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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
30.06.2025 L’Iran chiede i danni allo Stato che non riconosce
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 30 giugno 2025
Pagina: 6
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «L’Iran chiede i danni allo Stato che non riconosce»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/06/2025, a pag. 6, con il titolo "L’Iran chiede i danni allo Stato che non riconosce", la cronaca di Amedeo Ardenza. 

L'ayatollah Khamenei e il presidente iraniano Pezeshkian, chiedono i danni a Israele, per un conflitto che il regime di Teheran ha provocato. Piccolo dettaglio: l'Iran non riconosce neppure Israele, che tuttora chiama "entità sionista". E allora a chi chiede i danni? A che titolo?

Danni di guerra. A chiedere compensazioni monetarie a causa dei bombardamenti subiti è l’Iran. Intervistato dal media libanese Al Mayadeen, il viceministro degli Esteri dell’Iran, Abbas Araghchi, ha annunciato di aver inviato due lettere alle Nazioni Unite. Una per il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e uno per la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza (il Pakistan a luglio 2025), chiedendo che «l’entità israeliana e gli Usa siano considerato gli iniziatori dell’atto di aggressione contro l’Iran e li obblighino a sopportare le conseguenze di questa aggressione, compreso il pagamento delle indennità di guerra».
Missive curiose per forma e contenuto soprattutto per quanto riguarda Israele: da un lato non si riconosce l’esistenza dello Stato ebraico, che continua a essere chiamato l’“entità”, eppure si chiede all’organizzazione che raggruppa tutti gli stati del mondo di agire contro di esso. In secondo luogo, si sorvola su come la Repubblica islamica per prima abbia attaccato detta «entità sionista» per almeno sei volte nel giro degli ultimi due anni. Le prime quattro per il tramite del “cerchio di fuoco” ossia con Hamas da sud il 7 ottobre 2023, con Hezbollah da nord l’8 ottobre, con gli Houthi dal lontano Yemen a più riprese negli ultimi 20 mesi (l’ultima volta sabato scorso) e sporadicamente dall’Iraq per il tramite della milizia Kata'ib Hezbollah. E nel 2024 i pasdaran hanno attaccato due volte Israele con droni e missili balistici.
Va anche ricordato che la grande maggioranza degli attacchi subiti dallo stato ebraico, a cominciare dalla mattanza del 7 ottobre, erano e sono ancora rivolti contro la popolazione civile, contro scuole, abitazioni, ospedali, sinagoghe e moschee e solo in minima parte contro strutture militari laddove Israele nelle Guerra dei 12 giorni conclusa lo scorso 25 giugno ha preso di mire i lanciarazzi, i depositi di armi, gli impianti nucleari e obiettivi delle forze di sicurezza in Iran. Dettagli per Araghchi, maestro di ribaltamenti narrativi, secondo cui l'aggressione israeliana «ha violato l'articolo 2 della Carta dell’Onu prendendo deliberatamente di mira le infrastrutture residenziali, civili e non militari, oltre a colpire una serie di ospedali, centri di emergenza e alcune strutture nucleari con l'obiettivo di destabilizzare la sicurezza dei civili». Il viceministro ha puntato il dito anche contro gli Usa: «L’aggressione americana alle strutture nucleari di Qom, Arak, Natanz e Isfahan è una flagrante violazione della Carta Onu, del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari e delle decisioni dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)». Per poi aggiungere: «Molti Stati membri delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali e regionali hanno fortemente condannato questa aggressione e l'hanno considerata una violazione della Carta delle Nazioni Unite». La parola passa adesso all’Onu, chiamata a rispondere alle sollecitazioni di Teheran.
Dall’Aiea arriva intanto un allarme che rischia di mettere in cattiva luce la Repubblica islamica con gli Stati Uniti una volta ancora: intervistato da Cbs, il numero uno dell’agenzia, Rafael Grossi, ha affermato che nonostante i bombardamenti americani gli ayatollah potrebbe tornare ad arricchire l’uranio nel giro di pochi mesi. Una linea rossa per Donald Trump che si è detto pronto a colpire di nuovo l’Iran se questo dovesse accadere.

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