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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
28.06.2025 I veri intolleranti
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 28 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Il Pd scatta contro Orban però resta muto davanti all’intolleranza di casa nostra»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 28/06/2025, a pag. 1/14, con il titolo "Il Pd scatta contro Orban però resta muto davanti all’intolleranza di casa nostra", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone
Allarme negli atenei italiani per atteggiamenti antisemiti: molti lasciano  gli studi e vanno in Israele - La Stampa
Il divieto del Pride da parte di Orban è un errore, ma la sinistra italiana mostra un evidente doppiopesismo: protesta contro Budapest ma tace sull’intolleranza interna, come il boicottaggio anti-israeliano della Coop o gli attacchi contro Israele nei Pride italiani. A sinistra si indignano a targhe alterne, ignorando l’antisemitismo di casa nostra

Il divieto del Pride è un doppio grave errore politico da parte di Viktor Orban. Errore di principio, intanto: se si difende la libertà di parola e di manifestazione, questa regola deve valere sempre, non a targhe alterne. E anche errore tattico: perché rende meno forte l’Ungheria rispetto alle polemiche (spesso pretestuose e cariche di pregiudizio politico) che l’Ue scatena contro Budapest.
Non a caso, il centrodestra italiano questi errori non li ha mai commessi. E quindi ha le carte in regola - al contrario - per contestare alla nostra sinistra una deriva politicamente corretta francamente insopportabile: in cui anche il tema della (sacrosanta) libertà in materia sessuale, da difesa e salvaguardia della libera scelta di ogni persona in ogni ambito della vita, si è via via trasformato in una sorta di imposizione di una omologazione culturale forzata.
Chi la pensa diversamente, su certi temi, è automaticamente bollato come “fascista”, anche e soprattutto se non lo è. E qui a Libero possiamo dirlo a voce alta: lezioni sui temi della libertà personale non pretendiamo di darle, ma non abbiamo proprio bisogno di riceverle dai maestrini della sinistra. Ecco: anziché demistificare questa trappola, Orban ci è grossolanamente cascato dentro.
Peggio ancora.
C’è da augurarsi che alle autorità di Budapest non passi nemmeno per l’anticamera del cervello di sfiorare uno solo dei manifestanti, inclusi i parlamentari stranieri. Non abbiamo bisogno di “martiri”, alcuni dei quali sono partiti esattamente nella speranza di un incidente politico. Se Orban farà questo regalo alla comitiva di turisti politici partiti per Budapest, si meriterà una sorta di premio-Tafazzi.
Ciò detto, resta però un sapore amaro di doppiopesismo nelle parole di molti (non tutti, a onor del vero) gli esponenti della sinistra italiana accorsi a strillare contro il leader ungherese.
Lì, in trasferta, si mostrano sensibilissimi alla protesta contro una deriva poco tollerante. Bene. Ma qui in casa? Come mai non hanno detto mezza parola sul boicottaggio dei prodotti israeliani da parte di Coop Alleanza 3.0? Come mai sono rimasti muti davanti ai cartelli anti-israeliani (anzi, anti-semiti) comparsi in diverse città italiane?
E - udite udite - come mai non hanno pronunciato una sola sillaba davanti alle polemiche anti-Israele e anti-ebrei incredibilmente sorte proprio qui in Italia nell’ambito delle manifestazioni del Pride? A Napoli, come Libero vi ha già raccontato, uno degli organizzatori è stato attaccato perché “colpevole” di essere stato in Israele, peraltro l’unica nazione mediorientale dove i Pride possano essere organizzati.
A Milano Davide Romano, coraggioso rappresentante della Comunità ebraica, ha denunciato l’uso della parola “genocidio” nel documento di convocazione della manifestazione. Come può una persona di religione ebraica, o anche solo una persona convinta delle ragioni di Gerusalemme, partecipare a un evento convocato su queste basi?
Ecco dunque il doppio standard.
Contro Orban, i nostri dem scattano come molle. Ma rispetto ai segni di intolleranza molto più vicini a loro, fanno come le tre scimmiette: non vedono, non sentono, non parlano.

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