Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Il Manifesto sgancia nuove bufale al cubo Commento di Iuri Maria Prado
Testata: Il Riformista Data: 02 luglio 2025 Pagina: 5 Autore: Iuri Maria Prado Titolo: ««L’Idf attira i civili nei centri Ghf e li uccide». Il Manifesto sgancia nuove bufale al cubo»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 02/07/2025, il commento di Iuri Maria Prado dal titolo "«L’Idf attira i civili nei centri Ghf e li uccide». Il Manifesto sgancia nuove bufale al cubo".
Iuri Maria Prado
Il Manifesto continua a sganciare bombe di disinformazione su Israele. Stavolta si inventa una trappola della fondazione umanitaria GHF (l'unica che sfama i palestinesi, per altro) per attrarre civili e ucciderli sotto i bombardamenti. Una vergogna continua nell'informazione italiana.
La notizia secondo cui un locale in riva al mare - l’Al-Baqa Café di Gaza - sarebbe stato colpito da un attacco israeliano, con un terribile bilancio di morti e feriti, è tanto tragica che potrebbe essere data e commentata senza agghindarla della solita rosa di bufale.
Prendi il Manifesto.
Che - il 1° luglio - ha pensato bene di scrivere che quella nel bar “non è stata l’unica strage di ieri”.
Il quotidiano comunista spiega, infatti, che “tredici palestinesi sono stati uccisi, come altri 600 prima di loro”.
“È successo a Khan Younis - aggiunge l’articolista - con le stesse identiche modalità confermate nel fine settimana da un’inchiesta di Haaretz: i soldati sparano sui civili dopo averli attirati nei centri Ghf” (i centri di distribuzione allestiti dall’organizzazione statunitense Gaza Humanitarian Foundation).
Una specie di fake al cubo, che serve a puntellare una notizia (quella sulla strage al bar) a proposito della quale c’è parecchio da indagare.
Perché fake?
Perché la presunta inchiesta di Haaretz non solo è profondamente bacata, come ha dimostrato anche un superficialissimo esame dei “fatti” che quello screditato giornale ha dato per certi: inoltre, buono o cattivo che fosse, in quel reportage non c’è scritto che “i soldati sparano sui civili dopo averli attirati nei centri” di distribuzione.
Ecco in che senso è una dolosa fake al cubo, quella del Manifesto: cita una mezza bufala, e poi ci attacca il supplemento ultra-fake secondo cui i soldati israeliani attirerebbero gli affamati nei centri di distribuzione per abbatterli.
Una cosa non soltanto falsa in sé, ma ulteriormente falsa quando è attribuita a quella fonte (che non lo dice).
Questa roba serve a scoprire cosa è successo davvero in quel bar di Gaza, e perché?
No.
Serve esattamente allo scopo opposto.
Serve, per esempio, a tenere coperti i video e le immagini della giornalista Bayan Abu Sultan (che sarebbe rimasta ferita nell’attacco), ripresa rispettivamente, dopo l’attacco stesso, in un caso con il viso e tutti i vestiti coperti di sangue e in un altro caso mentre si aggira tra le rovine con i pantaloni perfettamente lindi.
C’è poi il video in cui la stessa ragazza, con la stessa maglietta ma diversamente insanguinata, e col viso pulito, si offre agli obiettivi degli smartphone durante una seduta di posa, con attorno un bel po’ di gente assai poco lacera e assai poco disperata - considerando che è la scena di un massacro - che verosimilmente la prepara per altri strabilianti esperimenti di giornalismo d’inchiesta.
Dice: vabbè, è il Manifesto.
No, no.
Sulla notizia si impegnano con analoga perizia anche altri, per esempio l’inappuntabile Sole 24 Ore.
Titolo: “Gaza, strage dell’Idf in un internet café”.
Sommario: “Stime dalle 60 alle 80 vittime, strage in un café frequentato da giornalisti”.
Che cosa capisce il lettore?
Che in quel “café” hanno ammazzato dalle 60 alle 80 persone.
Giusto?
Deve non fermarsi a quella titolazione e immergersi nel profondo del pezzo per apprendere che le vittime erano 21, “anche se il bilancio potrebbe lievitare ancora”.
Forse è meglio come ha fatto Fanpage, che a proposito del bar di Gaza parla di “centinaia di morti”.
Numero tondo e non se ne parli più.
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