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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
01.07.2025 Uomini deboli creano tempi difficili
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 01 luglio 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Tempi difficili creano uomini forti, uomini forti creano tempi buoni, tempi buoni creano uomini deboli e uomini deboli creano tempi difficili»

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Tempi difficili creano uomini forti, uomini forti creano tempi buoni, tempi buoni creano uomini deboli e uomini deboli creano tempi difficili". 


Giulio Meotti

Pedro Sanchez. Uno degli uomini deboli d'Europa che stanno creando tempi duri.

Mentre l’ayatollah Khamenei si nascondeva nel suo bunker, la maggior parte dei nostri governanti si era trincerata dietro le proprie piccole paure e dentro la “grande palestra” (la definizione d’Europa data dal filosofo Peter Sloterdijk).

Il politologo americano Steve Dobransky ha pubblicato sul Journal of Strategic Security un'analisi basata sull'esito delle 31 guerre che hanno coinvolto democrazie e autocrazie, avvenute tra il Congresso di Vienna del 1815 e il 2014. Ne ha dedotto che 26 di queste, l'84 per cento, sono state vinte dal campo democratico, che ha registrato cinque sconfitte: la guerra greco-turca del 1897, vinta dall'Impero Ottomano, la guerra d'inverno dell'Unione Sovietica contro la Finlandia nel 1939-1940, le due guerre perse dall'India nel 1962 (contro la Cina) e nel 1965 (contro il Pakistan) e la guerra del Vietnam nel 1975.

Ma quelli erano altri tempi.

Ora siamo nella quarta fase del teorema di Michael Hopf:

“Tempi difficili creano uomini forti. Uomini forti creano tempi buoni. Tempi buoni creano uomini deboli. Uomini deboli creano tempi difficili”.

E infatti dal 2014 a oggi di guerre ne vinciamo ormai davvero poche.

Se la Nato e l’Occidente non sono più molto temuti non è a causa di Donald Trump o J.D. Vance che liquida l’Europa per non aver preso parte a un conflitto “da 40 anni”, ma perché, se escludiamo gli Stati Uniti, sembriamo un pallone da spiaggia bucato e una nave da crociera per pensionati dalle idee folli.

E pochi sembrano contemplare il disastro, come nel 1956 Maude Slocombe, sopravvissuta al disastro del Titanic, ammise alla BBC: “Non pensai che la situazione fosse seria, perché non ritenevo che fosse possibile, che quella nave potesse affondare”.

Anche quando il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha confessato che il piccolo Israele sta "facendo il lavoro sporco" per la democrazia occidentale combattendo la Repubblica Islamica e che oggi fa lega con Giorgia Meloni contro gli altri leader dell'UE che hanno ammesso a malincuore che era nell'interesse anche dell'Europa impedire all'Iran di acquisire la bomba atomica islamica, restava un grande equivoco, esemplificato dall'inutile ministro degli Esteri del Regno Unito, David Lammy, che ha dichiarato che se la Gran Bretagna sostenesse o meno il bombardamento statunitense degli impianti nucleari iraniani non era una “questione binaria”.

Ha ragione Mike Hume quando scrive: “Queste persone che fingono di non sapere che una donna non può avere un pene non sa da che parte stare in una guerra tra civiltà e barbarie”.Gli stati membri della Nato hanno concordato di raggiungere il 5 per cento del Pil entro il 2035. Ma è troppo per la Spagna, che si è assicurata un'esenzione. Non perché non abbia i soldi per finanziare la propria sicurezza (è l’economia più dinamica d’Europa).

Trump ha risposto a modo suo, dicendo che la Spagna è “terribile”. E queste sono proprio il tipo di liti che marcano l’abisso fra noi e l’America, “Venere e Marte”.

Rémi Brague lo dice meglio di me: “L’agitazione intorno al riarmo può nascondere un’incertezza centrale. Prima di trovare i mezzi di difesa, bisogna porsi la domanda preliminare: che cosa vogliamo difendere, esattamente?”.

Il problema, come dice Brague, è che quando pensi che la tua civiltà sia iniqua allora non varrà neanche la pena di difenderla (l’opposto degli spagnoli sono i polacchi).

Il governo di Pedro Sánchez ha appena stanziato 46.000 euro per finanziare “laboratori estivi di sensibilizzazione all'uguaglianza” per i figli del personale che lavora presso il complesso presidenziale del Palazzo della Moncloa.

Laboratori del gender al posto della sicurezza. I nemici dell’Occidente non hanno molto da temere. E dall’Italia arriva la mano tesa del PD di Elly Schlein, molto intimorita dal “bullo Trump” e molto poco dai terroristi.

E sì, le grandi questioni sono “binarie”.

Fuck Nato! Fuck Trump! A dirlo è la segretaria di Podemos, Ione Belarra.

Da ministra dei Diritti, Ione Belarra ha invocato la fine dei rapporti diplomatici con…Israele.

Ieri il premier Sánchez ha chiesto di cacciare Israele dall’accordo con l’Europa.

Strani progressisti: Belarra ha avuto un confronto con una donna durante un comizio a Siviglia. L’ha interrotta per chiederle cosa significa essere madre e donna, criticando la “Legge Trans”. "Cos'è una madre?", le ha chiesto all'evento di Podemos, tra il clamore del pubblico e le risate di Belarra, che ha risposto: "Dicci, cosa pensi che sia una madre?". E la donna ha replicato: "Le madri sono donne e le donne sono femmine umane adulte". Ione Belarra ha cambiato tono: "Tutte le donne sono donne e anche le donne trans sono donne".

E così il governo Sánchez ha appena inserito la cultura woke nella famosa Galleria delle Collezioni Reali, reinterpretando i dipinti dalla prospettiva del gender.

La Galleria delle collezioni reali

Quasi tutti i grandi conflitti iniziano con un po’ di shock e terrore (Pearl Harbor, l’assassinio dell'Arciduca Ferdinando, l’11 settembre, il 7 ottobre) e poi spesso si riducono a guerre di logoramento vecchio stile, come gli Stati Uniti dovrebbero certamente sapere dopo aver perso vent'anni contro i Talebani. E nelle guerre di logoramento, le cose antiquate e poco affascinanti diventano importanti, come la capacità di produrre munizioni in tempi rapidi.

Ora il capo della Nato, Mark Rutte, dopo aver concordato un’esenzione per la Spagna, dice che “i russi, mentre parliamo, si stanno ricostituendo a ritmo rapido e producono quattro volte più munizioni in tre mesi di quante ne produca l'intera Nato in un anno”.

Perché come mi disse sei mesi prima che Putin invadesse l’Ucraina Niall Ferguson, “l’Europa è un passeggero dall’11 settembre. I membri europei della Nato mi ricordano l’esercito afghano. L’Occidente non significa più molto da quando ‘civiltà occidentale’ è diventata una parolaccia”.

Mentre parla di boicottare Israele, l’Europa lo implora di vendergli i suoi armamenti, compreso quell’Iron Dome che ha intercettato gran parte dei missili dall’Iran.

I nemici della Nato non saranno più atterriti se i paesi europei spendono il 3 o il 5 per cento del pil in sicurezza (attualmente la Russia investe comunque il triplo dell’Europa in sicurezza).

Ma saranno sicuramente divertiti da un governo che vuole mandare affanculo Trump e la Nato mentre flirta con Hamas e con l’Iran e balbetta sulla definizione di donna.

Il caso Sánchez, come Zapatero prima di lui, è emblematico a cosa si siano ridotti molti occidentali.

Si definisce pacifista, ma essere pacifisti in Europa occidentale è come essere contro la violenza sulle donne. Chi può essere contrario? La verità è che alcuni paesi, dalla Spagna al Belgio, stanno nella Nato come fornitori di bande musicali e di barbieri. Sánchez pensa alla guerra come a quelle nei dipinti al Prado e così ci siamo trasformati in una vecchia bottega di ceramiche per turisti.

Non ci credete?

Il 75 per cento della spesa militare del Belgio va a pagare le pensioni. Un portavoce del ministro della Difesa belga, Andre Flahaut, ha lasciato intendere perché sia un problema soprattutto ideologico: “Non sono sicuro che la missione dei militari sia quella di combattere”.

La Spagna – assieme all’Italia e alla Grecia – è la testa di ponte del collasso della natalità nel mondo. In Spagna ci sono 1.027 villaggi in cui non c’è più un solo bambino di età inferiore ai cinque anni. Non è preso da un film, ma da un articolo del País. Il 13 per cento dei comuni spagnoli non ha registrato un solo parto dal 1 gennaio 2012. E 633 comuni in Spagna non hanno figli minori di undici anni. In 420 comuni non esiste un abitante con meno di quindici anni.

Secondo l'Ufficio nazionale di statistica, entro il 2050 la Spagna avrà perso 1,7 milioni di bambini in meno sotto i dieci anni, mentre oltre un terzo della popolazione sarà composta da pensionati anziani. Con questi numeri, la Spagna si dimezzerà in due generazioni e diventerà il buen ritiro dei capi dei nuovi imperi, con o senza la Nato.

La chiamano “España vacía”, la Spagna vuota. “L'agonia demografica: la metà delle città spagnole è a un passo dalla scomparsa”, racconta Publico. “L'aspettativa di vita di oltre il 40 per cento dei comuni spagnoli è già limitata a quella dei suoi attuali e probabilmente ultimi abitanti”.

La Spagna ha bisogno della Nato più di quanto la Nato abbia bisogno della Spagna e la Nato in questi condizioni è solo un modo per fingere di presiedere ancora un paese che è sulla mappa e non un cimitero con fiori di plastica.

Il Caporale Rudy Christians, parrucchiere militare belga, taglia i capelli ai soldati da 24 anni e ama il suo lavoro. È un lavoro a tempo pieno, garantito fino alla pensione, e ha abbastanza tempo libero per dedicarsi alla carriera di cantante amatoriale. Quando l'esercito lo manda occasionalmente a fare esercitazioni sul campo, rimane stupito dai commilitoni che gli si aggirano intorno.

“Sono tutti così vecchi”, dice.

Trent’anni fa usciva in Spagna un libro che passò completamente sotto silenzio in Italia. Scritto da due brillanti intellettuali, El cansancio de Occidente, la stanchezza dell’Occidente, raccontava il presente e il futuro di una cultura vecchia e stanca. Dovremmo ripartire da lì. Consapevoli di ciò che è in gioco e che stiamo diventando i giocattoli degli imperi che si stanno spartendo il mondo.

Sembrano dimenticare, questi pacifisti, che c’erano dei pacifisti in Israele: Hamas li ha rapiti e uccisi a dozzine la mattina del 7 ottobre. Perché il terrorismo non fornisce salvacondotti a nessuno. E se incontri un leone non puoi sperare che sia vegano.

La Spagna provò a ottenere un salvacondotto l’11 marzo 2004, quando dopo gli attentati di Atocha il governo socialista mandò a casa il prode José Maria Aznar e decise di portare via le truppe dall’Iraq, proprio come chiedeva al Qaida. Questo fu l’annuncio dei terroristi: “Interrompiamo le operazioni militari in Al Andalus fino a quando conosceremo gli orientamenti del nuovo governo socialista che ha promesso la ritirata dell’esercito dall’Iraq”.

Detto fatto.

Tredici anni dopo, la strage di Barcellona. Ma certi pacifisti non imparano mai.

La situazione sta ora diventando ridicola. Ed eccoci qui, a parlare della Nato come si parla di un Eurovision Song Contest con le bombe, mentre avanzano i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse: Morte (la scomparsa delle nazioni europee troppo egocentriche per riprodursi), Carestia (la fine dei bei tempi dello statalismo lautamente finanziato), Guerra (siamo prede dei nuovi imperi) e Conquista (la ricolonizzazione dell'Europa da parte dell'Islam).

E così nel paese che una volta ha salvato tutta l’Europa dalla dominazione islamica, per dirla con Santiago Abascal, oggi “ci sono più moschee in Spagna che in Kuwait”.

In effetti le moschee sono raddoppiate in Spagna in soli cinque anni. Ogni anno crescono al ritmo del 20 per cento. La popolazione musulmana da un 1 milione nel 2014 è passata a 2,5 milioni nel 2024.

Fuck Trump! Fuck Nato! Viva la siesta! Allahu Akbar!

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