimo. Tra le misure allo studio figurano la sospensione totale o parziale dell'accordo di associazione, sanzioni mirate nei confronti di ministri israeliani, personale militare o coloni estremisti, possibili restrizioni commerciali, un embargo sulle armi e la sospensione della cooperazione scientifica tra Israele e l’Ue. Ovvero fra Israele e lo stesso blocco di 27 paesi che da anni ha versato aiuti a pioggia a Gaza e dei quali Hamas ha approfittato per costruire i tunnel della morte.
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