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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
27.06.2025 Come si sfrutta il buon umore di Trump
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 27 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Surfare sull’onda trumpiana»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/06/2025, a pag. 1/IV, con il titolo "Surfare sull’onda trumpiana", l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini
Micol Flammini
Da Israele all'Ucraina. Come si cavalca l'onda del buon umore di Trump | Il  Foglio
Trump è incontenibile grazie ai suoi successi in Medio Oriente, e gli ucraini lo sanno bene: questo è il momento perfetto per affondare il colpo anche contro Putin. Trump deve combattere per l’Ucraina con la stessa determinazione mostrata in Medio Oriente, altrimenti sarà lo Zar del Cremlino ad avere la meglio

Roma. Il presidente americano Donald Trump è convinto del successo in medio oriente. I rapporti pubblicati dalla Cnn e dal New York Times, che ridimensionano l’efficacia dei bombardamenti contro i siti nucleari iraniani, non possono fermare questo periodo di entusiasmo del capo della Casa Bianca. Tutto il medio oriente per lui è ormai un grande accordo: la prossima settimana, ha detto Trump, gli americani incontreranno gli iraniani, anche se, a suo dire, non c’è bisogno di negoziare nulla di nuovo perché il programma nucleare della Repubblica islamica è “cancellato”. Gli israeliani non sono dello stesso avviso, ma per ora nessuno discute le decisioni del presidente americano. Non conviene contraddirlo ora, il buon umore e la voglia di muoversi nella politica internazionale vanno preservati perché sono tanti gli accordi da concludere: ci sono i grandi Accordi di Abramo da estendere e c’è un’intesa da chiudere con Hamas per vedere finalmentetornare gli ostaggi. Ogni cambiamento si è fatto rapido e anche la fine della guerra a Gaza potrebbe essere questione di poco, anche di giorni. L’importante è avere la sicurezza che a gestire la Striscia non siano più i terroristi, ma dei paesi ritenuti affidabili. C’è una bozza, si fanno i nomi di quattro paesi arabi chiamati ad avere un ruolo a Gaza. Gli Accordi di Abramo sono il passo successivo, il piano è farne un accordo regionale vasto fino all’inverosimile se si pensa alle relazioni di qualche anno fa tra Israele e i suoi vicini come la Siria o come l’Arabia Saudita. La Casa Bianca pretenderà qualcosa da Israele, che dovrà esprimere il proprio sostegno, è da capire quanto vago, per una futura soluzione a due stati. Trump è pronto ad attribuirsi questo cambiamento epocale.

Israele ne è entusiasta e lascia pure che la Guida suprema Ali Khamenei, ricomparso per un primo messaggio dopo il cessate il fuoco, sventoli la parola vittoria e dica che la Repubblica islamica è pronta a “schiaffeggiare di nuovo” gli Stati Uniti, che hanno impedito la distruzione dell’“entità sionista”. Khamenei è riapparso con la scenografia di guerra: la tenda marrone alle sue spalle e la bidimensionalità di chi vive nascosto per paura di essere raggiunto da un attacco degli israeliani. Nulla impedisce al regime di Teheran di rimettere in piedi i suoi programmi nucleare e missilistico, ma sarà un processo lento, più complesso in un medio oriente di accordi incrociati. Gli effetti di questo Trump di ottimo umore non si fermano però a Israele, tutti, come si è visto al vertice della Nato dell’Aia, ne beneficiano. L’Ucraina sa che è questo il suo momento e l’onda dell’entusiasmo trumpiano va cavalcata. Il capo della Casa Bianca ha detto che parlerà con Vladimir Putin e la possibile telefonata è stata confermata da un post su X di Kirill Dmitriev, il capo del Fondo russo per gli investimenti all’Estero, che è l’uomo scelto dal presidente russo per parlare con gli americani la lingua degli affari. Ogni telefonata tra i due capi di stato genera effetti inaspettati, il russo potrebbe di nuovo portare l’americano dalla sua parte, ma per il momento gli ucraini stanno osservando un Trump nuovo, come non l’avevano mai visto. Sanno che va mantenuto l’esito del buon umore, che va sollecitata la sua attenzione sulla politica estera, che va rinvigorita la sua voglia di presentarsi come risolutore poderoso e che va anche rinverdito il suo ego, come ha dimostrato tra molte critiche il segretario generale della Nato, Mark Rutte. L’incontro tenutosi mercoledì tra Volodymyr Zelensky e Trump, secondo gli ucraini, è andato molto bene. Non si conoscono i risultati concreti, ma l’atmosfera nei cinquanta minuti di conversazione era di collaborazione. Kyiv, dopo l’attacco di Israele all’Iran, ha subito sottolineato i punti in comune tra la sua battaglia e quella degli israeliani (due popoli, ha scritto il capo di gabinetto di Zelensky, che combattono per non essere distrutti), però pensava che la nuova guerra in medio oriente avrebbe potuto portare soltanto effetti negativi per il sostegno all’Ucraina: aumento del prezzo del petrolio e disattenzione sugli attacchi russi. Invece, con stupore, i funzionari ucraini osservano come l’effetto dell’operazione israeliana e del successivo intervento americano stia portando la speranza di una nuova fase anche per Kyiv. C’entra il buon umore di Trump, ma c’entra anche l’insuccesso di Putin, che si era proposto come mediatore con l’Iran, e invece è stato lasciato in disparte.

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