Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L’ira degli ebrei per i boicottaggi della Coop, e non solo degli ebrei! Cronaca di Simona Pletto
Testata: Libero Data: 26 giugno 2025 Pagina: 1/8 Autore: Simona Pletto Titolo: «Ebrei furiosi per il boicottaggio della Coop»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 26/06/2025, a pag. 1/8, con il titolo "Ebrei furiosi per il boicottaggio della Coop", la cronaca di Simona Pletto.
Simona PlettoL'antisemitismo in Italia ha raggiunto livelli insopportabili ed è colpa della sinistra che soffia sul fuoco della narrazione anti-israeliana strizzando l'occhio a terrorismo islamico e movimenti che promuovono il boicottaggio dei prodotti israeliani nel nostro paese. Non mettiamo più piede nei supermercati Coop!
C’è un nuovo slogan che aleggia tra i corridoi silenziosi dei supermercati: “Boicottare è un atto etico”. Ma quando lo scaffale si fa tribuna, e la spesa quotidiana diventa dichiarazione politica, il confine tra impegno civile e propaganda si fa sottile, tagliente. Da cinque giorni, Coop Alleanza 3.0, la più grande tra le cooperative del gruppo, con 350 punti vendita in otto regioni, ha deciso di eliminare dagli scaffali alcuni prodotti israeliani. In cambio, ha introdotto nella sua piattaforma online EasyCoop la “Gaza Cola”, una bibita palestinese dal sapore di militanza, venduta a 1,15 euro la lattina.
Per dare un metro di misura, solo in Emilia Romagna sono 300 i comuni coinvolti, esclusi quelli del Riminese. Il ricavato? È destinato alla popolazione di Gaza. Il messaggio? Meno sottile di quanto si voglia credere.
A essere colpiti dal de-listing etico sono stati gli arachidi, la salsa tahina e i prodotti Sodastream, tutti realizzati da aziende israeliane. “Risparmiato”, non si sa perché, il pompelmo “Jaffa”, pure lui israeliano.
L’iniziativa, figlia di una delibera del comitato etico e su spinta di alcuni soci attivisti, è stata presentata come gesto simbolico a favore della popolazione palestinese. «Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle violenze nella Striscia», si legge nella nota ufficiale. Ma da Milano, il presidente della Comunità ebraica Walker Meghnagi risponde con parole durissime: «Questo boicottaggio si inserisce nella peggiore tradizione del nazionalsocialismo e del fascismo. È pericoloso e fomenta un clima antiebraico».
I prodotti israeliani, secondo quanto riferito da un dirigente di una Coop forlivese intervistato da Libero, sono spariti già il giorno dopo la delibera del 21 giugno. «Cosa diciamo ai nostri clienti- ha affermato convinto- quando cercano quei prodotti e non li trovano? Che noi siamo al fianco della popolazione palestinese». I prodotti a breve scadenza sarebbero stati smaltiti, mentre quelli a lunga conservazione attendono pazienti nei magazzini. E le vendite della Gaza Cola? A Castenaso, sede centrale della Coop Alleanza 3.0, nessuno si sbilancia: numeri di vendite online per ora non se ne danno.
Ad ogni modo, se l’intento era quello di “non restare indifferenti”, il risultato è stato tutt’altro che neutro. Per la comunità ebraica, questa non è solo una presa di posizione: è un precedente pericoloso. «Ho vissuto personalmente a Tripoli le persecuzioni antiebraiche, quando gli arabi cercavano gli ebrei casa per casa», confida Meghnagi. «Anche là si iniziò con questo genere di iniziative scellerate. La Coop è corresponsabile di un clima di odio senza precedenti e ne risponderà nelle sedi opportune». Parole pesanti, che evocano memorie storiche dolorose e richiamano a una responsabilità più ampia, quella del linguaggio e dei gesti pubblici.
Eppure, nel fervore delle intenzioni solidali, c’è un nodo che resta irrisolto: il doppio standard. Non si trovano, per ora, appelli simili alla rimozione di prodotti di altri Paesi coinvolti in conflitti armati o occupazioni. Non ci sono boicottaggi contro la Cina per la repressione degli uiguri, né contro la Turchia perla questione curda, né contro la Russia. Il boicottaggio selettivo, così come la solidarietà a senso unico, rischia di trasformarsi in qualcosa di più ideologico che etico. E quando si sceglie chi cancellare dagli scaffali, inevitabilmente si indica anche chi è il “buono” e chi il “cattivo”.
L’operazione Gaza Cola – nata nel Regno Unito nel 2023 – si presenta come alternativa “etica” alla Coca-Cola americana, che in alcuni ambienti militanti viene associata al sostegno indiretto alle politiche israeliane. Ma la sostituzione di una bibita gasata con un’altra diventa qui il simbolo di qualcosa di più profondo: una presa di posizione politica in una cornice commerciale. In un Paese dove il consumatore è abituato a scegliere tra bio, equosolidale, vegano, oggi si trova anche a dover scegliere se essere filo-palestinese o meno al momento di acquistare una bottiglia d’acqua frizzante.
La spesa diventa così atto politico, la lattina uno statement. Forse è il segno dei tempi: la bottega sotto casa si trasforma in agorà, il carrello in urna elettorale. Ma quando la militanza prende il posto della neutralità, il rischio è che anche lo yogurt alla vaniglia venga percepito come una dichiarazione di guerra odi pace. La protesta della comunità ebraica non è solo una reazione identitaria: è un campanello d’allarme su dove ci stiamo spingendo nel dibattito pubblico.
La Coop, da parte sua, rivendica la coerenza con i suoi valori storici.
Ma se lo scontrino diventa un manifesto, allora è lecito chiedersi: chi sarà il prossimo a essere rimosso dagli scaffali.
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