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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Riformista Rassegna Stampa
27.06.2025 “Terza guerra mondiale” e “genocidio palestinese”: Orsini, il Fatto e salotti tv campioni di catastrofismo e analisi fasulle
Commento di Davide Romano

Testata: Il Riformista
Data: 27 giugno 2025
Pagina: 6
Autore: Davide Romano
Titolo: «“Terza guerra mondiale” e “genocidio palestinese”: Orsini, il Fatto e salotti tv campioni di catastrofismo e analisi fasulle»

Riprendiamo da IL RIFORMISTA a PAG. 6, con il titolo "“Terza guerra mondiale” e “genocidio palestinese”: Orsini, il Fatto e salotti tv campioni di catastrofismo e analisi fasulle", il commento di Davide Romano.

Davide Romano

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Israele e Usa attaccano l’Iran per debellare l’arma nucleare? Si grida alla “Terza guerra mondiale”. Teheran alimenta il conflitto in Medio Oriente? E non si parla più di escalation globale

Sono più di tre anni che nel nostro continente – in Ucraina – c’è una guerra. Se ne parla sempre di meno, e se ne muore sempre di più. Eppure, la si ignora. I bambini ucraini non sembrano meritare le lacrime di certe anime belle del circo mediatico. Ancora meno da quando il 7 ottobre 2023 si è ravvivato il conflitto in Medio Oriente. Negli ultimi giorni, a cominciare dall’inizio dello scontro tra Israele e Iran, nelle piazze virtuali e reali del nostro Paese si è gridato alla “Terza guerra mondiale“. Dove sono finiti, ora, questi profeti dell’apocalisse imminente? Quelli che con tono solenne annunciavano l’inevitabile conflitto mondiale in cui ci avrebbe trascinato il “cattivissimo” Netanyahu, che addirittura avrebbe telecomandato Trump

L’Italia è ormai diventata un terreno fertile per ogni allarmismo. Personaggi come Alessandro Orsini e testate come Il Fatto Quotidiano, per citarne alcuni, rappresentano però solo la punta dell’iceberg. Un’ondata di idiozia allarmista sta contaminando gran parte del sistema mediatico: dai salotti televisivi più blasonati a importanti quotidiani, fino alle dichiarazioni di certi politici. Quasi tutti sembrano incapaci di fornire un’analisi del panorama internazionale che regga più di tre giorni. Eppure, nonostante la ripetuta inesattezza delle loro previsioni, questi “esperti” continuano a pontificare a reti unificate senza vergogna. Si ergono a custodi della verità, pretendendo di spiegare un mondo che non capiscono. Il problema non è solo che sbagliano le previsioni sul futuro, ma che falliscono anche nell’analisi del presente. Ogni reazione israeliana a un qualsiasi attacco islamista, per esempio, viene automaticamente etichettata come “escalation“. Se gli Stati Uniti osano sferrare un singolo attacco a Teheran, ecco che viene subito battezzato come l’inizio di una “guerra mondiale” su vasta scala. La guerra a Gaza? Diventa subito “genocidio”. Nessuno di questi termini folli viene utilizzato per la guerra in Ucraina. Curioso, no? 

Linguaggio apocalittico solo con Israele e Usa

C’è una dolosa tendenza a utilizzare un linguaggio apocalittico per descrivere eventi mediorientali in cui è coinvolto Israele e che restano circoscritti. Questa enfasi smodata, tuttavia, si dissolve magicamente quando la dinamica si inverte. Quando sono gli ayatollah a fomentare destabilizzazione, il lessico si fa più cauto, le definizioni meno roboanti. Non si parla mai di “escalation” o di “guerra mondiale imminente” se sono loro ad attaccare. Questa evidente asimmetria di linguaggio rivela la vera natura di questi sedicenti osservatori “neutrali”: sono dei militanti travestiti da giornalisti. Le loro analisi non sono frutto di un’indagine oggettiva, ma di una chiara agenda ideologica. E forse è proprio questa la chiave di lettura che ci permette di capire il curioso allineamento di tanta stampa nostrana con i “giornalisti” di regime come quello di Teheran: sono accomunati da un condiviso pregiudizio antioccidentale.

In un’epoca in cui l’informazione è sovrabbondante e spesso caotica, è fondamentale sviluppare un senso critico contro ogni tipo di propaganda. Chi usa termini senza alcuna attinenza con la realtà – come “Terza guerra mondiale” o “genocidio palestinese” – deve fare la fine di quel pastore della favola di Esopo che gridava sempre “Al lupo! Al lupo!”: ovvero perdere ogni credibilità. Non è una questione di destra o di sinistra, ma di difesa della nostra democrazia: essa non muore mai con un colpo di Stato improvviso. Ma lentamente, quando la credibilità dei suoi attori evapora.

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