Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele non spara ai civili Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 28 giugno 2025 Pagina: 13 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Netanyahu si è stancato delle accuse di Hamas: «Israele non spara ai civili»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/06/2025, a pag. 13, con il titolo "Netanyahu si è stancato delle accuse di Hamas: «Israele non spara ai civili»", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Israele respinge le accuse di aver sparato sui civili a Gaza e difende l’operato delle IDF, definendole giustamente l’esercito “più morale del mondo”
Tirare fuori l’ayatollah Ali Khamenei dal bunker dal quale si congratula con i pasdaran per la «vittoria sul fallace regime sionista» e per «lo schiaffo assestato agli Stati Uniti» e portarlo a un più realistico tavolo negoziale. È questo lo scopo di un pacchetto di incentivi da 30 miliardi di dollari al quale, scrive la Cnn, starebbe lavorando l’amministrazione Trump. La mossa riflette il pragmatismo dell’immobiliarista diventato presidente per la seconda volta: ammansire l’Iran e – nella speranza che il popolo persiano assesti l’auspicata spallata al regime degli ayatollah – portarlo nell’orbita americana. Più in dettaglio, aggiungeva la Cnn citando funzionari Usa vicini al dossier iraniano, il piano prevederebbe il finanziamento con fondi arabi dei Paesi del Golfo già vicini all’amministrazione Trump di un programma nucleare limitato all’esclusiva produzione di energia a uso civile assieme a un progressivo allentamento delle sanzioni contro la Repubblica islamica. Il piano non assomiglia neanche un po’ ai progetti del clero sciita che continua a ribadire la necessità di arricchire l’uranio. Eppure, la Casa Bianca spera che, sbollitala rabbia per il doppio sberlone subito – quello sì – a opera di israeliani e americani, l’Iran, in cattive acque economiche, possa essere pian piano indotto a tornare al tavolo negoziale. Purché, ha ricordato ieri lo stesso Trump, il regime di Teheran sia pronto a consegnare tutte le scorte di uranio arricchito. E Khamenei sia consapevole che «da uomo di grande fede, non dovrebbe mentire. Il suo Paese è stato decimato, i suoi tre malvagi siti nucleari sono stati distrutti, e io sapevo esattamente dove si trovava, e non ho permesso a Israele, o alle Forze Armate statunitensi, di gran lunga le più grandi e potenti al mondo, di porre fine alla sua vita». Anzi, ricorda su Truth alla «cosiddetta Guida Suprema»: «L’ho salvato da una morte veramente brutta e ignominiosa, e dovrebbe dire “grazie, presidente Trump!”». Intanto l’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha riferito che «i livelli di radiazioni nella regione sono rimasti normali dopo la fine della “Guerra dei 12 giorni”, durante la quale sono stati causati danni significativi agli impianti nucleari iraniani». L’agenzia ha sottolineato la necessità di continuare a monitorare le attività nucleari «in conformità con l'accordo con Teheran». Ma il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha scritto su X che l’«insistenza» del direttore generale dell'Aiea Rafael Grossi sull'accesso alle strutture nucleari è «senza senso», ribadendo: «Il parlamento iraniano ha deciso di interrompere la cooperazione con l'agenzia». In Israele, continua intanto la campagna di terra per sconfiggere Hamas a Gaza. «L’Iran», ha dichiarato il capo di stato maggiore delle Israeli Defense Forces, Eyal Zamir, «ha subito un duro colpo e c’è la possibilità che danneggiare l'Iran possa far avanzare i nostri obiettivi a Gaza». Ma attorno a Israele si sta sollevando un altro polverone per il trattamento della popolazione palestinese. Senza nominare esplicitamente l’americana Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha dichiarato venerdì che «le persone vengono uccise semplicemente per cercare di sfamare se stesse e le loro famiglie». La Ghf gestisce quattro siti di distribuzione alimentare- tre nel sud della Striscia di Gaza e uno al centro - noti alle Idf come “centri di distribuzione rapida” (Mahpazim) attorno ai quali si sono moltiplicate le notizie di Idf che sparano sulle persone alla ricerca di cibo. Ieri il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che alcuni militari attivi nella Striscia di Gaza hanno ammesso che nell'ultimo mese l'esercito avrebbe deliberatamente sparato contro i palestinesi nei pressi dei siti di distribuzione degli aiuti. Secondo il quotidiano, i comandanti avrebbero ordinato alle truppe di sparare sulla folla per allontanarla o disperderla, nonostante fosse chiaro che non rappresentava alcuna minaccia. In una dichiarazione congiunta il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz hanno respinto con forza «la spregevole “calunnia del sangue” pubblicata da Haaretz: si tratta di menzogne feroci volte a screditare le Idf, l’esercito più morale del mondo. Le Idf operano in condizioni difficili contro un nemico terrorista che opera dall'interno della popolazione civile e si nasconde dietro di essa come scudo umano, e gestisce un'intera industria di menzogne per minare la legittimità dello Stato di Israele. I soldati delle Idf», continua la nota congiunta, «ricevono ordini chiari di evitare di danneggiare civili innocenti - e così agiscono. Israele chiede a tutti i Paesi liberi e democratici di essere al suo fianco nella lotta giusta e morale contro l’organizzazione terroristica assassina di Hamas».
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