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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
30.06.2025 Farmaci da Israele, boicottaggio suicida
Cronaca di Enrico Paoli

Testata: Libero
Data: 30 giugno 2025
Pagina: 6
Autore: Enrico Paoli
Titolo: «Il boicottaggio suicida : «Stop medicine israeliane»»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/06/2025, a pag. 6 con il titolo "Il boicottaggio suicida : «Stop medicine israeliane»", la cronaca di Enrico Paoli

Enrico Paoli ospite di TGtg del 1 giugno - TGTG
Enrico Paoli

Boicottaggio dei farmaci prodotti in Israele, una follia voluta dal sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi. E non sarà l'unico perché purtroppo la sua iniziativa sta per essere imitata anche da altre giunte di sinistra. Purtroppo per i malati, perché Israele produce anche farmaci salva-vita insostituibili nelle nostre farmacie.

Il timore è che il morbo del boicottaggio dei farmaci israeliani dalle farmacie comunali, lanciato dal Comune di Sesto Fiorentino guidato dal sindaco di Sinistra Italiana, Lorenzo Falchi, si diffonda in fretta. Perché quando l’ideologia (priva di idee, ma carica di rabbia repressa) inizia a dominare la scena tutto e possibile.
Persino “giocare” con la salute, usata come clava contro Israele e le industrie del settore farmaceutico, colpevole di aver «aggredito» l’Iran e di continuare a «bombardare Gaza».
«L’iniziativa del Comune fiorentino è un’enorme cavolata», dice a Libero Roger Abravanel, ingegnere chimico laureatosi al Politecnico nonché ex consigliere d’amministrazione di Teva Pharmaceutical Industries, la multinazionale israeliana del settore della farmaceutica finita nel mirino dei “compagni”, «visto che danneggia solo i pazienti e i contribuenti. Con l’ideologia si producono solo questi assurdi risultati». Quando c’è di mezzo Israele, per la sinistra, anche il surreale appare logico.
L’amministrazione del comune fiorentino ha invitato le farmacie - che ovviamente hanno aderito a questo progetto – a boicottare i prodotti che arrivano da Israele o, addirittura, quelli realizzati con capitale israeliano. Una scelta quantomeno discutibile per rispondere alla crisi in Medio Oriente. Come spiegato dal Comune, quasi con orgoglio, si tratta del primo caso di attuazione del boicottaggio economico con queste modalità. La sospensione degli «accordi commerciali» coi fornitori israeliani partirà domani. L’azienda israeliana più colpita, sarà la Teva, multinazionale farmaceutica israeliana specializzata nella produzione di farmaci generici che opera in Italia.
«Boicottare questi prodotti vuol dire mettere a rischio la salute di quei pazienti che hanno bisogno di particolari farmaci», sostiene Abravanel, «e non possono permettersi l’originale. La forza dirompente dei prodotti generici è proprio quella di avvicinare i malati a quei principi attivi che una volta erano presenti solo in alcuni marchi. Non venderli non boicotta Israele, ma solo la salute dei fiorentini. E i maggiori costi saranno tutti a carico dei contribuenti. Una enorme cazz a». Talmente enorme da disorientare.
Per comprendere meglio il senso del ragionamento, senza entrare nel merito degli aspetti tecnici della vicenda, bastano due elementi di riflessione. A livello internazionale Teva viene considerata il principale produttore di farmaci equivalenti, con un forte impegno nel trattamento di alcune patologie particolarmente serie, in quanto invalidanti, come la sclerosi multipla, portando avanti programmi di ricerca per lo sviluppo di nuove terapie per altre patologie legate al sistema nervoso centrale, tra cui disturbi del movimento, emicrania, dolore e malattie neurodegenerative. Dunque non si tratta di prodotti da banco, come qualcuno può erroneamente pensare, ma di farmaci significativi, compresi alcuni anti tumorali. Mettere i pazienti con le spalle al muro, niente generico solo originale, con evidente aggravio di spesa, non è molto di sinistra, a volerla dire tutta. Ma per Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino, il gioco ideologico vale la candela, quella dalla salute dei fiorentini. «Gli sviluppi degli ultimi giorni, con l’aggressione di Israele all’Iran in spregio al diritto internazionale, hanno relegato in secondo piano quanto sta continuando ad accadere a Gaza, dove ogni giorno si muore sotto le bombe o uccisi nel tentativo di ottenere un po’ di cibo». Come amministrazione, ha spiegato, «vogliamo fare la nostra parte». Che non si sa bene quale sia, a dire il vero.
Perché se in tutta questa storia c’è qualcuno che ha fatto qualcosa di socialmente rilevante è proprio Teva «che ha contribuito ad abbassare i prezzi del mercato farmaceutico». Quando andate in farmacia, e non solo a Sesto Fiorentino, il farmacista è obbligato a chiedervi se volete il generico o l’originale. E quando scegliete il primo la differenza balza agli occhi. Che la Teva rappresenti un punto di riferimento lo dimostra il fatto che l’Agenzia italiana del farmaco, giusto qualche mese fa, ha deciso la rimborsabilità del Pirfedonone Teva, impiegato nel trattamento della fibrosi polmonare idiopatica. «La delibera di giunta che ha consentito questo sfregio va ritirata», chiedono all’unisono l’eurodeputata della Lega, Susanna Ceccardi e il capogruppo leghista in Comune a Sesto Fiorentino, Daniele Brunori. Secca la replica di Nicola Fratoianni di Avs. «I leghisti la smettano con la campagna contro il Comune di Sesto Fiorentino che non vende più nelle proprie farmacie prodotti israeliani». Per la legge italiana, un farmaco può essere venduto solo se autorizzato da Ema (Agenzia europea per i medicinali) e Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Nessuna farmacia è legittimata a rifiutarsi di vendere un medicinale approvato da questi enti», chiosano i leghisti.
E se la legge è davvero uguale per tutti...

 

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