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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
04.07.2025 Alla telefonata inconcludente con Trump, Putin risponde: io continuo
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 04 luglio 2025
Pagina: 1/IV
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Telefonata a vuoto»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/07/2025, a pag. 1/IV, con il titolo "Telefonata a vuoto", l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini
Micol Flammini

Se telefonando... Ennesima chiamata a vuoto di Trump a Putin, dopo aver sospeso di nuovo gli aiuti militari all'Ucraina. La risposta del dittatore russo è la stessa: vado avanti. Putin vuole la distruzione dell'Ucraina e i russi ringraziano gli americani per il mancato aiuto all'Ucraina. Trump,non ti vergogni?

Donald Trump aveva annunciato la sua telefonata con Vladimir Putin una settimana fa, dal palco della conferenza stampa di chiusura del vertice Nato dell’Aia. Ieri i due presidenti hanno parlato per circa un’ora: era la quinta volta che conversavano da quando Trump è tornato alla Casa Bianca. L’ultima chiamata era stata a metà giugno, quando Vladimir Putin offrì a Trump il suo aiuto per mediare con la Repubblica islamica dell’Iran, capendo che esiste un modo molto efficace per distrarre il presidente americano e consiste nel parlare dei vari scenari di guerra che non siano l’Ucraina e mostrare le cooperazioni possibili tra Stati Uniti e Russia. Spesso, dopo le telefonate fra i due, si potrebbe prendere il comunicato di quella precedente, espungere i fronzoli, le cortesie, concentrandosi solo sulla parte dedicata a Kyiv. Facendo questo esercizio si nota che nei cinque mesi di presidenza, Trump non è riuscito a ottenere nessun impegno da parte di Vladimir Putin.

Anzi, il capo del Cremlino è molto schietto quando dice che non si fermerà fino a quando le cause che per lui sono all’origine della guerra non saranno eliminate. Putin lo ha ripetuto anche ieri, quando Trump gli ha detto che è necessario far finire il conflitto il prima possibile. Il capo del Cremlino ha risposto di essere d’accordo con Trump, ma il suo “prima possibile” non è sinonimo di “adesso”. Putin ha sempre l’argomento di scorta per accontentare il presidente americano e dopo avergli detto che non intende fermarsi fino a quando la situazione non sarà come lui pretende che sia (riconoscimento internazionale dei territori occupati, quindi l’intera Crimea e parte delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson; esercito ucraino disarmato; chiusura definitiva a ogni aspirazione di Kyiv dentro all’Alleanza atlantica), ha promesso a Trump che la Russia sostiene il processo negoziale e appoggia un terzo round di colloqui a Istanbul tra la delegazione ucraina e quella russa. Poi sono iniziate le distrazioni e i due hanno discusso di Iran, di Siria, Trump ha parlato del suo “big beautiful bill”, e infine hanno proposto di scambiare tra i due paesi delle produzioni cinematografiche che promuovano i valori tradizionali condivisi dalla Russia e dall’Amministrazione americana. C’è sempre qualche dettaglio in più che i russi amano comunicare nel rendere conto delle telefonate, gli americani spesso non ne fanno cenno, ma non smentiscono. Durante la prima telefonata che si tenne fra i due leader a febbraio, Putin e Trump parlarono di hockey e di come creare la possibilità di scambi tra le squadre russe e quelle americane. Ieri è stato il cinema la nota di colore che però denota quanto sia semplice per Vladimir Putin distrarre Trump, continuare a chiudere la porta alla sua proposta di cessate il fuoco, bocciare le sue idee per far finire la guerra, e poi proporre nuovi colloqui inconcludenti con Kyiv dai quali gli americani sono esclusi per volere di Mosca.

La telefonata di ieri si è svolta dopo che il Pentagono ha confermato la sospensione di forniture di armi all’Ucraina e nel taglio sono inclusi anche i sistemi di difesa, indispensabili per proteggere le città dagli attacchi russi. La decisione è positiva per Mosca e mortale per Kyiv, ma l’argomento non è stato toccato durante la conversazione. Fuori dalla telefonata è rimasto anche l’incontro tra i due presidenti per il quale Trump si è reso disponibile da mesi, mentre Putin continua a rimandare: “L’incontro è nell’aria”, hanno detto ieri i collaboratori di Putin. E’ stato Yuri Ushakov, il consigliere per la politica estera del Cremlino, il primo a riferire del contenuto della telefonata e ci ha tenuto a dire che fosse impossibile stabilire chi dei due presidenti avesse riattaccato per primo, alludendo a una conversazione “franca, pragmatica”: “Sicuramente sono stati i traduttori gli ultimi a riattaccare”. Ogni chiamata per Trump finisce nel nulla, per Putin invece è un esercizio. Prima di andare al telefono con il presidente americano, il russo era al forum “Idee forti per un tempo nuovo”, ha definito la conversazione “un evento di protocollo” e ha chiesto alla platea di cosa volesse parlare con Trump. E’un gioco, tanto ha le idee chiare: continuare la guerra, logorare l’Ucraina. E il capo della Casa Bianca, con la sua diplomazia a vuoto, non lo ostacola.

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