Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Il primo sindaco islamico di New York Newsletter di Giulio Meotti
Testata: Newsletter di Giulio Meotti Data: 26 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Il primo sindaco islamico di New York»
Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Il primo sindaco islamico di New York".
Giulio MeottiZohran Mamdani, palestinese ferocemente contro Israele, promuove l'idea di globalizzare l'intifada, insomma, una vera sciagura, sindaco di New York? Giulio Meotti ci spiega il disastro che arriverà presto anche in tutto l'Occidente.
Il primo sindaco islamico di New York che vuole "globalizzare l'Intifada". "Scenario Houellebecq" nella Grande Mela e la mezzaluna conquista pezzi dell'American Dream. La demografia alla fine è tutto quello che conta (e che regolerà i loro conti coi progressisti). “Sottomissione è come una granata a mano che si attiva lentamente” dice il romanziere Michel Houellebecq al magazine danese Information. “In Francia non siamo ancora arrivati a quel punto, ma la situazione è la stessa dell'inizio del romanzo. È un processo lento, ma le cose stanno andando così”. A quale processo si riferisce? “È un chiaro movimento di adattamento all’Islam. Certo, è difficile prevedere cosa accadrà e quando. Ma la direzione è chiara”. Il processo ora è chiaro anche negli Stati Uniti. Abbonati per continuare l'articolo New York si appresta ora ad avere il suo primo sindaco islamico, dopo che Zohran Mamdani ha stravinto a sorpresa le primarie Democratiche contro Andrew Cuomo. Mamdani considera Israele “genocida”, sostiene il movimento per il boicottaggio dello stato ebraico e vuole che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sia arrestato. Nato in Uganda, Mamdani ha ottenuto la cittadinanza americana soltanto nel 2018. Niente male, per essere la città dell’11 settembre.
Battuto il candidato pro-Israele Cuomo, l'islamismo si è infilitrato nella città dell'attentato alle torri gemelle, non solo le università, ora anche le massime cariche istituzionali.
Il New York Times ci fa un bel racconto: “Mamdani ha visitato decine di moschee da gennaio; si è filmato mentre interrompe il digiuno del Ramadan in metropolitana divorando un burrito gigante e ha utilizzato uno dei suoi primi video della campagna per parlare della crisi economica della città, analizzando l'aumento del costo di un pasto halal”. Su La Repubblica, Gianni Riotta, che è sempre stato un po’ stupidotto, titola: “Affitto, pacifismo e giovani”. Abbindolare la nostra stampa rientra nella loro strategia. Meglio leggere Jonathan Chait sull’Atlantic: “Gli ebrei costituiscono l'11 per cento della popolazione di New York. Il numero dei musulmani? Il 10 per cento. Quindi, parità approssimativa. Ma New York sta vivendo ciò che stanno vivendo le città britanniche: l'internazionalizzazione della politica locale a fronte dell'importazione di preoccupazioni islamiche globali. E se non lo capite state vivendo nel passato”. “Big Apple Intifada”, titola Rod Dreher. E abbiamo visto quanto questo “modello Houellebecq” (l’alleanza fra islamici e sinistra) abbia funzionato non solo in una città come Londra col suo sindaco islamico e altrove nelle città britanniche, col primo premier islamico d’Europa, con l’alleanza della sinistra francese con le moschee o con il Bruxellistan, per citare soltanto alcuni fronti. E in Spagna, racconta El Pais, la sinistra grillina, gode del sostegno dei musulmani grazie a una corrente del partito di convertiti all’Islam. “Per compiacere l’Islam, la sinistra mangia-preti è diventata la sinistra lecca-burqa” ha scritto uno degli intellettuali più liberi di Francia, il compianto Jacques Julliard, in Comment la gauche a déposé son bilan. Zohran Mamdani per moschee Qualche giorno fa a Mamdani hanno chiesto se condannasse l’espressione “globalizzare l’Intifada” e ha rifiutato di farlo.
Mamdani non condanna la globalizzazione dell'Intifada, ossia l'ammazzamento di ebrei, uomini, donne, bambini.
La National Review pubblica un bel ritratto del candidato sindaco pro Hamas. Fra l’attacco mortale a due funzionari israeliani a Washington e l’attentato a un gruppo di ebrei in Colorado, “globalizzare l’Intifada” si è capito cosa significa. Naturalmente, Mamdani non avrebbe potuto vincere senza il sostegno dei newyorkesi progressisti, molti dei quali – soprattutto i giovani – abbracciano la “globalizzazione dell'Intifada”. Andrew Cuomo ha vinto tra gli elettori over 50, gli elettori neri e latini e gli elettori della classe operaia, mentre Mamdani ha ottenuto grandi risultati con i giovani elettori bianchi con un'istruzione universitaria e ovviamente chiedendo ai musulmani di andare a votare. Lo racconta sempre il New York Times: “Durante una recente visita della campagna elettorale al Bronx Muslim Center, nel quartiere Little Yemen dell'East Bronx, Mamdani ha implorato i presenti di usare il loro potere elettorale. Oltre 350.000 di un milione di musulmani di New York sono registrati per votare. Ma alle ultime elezioni del sindaco, solo il 12 per cento di loro ha votato”. Stavolta hanno votato. E si è visto. Abbiamo visto in questi due anni le manifestazioni a favore dei terroristi di Gaza: non era un “nuovo Sessantotto”, come scrivevano certi idioti sulla stampa italiana, era il segno di una nuova alleanza demografica che a New York potrebbe incoronare la mezzaluna. Il padre del candidato sindaco Dem, Mahmood Mamdani, è un professore della Columbia University e vorrebbe distruggere Israele (la Columbia è l’università più infestata dai sostenitori dei terroristi). Presto rimpiangeremo i vecchi italoamericani democratici. La kefiah palestinese va fortissimo anche nei moti di Los Angeles. Perché si è saldata ovunque l’alleanza fra agitatori di sinistra, nazionalisti stranieri e masse occidentali manipolate dalla propaganda. E già che ci siamo, perché non abbattere la statua di Junipero Serra, il francescano che evangelizzò la California? Questo significa “globalizzare l’Intifada”. La vera minaccia interna nell'America di oggi non proviene dal Secondo Emendamento. Proviene da campus curatissimi e sale riunioni scintillanti, da persone che sventolano bandiere straniere e invocano “Intifada” sui prati dell'Ivy League e da radicali dei fondi fiduciari (Mamdani è ricco anche se si proclama “socialista”) che scandiscono che l'America è “spazzatura colonialista” mentre ne raccolgono ogni beneficio. Si schierano con i terroristi contro i civili, i criminali contro i poliziotti, la folla contro la legge e la teoria contro la realtà. Non sono qui per riformare. Sono qui per sostituire. Non sono agitatori. Sono soldati semplici di un nuovo ordine. “Nell'escaton progressista, i confini di ogni tipo devono dissolversi: civici, sessuali ed epistemici” scrive Duncan Moench in uno straordinario saggio sul Tablet americano. “L'unica linea che sono disposti a tracciare è contro la classe operaia nativa, che considerano depositaria dei peccati del colonialismo, del bigottismo e dell'odio. Nel mondo immaginato dai multiculturalisti, tutto è permesso, tranne i valori che hanno reso possibile la società occidentale liberale”. Un bianco con la bandiera messicana e il passamontagna della mezzaluna di Hamas nei moti di Los Angeles: mix di tutti i generi al servizio della distruzione. 900.000: tanti sono gli immigrati illegali soltanto a Los Angeles. Ma tutti parlano di questa trasformazione demografica epocale come se fosse un fenomeno naturale, come l'uragano Sandy o Katrina. Perché alla fine tutto quello che conta è la demografia (in una sola generazione i musulmani raddoppieranno). Un paio di anni fa il sindaco democratico di New York Eric Adams, che proverà a correre da indipendente, decise che la chiamata islamica alla preghiera sarebbe stata pubblica ogni venerdì e durante il mese del Ramadan. Senza chiedere permessi. E l’Islam si sta già prendendo pezzi dell’American Dream. “La città del New Jersey ha il suo tipo di jihad”, titolava nel 2007 la Reuters. Si parla di Paterson, cittadina da alta concentrazione di immigrati. Ora Paterson fa notizia per essere dichiarata dal sindaco “capitale della Palestina”. Paterson Il sindaco Andre Sayegh ha definito Paterson la “quarta città più sacra al mondo” dopo Gerusalemme, La Mecca e Medina. Oggi la città ha 17 moschee. Intanto, lo stato di Washington è appena diventato il primo a riconoscere due festività islamiche (niente Pasqua o Yom Kippur). Dearborn “Benvenuti a Dearborn, la capitale della Jihad americana”, titola il Wall Street Journal. “Migliaia di persone marciano a sostegno di Hamas, Hezbollah e Iran. I manifestanti, con la kefiah che copre il volto, gridano ‘Intifada, intifada’, ‘Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera’ e ‘L’America è uno stato terrorista’. Gli imam locali tengono sermoni antisemiti infuocati. Questo non è il Medio Oriente. È il sobborgo di Dearborn, Michigan”. A Dearborn, metà della popolazione sono arabi. A Dearbon, oggi il muezzin chiama alla preghiera cinque volte al giorno. Dearborn, prima dello stato di Washington, è la prima città d’America ad aver deciso che quelle islamiche sono festività pagate, come Natale e Pasqua. Dearborn fu fondata all'inizio del XX secolo da cristiani libanesi, assiri e caldei in fuga dalla persecuzione islamica in Medio Oriente. I cristiani mediorientali costituivano la maggioranza della popolazione di Dearborn fino agli anni ’80, quando iniziarono ad arrivare i musulmani sostenitori di Hezbollah e Hamas provenienti dal Libano meridionale, dallo Yemen, dall’Iraq e dal Bangladesh. Questi cristiani non si sentivano più accolti nella città che avevano contribuito a costruire. Così se ne sono andati. L’estremismo islamico ora governa la città. Le chiese maronita, caldea e ortodossa sono state trasformate in moschee. L’eredità cristiana orientale di Dearborn è andata perduta per sempre. Ora anche le megachiese evangeliche di Dearborn passano all’Islam per 4 milioni di dollari. Anche la Chiesa di San Paolo ora è una moschea. E l’Islamic Institute of America sorge su una ex chiesa battista. Hamtramck Come Hamtramck, città americana a maggioranza islamica e per decenni conosciuta come la “Piccola Varsavia”. Karol Wojtyla gli fece visita nel 1969 e in un parco c’è una sua statua. Nei 99 anni dalla sua costituzione, ogni sindaco di Hamtramck è stato di origine polacca. Minneapolis è diventata la prima città d’America a trasmettere la preghiera islamica cinque volte al giorno, cominciando alle 5 del mattino. Perché la demografia alla fine regolerà non soltanto le elezioni, ma anche i conti con i progressisti. E se dovessi scommettere fra gli halal e i childless, non avrei dubbi su chi vincerà.
La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).
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