Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Su Ramy i giudici sconfessano la sinistra Commento di Pietro Senaldi
Testata: Libero Data: 28 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: Pietro Senaldi Titolo: «Su Ramy i giudici sconfessano la sinistra»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/06/2025, a pag. 1/7, con il titolo "Su Ramy i giudici sconfessano la sinistra" il commento di Pietro Senaldi.
Pietro SenaldiA Fares, amico della vittima, i giudici hanno dato 2 anni e 8 mesi per resistenza a pubblico ufficiale. Da Sala ad Avs, quanti attacchi alle forze dell’ordine! Ora le sinistre sono pronte a chiedere scusa?
Come chiedevano Ilaria Salis, Ilaria Cucchi, Alleanza Verdi e Sinistra, i centri sociali, i ragazzi di origine extracomunitaria del quartiere milanese del Corvetto, è finalmente arrivata una verità per Ramy, il diciannovenne che ha perso la vita una notte dello scorso novembre mentre a bordo di uno scooter era in fuga dai carabinieri. Non è però quella che sarebbe piaciuta ai succitati e a tutti coloro che, il giorno dopo, senza avervisionato i filmati, avevano subito accusato le forze dell’ordine della morte del ragazzo.
La verità, giudiziaria, sottolinea le responsabilità di Fares Bouzidi, il giovane alla guida del T-max che si è schiantato contro un palo per sfuggire agli agenti. Il ventiduenne di famiglia tunisina è stato condannato a due anni e otto mesi per resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Così è stata valutata dai magistrati la fuga a tutta velocità per venti minuti nella notte milanese. E i carabinieri? Vittime da risarcire, non bersagli contro i quali accanirsi, come aveva invece fatto buona parte della sinistra nostrana. Fares è stato condannato a un risarcimento di duemila euro, a titolo di indennizzo morale, a ciascuno dei sei agenti che hanno provato a fermarlo, senza speronarlo, come invece avevano sostenuto i detrattori delle forze dell’ordine.
Questo verdetto è anche un’implicita risposta a Franco Gabrielli, ai tempi consulente perla sicurezza del Comune di Milano. L’ex capo della Polizia aveva parlato di «inseguimento non corretto» e aveva tirato in ballo «la proporzionalità delle azioni», sostenendo che «se il tema è solo fermare una persona che scappa, non si può metterla in pericolo». I giudici devono aver pensato che gli agenti abituati a operare sul territorio forse di leggi della strada se ne intendono più di chi coordina dalle scrivanie.
Non è il caso comunque di accanirsi troppo. L’ex divisa andava dove lo sospingeva la corrente ai tempi. «Il grosso dei carabinieri fa cose giuste, ma ci sono carabinieri che sbagliano. In quell’inseguimento di venti minuti, gli agenti hanno sbagliato» aveva detto a caldo il sindaco di Milano, Beppe Sala, forse per evitare di finire tra i bersagli delle proteste in quei giorni convulsi. Ma a soffiare più di tutti sul fuoco era stata l’estrema sinistra.
Ilaria Salis, l’ineffabile europarlamentare di Avs che il Corvetto lo conosce bene, per avervi occupato illegalmente una casa. «Razzismo sistemico, classismo, comportamento inaccettabile».
In questo modo la donna che l’elezione a Bruxelles ha sottratto alla giustizia ungherese aveva parlato dei nostri agenti. Francamente, farsi spiegare la giustizia da una signora che, in Italia, ha rimediato 29 denunce e quattro condanne, è quantomeno discutibile; eppure, buona parte dell’opinione pubblica le aveva dato retta.
C’è un’attrazione perversa di certa sinistra nei confronti della delinquenza, in particolar modo quella di origine extracomunitaria. L’etnia viene interpretata non come un’attenuante ma addirittura come un’esimente. «I carabinieri hanno ucciso Ramy. Lo Stato e il suo apparato repressivo sono responsabili della sua morte» aveva sentenziato Marta Collot, leader di Potere al Popolo. La senatrice di Avs, Ilaria Cucchi, aveva invece accusato le forze degli ordini di aver fatto una ricostruzione dell’accaduto «incompatibile con quanto documentato dalle immagini», chiosando che certa gente «non merita più di indossare la divisa». Frasi calunniose, delle quali si può scommettere che le due pasionarie rosse non saranno mai chiamate a rispondere.
D’altronde, come ricorda il leader della Lega, Matteo Salvini, accogliendo con soddisfazione la sentenza milanese, in soccorso di Fares e contro i carabinieri nell’inverno scorso ci sono stati «fiumi di difese giornalistiche, proteste dei centri sociali e coccole della sinistra per giustificare l’ingiustificabile». La sentenza riporta chiarezza, ma non si possono cancellare i tentativi di parte dell’opposizione di strumentalizzare la morte di Ramy per criticare non solo le forze dell’ordine, ma addirittura la maggioranza di governo, accusata di autoritarismo e di favorire atteggiamenti oltre il limite da parte degli agenti.
In un altro contesto, chi guida come un pazzo nella notte per decine di minuti e per questo finisce per schiantarsi e determinare un incidente nel quale un suo passeggero rischia la vita avrebbe anche potuto essere accusato di ben altro rispetto alla resistenza a pubblico ufficiale. A carico dei carabinieri inseguitori era stata aperta un’indagine addirittura per omicidio stradale, oltre a frode processuale, depistaggio e favoreggiamento. Ma Fares non è mai stato accusato né di omicidio stradale né di omicidio colposo. Di questi tempi, è già tanto che gli abbiano dato la resistenza aggravata a pubblico ufficiale senza che si alzassero in difesa del ragazzo le solite voci indignate dei distruttori dell’ordine sociale di cui l’Italia pullula.
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