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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio Rassegna Stampa
26.06.2025 Sansal rischia di finire i suoi giorni senza che nessuno lo aiuti
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 26 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «L’inferno di Sansal»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/06/2025, a pagina 1/2, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "L’inferno di Sansal".

Informazione Corretta
Giulio Meotti
Sansal rischia di finire i suoi giorni in nove metri quadrati nella  Papillon algerina | Il Foglio
Nove metri quadrati fino alla fine dei suoi giorni: è questo il destino che attende Sansal. Ecco il destino che attende la libertà quando finisce nelle mani dei regimi islamisti. Occidente, dove sei? 

Roma. “Perché sei andato in Israele?”, ha chiesto il giudice algerino a Boualem Sansal, come se si trattasse di un crimine. “Sono uno scrittore ed era una fiera del libro”, ha ribattuto Sansal. Il riferimento è alla sua scandalosa partecipazione nel 2012 al Festival della letteratura di Gerusalemme, quando il romanziere divenne “l’amico dei sionisti”, il “traditore” e il “venduto”, perdendo un premio importante degli ambasciatori arabi e guadagnandosi un posto nella lista nera di Hamas. “Perché non scrivi diqualcos’altro?”, ha continuato il giudice, facendo sembrarel’udienza più una barzelletta. “Non ha il diritto di giudicare i miei libri”, la replica dell’autore di “2084” e di “Vivere”(Neri Pozza). Poi la richiesta di condanna che nessuno si aspettava, tranne le autorità algerine: “Dieci anni di carcere”. Ascoltando questa richiesta che significherebbe lasua condanna a morte (Sansal ha 75 anni ed è malato di cancro), lo scrittore ha perso la calma: “State mettendosotto processo la libertà di espressione e la letteratura”. Il mondo in cui lo scrittore rischia di finire i suoi giornimisura nove metri quadrati (Sansal è in carcere dal 16 novembre, condannato in primo grado a cinque anni di reclusione). Un colpo durissimo per il letterato, per i suoi cari e per i suoi sostenitori. Dieci anni di galera per dieci minuti di processo. Nove metri quadrati è la dimensione della cella di Sansal nel famigerato carcere di Koléa. Un letto, un bagno turco, un lucernario con sbarre che lascia intravedere uno scorcio di cielo e una lampadina sempre accesa.

In quel carcere algerino, i prigionieri non hanno nomi. Sono solo numeri di matricola. Una prigione unica in Algeria, in Africa e forse nel mondo. Ci sono oligarchi, terroristi, oppositori politici, giornalisti, capi di al Qaida. E Boualem Sansal. Costruito da un’azienda cinese a forma di pentagono, Koléa sorge in mezzo al deserto algerino. Qui è passata l’attivista franco-algerina Amira Bouraoui, la cui esfiltrazione dalla Tunisia alla Francia nel febbraio 2023 causò una crisi diplomatica tra Parigi e l’Algeria.

“Quando sono arrivata, la guardia mi ha spogliata e mi ha fatta inginocchiare”, ha raccontato Bouraoui al Point. “Mi ha picchiata alla schiena chiedendomi se avessi della droga nascosta nelle tasche”. L’uniforme verde senape è riservata a coloro che hanno ricevuto una condanna definitiva; il resto dei detenuti indossa abiti civili. Per evitare qualsiasi rischio di suicidio, cinture e lacci delle scarpe sono vietati. Ogni detenuto riceve due coperte per tutto l’anno, unatazza, un cucchiaio e una gavetta, tutte di plastica. Un prigioniero recalcitrante può essere portato in una cella peressere picchiato con un bastone, ma le sue grida 

non penetrano le pareti insonorizzate. Un compagno di prigionia di Sansal è Abderrazak el Para, l’emiro islamista che nel 2003 ordinò l’uccisione di 43 soldati algerini e il rapimento di 32 turisti europei nel Sahara. Tutti hanno diritto a quello che viene chiamato “El Qola”, un sedativo che aiuta a combattere depressione e tendenze suicide. E questo carcere è un acceleratore spietato dell’invecchiamento. La chiamano “sindrome di Maria Antonietta”, la regina di Francia i cui capelli, secondo la leggenda, diventarono bianchi durante la notte nella Conciergerie prima di salire sul patibolo.

Questo è il buco in cui Sansal rischia di finire i suoi giorni. E dove per certa gauche mullah, per cui lo scrittore “non è un angelo”, può marcire.

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