giovedi` 03 luglio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.07.2025 Teheran eccelle nell'esportazione del terrorismo
Commento di Ben Cohen

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Ben Cohen
Titolo: «Teheran eccelle nell'esportazione del terrorismo»

Teheran eccelle nell'esportazione del terrorismo
Commento di Ben Cohen
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.jns.org/tehran-excels-at-exporting-terrorism/

Hezbollah, in Libano, è solo la punta dell'iceberg. L'Iran è specializzato nell'esportazione del terrorismo, in tutto il mondo. E in questo periodo può avvantaggiarsi dell'appoggio di un'enorme quinta colonna occidentale anti-sionista che sta diventando sempre più violenta.

Una delle tante lezioni che abbiamo imparato durante le quasi due settimane di guerra tra Israele e la Repubblica islamica dell'Iran è che il regime di Teheran è costruito sulla codardia e sull'incompetenza. Gli attacchi israeliani e, in seguito, quelli statunitensi contro il complesso militare-industriale del regime – i suoi impianti nucleari, i suoi comandanti al vertice, i suoi scienziati nucleari, le sue fabbriche di missili e le sue stazioni di propaganda, tra i molteplici obiettivi – hanno messo in evidenza l'impotenza delle sue forze armate. Di fronte ad attacchi mortali e mirati, basati su informazioni di intelligence indicavano una penetrazione mozzafiato nei centri di potere iraniani da parte del Mossad, come risposta l'Iran non ha potuto far altro che scagliarsi contro i centri abitati da civili israeliani, mentre i suoi attacchi missilistici diminuivano con il rapido esaurimento delle sue scorte a causa dei ripetuti bombardamenti israeliani. Questo non significa sminuire le terribili sofferenze patite dagli israeliani in quelle lunghe notti insonni, con almeno 28 morti e centinaia di feriti durante i bombardamenti. Il punto è che l'Iran non è mai sembrato un contendente, né tantomeno un vincitore, in una guerra contro una forza meglio addestrata, meglio armata, meglio disciplinata e con un morale alto. Pensate agli avvertimenti degli ultimi 20 anni sui pericoli di un attacco agli ayatollah: scateneranno uno scontro nucleare, faranno in modo che Hezbollah sganci 150.000 missili contro Israele, faranno invadere lo Stato ebraico via terra e via mare da Siria e Libano. Niente di tutto ciò è accaduto, né sembrava che sarebbe accaduto. Ciò che invece accadde fu che, senza alcun attacco israeliano all'Iran, il suo rappresentante Hamas portò a termine un esecrabile pogrom in Israele il 7 ottobre 2023: i futuri storici individueranno questo come l'evento che portò al disfacimento finale del regime, e il giugno del 2025 sarà un momento significativo in questa guerra come lo fu il giugno del 1944 nella Seconda Guerra Mondiale. Chiunque comprenda il carattere fondamentale di questa lunga e terribile guerra contro lo Stato ebraico dovrebbe sentirsi incoraggiato, e persino euforico, man mano che  andiamo avanti. Ma non proviamo né l'uno né l'altro stato d’animo. In realtà ci sentiamo sfiniti e diffidenti, costantemente turbati dalle somiglianze tra questa fase della storia ebraica e gli orrori delle fasi passate. Questa è una vulnerabilità che il regime iraniano, che è a terra ma non è sconfitto, può abilmente sfruttare. Il regime che produce ufficiali negligenti e soldati intimiditi eccelle tuttavia nel terrorismo e nel diffondere la paura del terrorismo. Anche se il regime implodesse o se venisse rovesciato prima del 50° anniversario della Rivoluzione Islamica nel 2029, gli ayatollah potrebbero andare nella tomba soddisfatti della distruzione che hanno causato durante la vita della Repubblica Islamica. Tra le decine di esempi, ricordiamo l’attentato con esplosivo della caserma dei Marines statunitensi a Beirut nel 1983, quello del Centro Ebraico AMIA a Buenos Aires nel 1994, l'attacco missilistico al personale statunitense presso la base aerea di Ain al-Asad in Iraq nel 2020. Finché sopravvivrà, l'obiettivo del regime è quello di allungare quella lista il più possibile. In questo mondo post-7 ottobre, i governanti iraniani hanno un vantaggio di cui prima non godevano: l'allineamento di ampie fasce dell'opinione pubblica occidentale,  persino in Paesi che potrebbero essere a loro volta presi di mira da un attentato terroristico. Per usare le parole di un graffito antisemita che la scorsa settimana imbrattava una sinagoga di Melbourne, in Australia: “L'Iran è la bomba.” Non mi riferisco, ovviamente, alla stragrande maggioranza dei nostri concittadini americani. Ma l'Iran non ha bisogno della stragrande maggioranza. Ciò di cui ha bisogno – e ciò che ora ha  – è un movimento visibile, arrabbiato e con numeri significativi. Per quasi due anni, i media dello Stato iraniano hanno seguito con amore le manifestazioni di massa nelle capitali occidentali per celebrare le atrocità del 7 ottobre e chiedere l'eliminazione di Israele come Stato sovrano. Parte del motivo per cui lo hanno fatto è la consapevolezza che le comunità ebraiche della diaspora, demonizzate come una “Quinta Colonna” israeliana, non godono della protezione delle Forze di Difesa Israeliane. Devono dipendere da servizi di polizia sempre più inaffidabili e sempre più politicizzati in numerose città, oltre a dover fare i conti con una diffusa indifferenza o persino disprezzo da parte di funzionari eletti, amministratori universitari, giornalisti, opinionisti e simili influencer. Le cose vanno così, anche se, come ho recentemente sostenuto, elementi del movimento pro-Hamas sono diventati frustrati dalle proteste, come accadde con i resti della Nuova Sinistra nei primi anni '70. Ora, come allora, si nota una svolta verso la violenza armata. Questa bestia è alimentata dal peggioramento del clima politico. Ciò ha già provocato un aumento vertiginoso del numero di crimini d'odio contro gli ebrei, sia all'interno che all'esterno degli Stati Uniti, tra cui insulti, vandalismo, percosse e altro ancora . Negli Stati Uniti, gli ebrei costituiscono meno del 2% della popolazione, ma, secondo i dati dell'FBI del 2024, sono vittime del 15% dei crimini d'odio . Gli iraniani sono a conoscenza di tutto questo e sono pronti a usare questa conoscenza come arma. Sanno anche che ci sono americani disposti a usare incendi, armi da fuoco e bombe artigianali contro cittadini ebrei, come è già accaduto in tre diverse occasioni quest'anno. Sanno che, soprattutto tra gli under 40, si è affermata una cultura sconsiderata di “palestinianismo” – una filosofia di vita che esclude qualsiasi sofferenza che non sia palestinese, ignora qualsiasi illecito che non sia israeliano e ricicla alcuni dei miti più velenosi sull'influenza e il potere ebraico come giustificazione. In un simile contesto, la violenza diventa un'opzione credibile e moralmente valida.

Il terrorismo permetterà inoltre all'Iran di ricordare al mondo esterno che può colpire anche nel cuore della nazione, ed è per questo che la popolazione e le strutture ebraiche sono gli obiettivi più evidenti, ma non gli unici. Oppositori e organi di stampa iraniani in esilio hanno già scoperto che il regime li perseguiterà con molestie o addirittura assassinii. Anche diplomatici e funzionari dell'intelligence occidentali sono nel mirino: a questo proposito, nessuno dovrebbe dimenticare il rapimento, la vile tortura e l'omicidio del capo della sede della CIA di Beirut, William Buckley, da parte di terroristi sostenuti dall'Iran nel 1985. Il regime che ha originato il destino di Buckley è lo stesso che governa l'Iran di oggi. Gli ebrei devono essere particolarmente vigili. Devono imparare tecniche di autodifesa. Se possono legalmente procurarsi un'arma per autodifesa, dovrebbero seriamente considerare di farlo. Ma al di là di queste misure di sicurezza, dobbiamo concentrarci sulla vita politica. Ci attendono mesi difficili, con la concreta possibilità che il cessate il fuoco tra Gerusalemme e Teheran si disintegri. E a novembre, le elezioni del sindaco di New York, in cui il Partito Democratico presenta un candidato antisemita che rifiuta il diritto di Israele a esistere come Stato democratico ed ebraico, diventeranno un altro punto di riferimento per gli agitatori pro-Hamas in tutto il mondo.      Forse è per questo che, anche se stiamo vincendo la battaglia, a volte sembra che stiamo perdendo la guerra.

 

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen


takinut3@gmail.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT