Ritorno a Sion, il libro presentato a Torino
Sintesi di Claudia De Benedetti, Niram Ferretti, Celeste Vichi

Una storia di Israele come non l'avete mai letta in Italia. Questo è lo scopo di Ritorno a Sion, breve excursus di storia dello Stato ebraico dall'antichità ad oggi, a cura di Ugo Volli, introdotto da Fiamma Nirenstein e con interventi di Niram Ferretti, Claudia De Benedetti, David Elber. Ieri, domenica 29 giugno, all'Associazione Camis de Fonseca di Torino, è stato presentato dagli autori Claudia De Benedetti, Niram Ferretti e Ugo Volli (in collegamento streaming), alla presenza di Celeste Vichi, presidente dell'Unione Associazioni Italia Israele.

Claudia De Benedetti
Ritorno a Sion per noi ha significato testimoniare la vita del popolo ebraico distribuito e disperso tra le genti che, unico nella storia di tanti e troppi annientamenti, soppressioni, soluzioni finali programmate e pulizie etniche, è riuscito a ricucire sempre gli strappi abnormi della propria continuità, per giungere alla realizzazione della rinascita di uno Stato ebraico ed alla sua difesa, riuscita contro ogni evidenza quantitativa.
Le parole di David Ben Gurion pronunciate il giorno della nascita dello Stato d’Israele meritano di essere ripetute a 77 anni di distanza:
“Facciamo appello al popolo ebraico dovunque nella Diaspora affinché si raccolga intorno alla comunità ebraica di Erez Israel e la sostenga nello sforzo dell'immigrazione e della costruzione e la assista nella grande impresa per la realizzazione dell'antica aspirazione: la redenzione di Israele.”
Vorrei ora ricordare il test delle 3D (Delegittimazione, Demonizzazione, Doppio standard)
che usò per la prima volta Nathan Sharansky per definire una linea tra legittime critiche allo Stato di Israele e argomentazioni antisemite. Il Test 3 D è stato adottato, tra gli altri, anche dal Dipartimento di Stato Americano. Lo cito e lo spiego spesso, specialmente per quanto riguarda il Doppio Standard applicato nei confronti di Israele. Le mie domande per chi mi ascolta normalmente sono:
o Come avrebbero reagito le civilissime Francia, Inghilterra, USA e, la meno democratica Turchia, se avessero subito un attacco terroristico con 1.200 morti civili e 250 civili rapiti? Con la domanda ricordo loro anche come reagì l’Inghilterra negli anni 80 per poche pecore in mezzo all’Atlantico (e senza nessun morto per l’invasione argentina delle Falkland);
o Come avrebbero reagito gli stessi paesi se avessero continuato a ricevere per anni e anni migliaia di missili sulla testa dai loro vicini?
o Rispetto alle recenti manifestazioni di piazza, perché non le hanno fatte anche per Racca, Mosul, Falluja, Curdi, Armeni, Sud Sudan, Tibet?
o Perché a Israele l’ONU chiede di restituire il Golan conquistato dopo 2 guerre di difesa dal l’aggressione Siriana mentre tutto tace su Kaliningrad, Tibet, Istria e Dalmazia, etc.?
o Come si spiega che l’Assemblea Generale dell’ONU dal 2003 al 2024 ha condannata Israele 154 volte, mentre l’Iran 64 volte, Corea del Nord 20 volte, nessuna volta il Venezuela e la Turchia?
o Ricordando la vicenda del Caporale Shalit, come si può chiedere ad Israele di sospendere la pressione militare (certamente molto dura), immaginando che i 50 ostaggi (tra vivi e morti) verranno usati poi per anni per ricattare Israele?
o Quanta ipocrisia dall’Europa che ora sbraita e parla di “2 popoli e 2 Stati” ma che negli ultimi decenni ha fornito materiale e soldi ai Palestinesi di Gaza (governato da Hamas che vuole la distruzione di Israele) con cui hanno comprato armi, costruito tunnel e, simbolicamente molto grave, stampato libri in cui la Palestina è rappresentata “dal fiume al mare”? Quanta ipocrisia e distrazione!
o Può Israele fidarsi dell’ONU (quella delle 154 risoluzioni di condanna) che ha finanziato l’UNRWA, di cui sappiamo le infiltrazioni e le complicità, e l’UNIFIL, che pur dovendo applicare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza del 2006, ha permesso a Hezbollah di sparare migliaia di missili contro Israele e, per non parlare dell’AIEA che non è stata in grado di monitorare l’avanzamento del programma nucleare Iraniano?
o Perché nel dibattito su Gaza non si parla dell’Iran, la cui responsabilità è acclarata? Ma più che la responsabilità, bisogna denunciare la minaccia nucleare che Hamas e Hezbollah hanno rappresentato per Israele. Dovrebbe essere chiaro a chi non è antisemita o in cattiva fede, che, come è arrivata una infinità di armi attraverso l’Egitto su Gaza e attraverso la Siria su Hezbollah, prima o poi avrebbe potuto arrivare anche un ordigno nucleare, un ordigno che avrebbe potuto essere lanciato su TLV da Gaza o dal Libano del sud con poco più che una fionda. Come si poteva e si può ancora pensare ora di avere un vicino che vuole la tua distruzione, finanziato ed armato dall’Iran e che potrebbe provocarti un olocausto nucleare?
Concludo leggendovi una frase per me bellissima dello storico Abba Kovner collocata all’ingresso del Museo ANU del popolo ebraico di Tel Aviv, “questa è la Storia di un Popolo disperso in tutto il mondo, che ciò nonostante è riuscito a rimanere un’unica Famiglia, una Nazione che, più volte destinata alla distruzione, è ugualmente risorta dalle rovine ad una nuova vita”.
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Niram Ferretti
Domenica 29 giugno, a Torino alla Fondazione de Fonseca è stato presentato il libro Ritorno a Sion, breve storia di Israele scritto da Claudia De Benedetti, David Elber, Miriam Ferretti e Ugo Volli e prefato da Fiamma Nirenstein. Il libro si propone come un excursus dall'antichità ai giorni nostri avente come scopo quello di date dello Stato ebraico un resoconto che vada a sfatare molte delle menzogne diffuse, soprattutto in questi venti mesi dall'inizio della guerra a Gaza. In sala erano presenti due degli autori, Claudia De Benedetti e Niram Ferretti, mentre Ugo Volli è intervenuto via Web. E sulla questione della propaganda e del suo uso spregiudicato si è soprattutto concentrato Niram Ferretti spiegando come i termini in uso oggi, soprattutto "genocidio" abbiano una lunga genesi che risale alla Prima guerra del Libano del 1982-83, per arrivare fino ai nostri giorni. Solo conoscendo la storia della propaganda e l'impiego bellico della sua terminologia è possibile decostruire l'armamentario diffamatorio contro Israele, restituendo i fatti alla loro dimensione oggettiva.
Oggi su Israele si è al cospetto, molto più che in passato, a causa della presenza dei social di una capacità di diffusione impressionante, di parole totem come "genocidio" che vengono rilanciate senza sosta pur non avendo alcun rapporto con la realtà. La guerra a Gaza è diventata un vero e proprio palcoscenico mediatico ingigantito a dismisura, facendola a apparire come una guerra smisurata dal numero sproporzionato di vittime affidandosi unicamente per la comunicazione a Hamas come fonte principale. Si tratta di numeri che non hanno mai avuto un riscontro terzo, quindi allo stato attuale inverificabili oggettivamente come illustra il libro nel capitolo dedicato a Hamas e al suo jihad contro Israele.
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Celeste Vichi,
presidente Unione Associazioni Italia Israele
Nel suo intervento, Celeste Vichi ha sottolineato il coraggio insito nel titolo stesso del libro, evidenziando come oggi il sionismo venga demonizzato, confuso storicamente e legato all'odio diffuso contro Israele. Ha denunciato come l’antisionismo sia diventato la nuova forma di antisemitismo, negando solo a Israele – a differenza di ogni altro popolo – il diritto all’esistenza e all’autodeterminazione. Il libro Ritorno a Sion è stato descritto come un testo didattico prezioso, che restituisce dignità e comprensione storica a Israele, suggerendone l’adozione in ambito scolastico.
Dopo il 7 ottobre, ha affermato Vichi, l’antisemitismo si manifesta apertamente anche attraverso la marginalizzazione politica di chi sostiene Israele: liste di proscrizione, censura digitale, odio nelle piazze e ostacoli accademici sono solo alcune delle forme che assume.
Infine, ha ricordato l’impegno dell’Unione delle Associazioni Italia-Israele (UAII), che ha promosso una proposta di legge contro l’antisemitismo. Due disegni di legge – uno presentato al Senato dalla Lega e uno alla Camera da Fratelli d’Italia – includono la definizione IHRA di antisemitismo e prevedono formazione obbligatoria per scuola, magistratura e forze dell’ordine. In quest’ultimo ambito, il governo ha recentemente previsto, in un collegato al decreto sicurezza, l’introduzione di obblighi formativi specifici.