Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Trump bandisce il gruppo antisemita Cronaca di Costanza Cavalli
Testata: Libero Data: 01 luglio 2025 Pagina: 16 Autore: Costanza Cavalli Titolo: «Trump bandisce il gruppo antisemita»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/07/2025, a pag. 16, la cronaca di Costanza Cavalli dal titolo "Trump bandisce il gruppo antisemita".
La band britannica Bob Vylan non potrà eseguire concerti in territorio Usa. Dopo la partecipazione al Glastonbury Festival (in Inghilterra) in cui hanno inneggiato alla morte dei soldati israeliani delle Idf, l'amministrazione Trump ha ritirato loro il visto di ingresso. Non c'è spazio per gli odiatori di Israele.
Con un uno-due l’amministrazione Trump ha fatto capire un’altra volta da che parte sta della barricata. Per prima cosa, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato la revoca dei visti al duo britannico punk-rap Bob Vylan: il frontman del gruppo, Robinson-Foster, durante la sua esibizione al Glastonbury festival, trasmessa in diretta dalla Bbc, con alle spalle una bandiera palestinese e una sfilza che gli garrivano di fronte, ha cantato «morte, morte alle Idf», ovvero le forze di difesa israeliane. Senza visto, i due dovranno annullare le date del tour che avevano in agenda in circa venti città degli Stati Uniti. «Gli stranieri che esaltano la violenza e l’odio non sono i benvenuti nel nostro Paese», ha semplicemente chiarito su X il vice Segretario di Stato americano Christopher Landau. E se la Bbc se l’è per ora cavata con delle scuse, ma la testa del direttore generale Tim Davie potrebbe essere sul piatto, intanto la polizia ha avviato un’indagine penale sull’esibizione per accertare se siano stati commessi reati contro l’ordine pubblico. E poi c’è Harvard: all’università è stata recapitata ieri una lettera compilata da una task force federale in cui si legge che l’ateneo ha violato le leggi sui diritti civili che impongono di proteggere gli studenti dalla discriminazione basata sulla razza o sull’origine nazionale. Harvard è stata «complice volontaria delle molestie antisemite nei confronti di studenti, docenti e personale ebraici», dicono i funzionari, e i dirigenti hanno permesso che l’antisemitismo si diffondesse nel campus. Harvard era stata costretta ad ammetterlo ormai due mesi fa che l’antisemitismo serpeggiava nei corsi, nella vita sociale, nelle assunzioni di alcuni membri della facoltà e in alcuni programmi accademici. Un report indipendente lungo centinaia di pagine aveva constatato che episodi di antisemitismo si erano verificati prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre per poi intensificarsi con la guerra a Gaza. In una lettera di scuse, il presidente dell’ateneo Alan Garber aveva scritto che il conflitto aveva «portato alla luce tensioni latenti da tempo» e aveva promesso di affrontare la «demonizzazione di Israele» e «le intimidazioni agli studenti ebrei». Non che due mesi siano sufficienti per un cambio di rotta, ma nel frattempo, già con il piede sul freno dei finanziamenti, è arrivato Donald Trump. «La mancata attuazione immediata di cambiamenti comporterà la perdita di tutte le risorse finanziarie federali», chiude la lettera. Dopo aver già perso 2,6 miliardi di dollari di finanziamenti, Harvard rischia di perderli tutti, proprio nel momento in cui l’università si è piegata a colloqui con il governo per un possibile accordo. L’intesa potrebbe ora andare a monte, ma l’ipotesi più probabile è che la trumpiana arte dell’accordo sia entrata anche nelle aule dell’Ivy League e che la lettera sia un jolly nelle trattative.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante