Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
La favoletta di Khamenei: «Abbiamo vinto noi». Ma le centrifughe di Fordow non funzionano più Commento di Lorenzo Vita
Testata: Il Riformista Data: 27 giugno 2025 Pagina: 2 Autore: Lorenzo Vita Titolo: «La favoletta di Khamenei: «Abbiamo vinto noi». Ma le centrifughe di Fordow non funzionano più»
Riprendiamo dal RIFORMISTA di oggi, 27/06/2025, a pagina 2, il commento di Lorenzo Vita dal titolo: "La favoletta di Khamenei: «Abbiamo vinto noi». Ma le centrifughe di Fordow non funzionano più".
Lorenzo VitaL’ayatollah riscrive la storia dal suo bunker: «Il regime sionista è quasi crollato, duro schiaffo in faccia agli Usa». Invece la Cia conferma la distruzione degli impianti nucleari. Iran sempre più chiuso, sempre più paranoico e bugiardo.
Ali Khamenei è riapparso e ha parlato di nuovo. La Guida suprema, come raccontano diverse fonti dall’Iran, è rinchiusa nel suo bunker da giorni. Nonostante la fine della “guerra dei 12 giorni”, il leader della Repubblica islamica teme ancora per la sua vita, sentendo di essere nel mirino delle Israel defense forces, ed è quasi irraggiungibile. E mentre si cerca di capire come farlo tornare alla normalità, anche per riprendere la catena di comando militare e politica interrotta dai bombardamenti israeliani, Khamenei prova a serrare le fi le parlando alla nazione. Lo ha fatto anche ieri, in un video annunciato sui social network dallo stesso leader. E il suo discorso è stato chiaro. Secondo la Guida suprema, è Teheran ad aver vinto, malgrado da giorni anche i funzionari iraniani ammettano la morte dei comandanti più importanti e la distruzione di contraeree, basi e siti nucleari. Per Khamenei, “il regime sionista è quasi crollato ed è stato schiacciato sotto i colpi della Repubblica islamica”. E si è poi congratulato “per la vittoria del nostro caro Iran sul regime americano”. “La Repubblica islamica è uscita vittoriosa e, in cambio, ha sferrato un duro schiaffo in faccia agli Usa”, ha tuonato l’ayatollah. E non solo ha accusato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di aver esagerato volutamente gli effetti dei raid per “nascondere la verità”, ma ha anche avvertito Washington che l’Iran è pronto di nuovo a colpire le basi Usa. In caso di un’altra aggressione. La verità di Khamenei è pertanto chiara, anche se sembra del tutto rovesciata. A Washington, il Generale Dan Caine, capo degli Stati maggiori riuniti, ha rivendicato il completo successo della distruzione del sito di Fordow. Ha descritto l’operazione “Martello di mezzanotte” come “il culmine di 15 anni di lavoro straordinario”. Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, ha confermato che le centrifughe di quello che era l’impianto più fortifi cato e impenetrabile dell’Iran “non funzionano più”. E il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha detto che la Cia ha confermato la distruzione degli impianti nucleari e accusato i media Usa di ridurre la portata dei raid per colpire The Donald. Ma mentre continuano a circolare con insistenza le voci (smentite da Donald) sull’uranio che sarebbe stato trasferito prima del raid, annullando così l’effi cacia dell’operazione americana su Fordow, il punto ora è capire quali potrebbero essere le prossime mosse di Khamenei. Un leader sempre più anziano, sempre più isolato, apparso anche fisicamente fragile. E che ora, dopo la guerra con Israele, risulta anche terrorizzato dall’idea di rimanere ucciso. Un incubo che può diventare il simbolo di un potere ormai corroso nel profondo, ma anche trasformare l’Iran in un sistema sempre più chiuso. E sempre più sigillato, sul modello della Corea del Nord. Il rischio c’è, perché Khamenei non si fida più di nessuno e la Repubblica islamica potrebbe iniziare a percepire sé stessa in questo modo. Il presidente Masoud Pezeshkian, eletto anche per le sue intenzioni di ristabilire il dialogo con l’Occidente sul nucleare, deve comunque seguire le direttive della Guida suprema. E il sistema potrebbe diventare ancora più intransigente. Sul piano interno, proseguono le condanne a morte di coloro che sono accusati di essere agenti del Mossad, che si è offerto di prestare assistenza medica agli iraniani feriti durante i raid dell’Idf. Sul piano internazionale, l’assenza di un intervento diretto di Cina e Russia ha mostrato una certa diffi coltà di Teheran nel ricevere supporto da parte dei suoi principali alleati. Ma il coordinamento con Mosca e Pechino è stato evidente, sia con il mantenimento del traffi co nello Stretto di Hormuz (fondamentale per l’import di petrolio di Xi Jinping) sia con l’incontro tra il ministro degli Esteri Abbas Araghchi e il presidente russo Vladimir Putin. E senza la certezza che l’uranio arricchito di Fordow sia stato definitivamente distrutto, non è da escludere che Teheran possa votarsi alla linea dura, puntando all’assicurazione di un secondo programma nucleare. Ieri il Consiglio dei Guardiani dell’Iran ha ratifi cato il disegno di legge del Parlamento sullo stop alla cooperazione con l’Aiea, che però aspetterebbe ulteriori comunicazioni uffi ciali. La Russia e i Paesi europei hanno chiesto a Teheran di ripensarci. Ma nella Repubblica islamica crescono anche le voci di un ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare. E queste due mosse potrebbero diventare oggetto di un futuro negoziato. O trasformare l’Iran in una sorta di Corea del Nord mediorientale.
Per inviare la propria opinione al Riformista, cliccare sulla e-mail sottostante.