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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Libero Rassegna Stampa
27.06.2025 A Teheran la caccia all’ebreo
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 27 giugno 2025
Pagina: 4
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «A Teheran si scatena la caccia all’ebreo»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/06/2025, a pag. 4, con il titolo "A Teheran si scatena la caccia all’ebreo", la cronaca di Amedeo Ardenza. 

Future of Iran's morality police unclear after official said force was  'closed' | PBS News
Il regime ordina la repressione: rabbini e cantanti tra le centinaia di arresti di presunte spie. La psicopatia del regime, ormai alle corde, raggiunge livelli estremi

Gli iraniani hanno più paura del cessate il fuoco che della guerra. L’amara osservazione circola sul web rilanciata dai tanti esuli iraniani in Europa e in America. D’altronde la Repubblica islamica è un paese totalitario nel quale la repressione del dissenso è pratica comune. Secondo l’agenzia per i diritti umani Hrana, solo nel 2024 il regime iraniano ha giustiziato 930 persone nelle sue prigioni, segnando il numero più alto di esecuzioni negli ultimi 12 anni. Figurarsi di cosa è capace un regime del genere in tempi di guerra: da quando, su imposizione di Donald Trump, sono cessate le ostilità fra i Guardiani della Rivoluzione (i pasdaran) e le Israeli Defense Forces, la macchina repressiva degli ayatollah ha ricominciato a macinare arresti senza sosta. Sarebbero 700 quelli condotti negli ultimi giorni, Qualunque cittadino può essere fermato per un controllo per strada o sui mezzi di trasporto e trasferito in un carcere per verificare che non si tratti di una spia. Ed è notizia di queste ore che i Basij, di fatto una polizia politica subordinata ai pasdaran, hanno cominciato a perseguitare una minoranza fra le più antiche e le più esposte dell’ex Persia: gli ebrei. Rabbini, cantori e semplici esponenti della comunità ebraiche locali sono stati fermati con l’accusa più infamante in un paese che è stato appena bombardato da Israele: essere degli agenti sionisti. A dare per primi la notizia sono stati israeliani di origine iraniana con parenti e amici a Teheran e a Shiraz, le due città che ospitano gran parte dei circa 15 mila ebrei iraniani, secondo una stima del periodico ebraico Forward, ma secondo altre fonti non sarebbero più di 8 mila. Ai tempi dello scià la popolazione ebraica era di 150 mila unità ma la ricerca di miglior fortuna prima e l’avvento della Repubblica islamica poi hanno spinto tanti ebrei persiani a emigrare. Chi resta ha il rispetto formale del clero sciita, che odia “solo” i sionisti, ma non quello sostanziale. In anni passati gli ayatollah hanno arrestato e processato degli ebrei con l’accusa di essere agenti israeliani. Uno di loro, il 77enne Feysullah Mechubad fu impiccato in quella che molti lessero come una vendetta contro il massacro di Hebron del 25 febbraio di quell’anno (29 palestinesi uccisi e 125 feriti) commesso dall’ebreo fanatico Baruch Goldstein. Oggi la macchina della vendetta degli ayatollah si è rimessa in moto. Gli israeliani di origine iraniana vivono ore di angoscia per i propri familiari e amici con i quali non riescono, ma neppure vogliono, mettersi più in contatto. Ricevere una telefonata da un numero in Israele può costare molto caro al malcapitato ebreo iraniano. In altre occasioni, come l’eliminazione del generale dei pasdaran Qasem Soleimani da parte degli americani nel 2020, il regime impose al rabbino capo di Teheran, Yehuda Gerami, di portare le condoglianze degli ebrei alla famiglia Soleimani. Durante un viaggio negli Usa il religioso spiegò: “Siamo ospiti e dobbiamo essere diplomatici.

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