giovedi` 26 giugno 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
26.06.2025 Perché Israele ha vinto
Analisi di David Elber

Testata: Informazione Corretta
Data: 26 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: David Elber
Titolo: «Perché Israele ha vinto»

Perché Israele ha vinto 
Analisi di David Elber

Hezbollah – Outside the Beltway
Israele ha imposto una totale superiorità aerea nei 12 giorni di guerra contro l'Iran, tenendo sotto scacco costante un paese ottanta volte più grande grazie ad un servizio di intelligence eccellente e alla sua aviazione militare, rodata e devastante.

Ora che è stato imposto un cessate il fuoco, dopo 12 giorni di guerra contro l’Iran, si può fare un primo bilancio di questa guerra. Questo bilancio ci dice che Israele ha vinto in modo chiaro e come non si vedeva dal ’67. È sempre molto azzardato fare dei paragoni ma le analogie sono tante. Prima di tutto la superiorità militare di Israele rispetto a tutti gli altri paesi della regione si è manifestato in pieno. Mai si era visto nella storia delle operazioni militari che un paese (ad esclusione degli USA) avesse il pieno controllo dello spazio aereo di un altro paese, oltretutto distante oltre 1.500 km. Se a questo aggiungiamo che l’Iran ha una superficie 80 volte più grande di Israele, e ha una popolazione 10 volte superiore, neanche gli USA possono vantare un’impresa del genere. Come nel ’67 la guerra si è decisa nelle prime ore: la capacità dell’intelligence militare, del Mossad e dell’aereonautica è stata così fenomenale e schiacciante che, questa operazione militare sarà studiata nelle accademie militari di tutto il mondo negli anni a venire. Come nel ’67 la vittoria israeliana non deve essere associata a un “regime change”, perché questo non è mai stato un obiettivo militare di Israele. Mai nella storia dei conflitti armati si è verificata la caduta di un regime dopo una semplice campagna aerea. In tutti i casi di conflitto, il regime change si è verificato solo dopo l’invasione di un paese con le truppe di terra e susseguente occupazione militare. Oppure per un colpo di Stato come nel caso del regime di Ceausescu. Pensare che un regime, che è al potere da 46 anni (il fascismo è durato un ventennio, il nazismo 12 anni) e che ha un apparato di centinaia di migliaia di persone, interessi economici colossali e un fanatismo come pochi uguali nella storia, possa cadere dopo una semplice guerra aerea è utopico. È più facile ipotizzare che l’ottuagenario e malato Khamenei possa essere sostituito da qualcuno della stretta cerchia di satrapi, nelle prossime settimane o mesi, ma anche questo successore (o successori) con ogni probabilità non sarà meglio di lui. A oggi non c’è un’opposizione iraniana che possa spodestare il potere degli Ayatollah, dei Pasdaran e dei Basij.

Dal punto di vista militare, la vittoria è netta. Ci vorranno settimane o mesi per capire l’entità dei danni prodotti alle installazioni nucleari e di produzione dei missili balistici. Però un dato è già certo: dei 500 missili al giorno che gli iraniani millantavano di poter lanciare su Israele, nei fatti reali si è assistito a un lancio di 100/120 missili al giorno nei tre primi giorni, per poi calare progressivamente a 30/40 nei quattro giorni successivi fino a calare a meno di 10 negli ultimi giorni di guerra. Il totale complessivo di missili lanciati è stato di circa 550, di questi una sessantina hanno raggiunto Israele. Il sistema anti-missile israeliano è riuscito ad abbattere circa l’85% di questi missili. Solo 8 hanno impattato i centri urbani (nessuna installazione militare è stata mirata…) e purtroppo hanno causato 29 vittime (28 civili). Questo straordinario risultato è stato possibile per una coordinata e efficiente strategia militare: intelligence accurata che ha permesso di individuare ed eliminare la maggior parte delle rampe di lancio dei missili (la maggior parte mobili), i depositi di missili balistici (quasi tutti sotterranei) e soprattutto la maggior parte dei vertici militari responsabili del programma missilistico; una superiorità aerea senza precedenti che ha permesso all’aviazione israeliana di operare in profondità in territorio iraniano con aerei e droni; una difesa anti-missile che non ha uguali al mondo e che ha intercettato la quasi totalità dei missili lanciati verso i centri abitati di Israele. Pensare di poter avere una copertura del 100% è irragionevole. Però è sufficiente pensare a quello che sarebbe successo se 60 missili balistici avessero raggiunto i centri abitati fa ancora gelare il sangue. Lo stesso ragionamento lo si può fare per le molte centinaia di droni lanciati dall’Iran la cui quasi totalità è stata abbattuta con un innovativo sistema di guerra elettronica che ha permesso all’esercito di far cadere i droni prima che raggiungessero il territorio israeliano. Per contro, i danni inflitti alle istallazioni militari e nucleari iraniane sono stati enormi. Ci vorranno anni prima che l’Iran sia in grado di ricostruire tale apparato (sempre se sarà in grado di farlo), questo perché Israele ha decapitato i vertici militari e ha eliminato i più importanti scienziati nucleari, inoltre perché i danni subiti richiederanno centinaia di miliardi di dollari che l’asfittica economia iraniana farà sempre più fatica a reperire (soprattutto se continueranno le sanzioni internazionali). Non ultimo per importanza è stato il contributo americano nel distruggere e/o danneggiare pesantemente, le tre più importanti istallazioni nucleari: Fordow, Natanz e Isfahan. Solo loro hanno le bombe (MOP) per penetrare in profondità e gli aerei per poterle sganciare. Il loro coinvolgimento diretto a fianco di Israele è un evento epocale che non va sottostimato. Tale enorme successo militare è stato ottenuto senza perdere neanche un aereo (Israele ha perso 3 o 4 droni in tutto) anche questo è un risultato senza precedenti nella storia militare (soprattutto in considerazione che la IAF operava a oltre 1.500 km di distanza).

In molti si sono lamentati del fatto che Israele “non ha finito il lavoro”. Questi si dimenticano però che l’Iran è ottanta volta più grande di Israele ed è distante oltre 1.500 km. Quanto tempo ci sarebbe voluto? Nessuno lo sa perché probabilmente l’ottima intelligence non conosce il 100% delle istallazioni militari e nucleari. Le più grandi e importanti sono state colpite, le altre sono ancora intatte. Però soprattutto dimenticano il costo di questa impresa militare. I costi economici diretti e indiretti sono giganteschi (oltre ai costi in vite umane). Perciò è utile capire se proseguire la guerra avrebbe portato benefici strategici superiori al costo per ottenerli. Vediamo alcune cifre. Israele ha avuto costi diretti di 1.45 miliardi di dollari nelle sole prime 48 ore di operazioni militari. Nei restanti 10 giorni la spesa miliare si è attestata a circa 725 milioni al giorno tra operazioni di attacco e intercettazione dei missili iraniani (dati pubblicati dal giornale economico israeliano Catalist). Quindi il costo complessivo per Israele, è stato di quasi 9 miliardi di dollari in costi diretti in solo 12 giorni di guerra. A questi, si devono sommare tutti i costi indiretti: chiusura di tutte le attività economiche, chiusura dell’aeroporto internazionale e dei porti, distruzioni causate dai missili iraniani, perdita di ulteriori civili. A tutto questo bisogna aggiungere che per uno Stato dalle dimensioni di Israele non è sostenibile impiegare centinaia di aerei contemporaneamente 24 ore al giorno per un tempo indefinito. Gli aerei richiedono manutenzione e i piloti riposo. L’azione militare intrapresa è stata talmente straordinaria da apparire banale e semplice, ma così non è perché richiede una logistica altrettanto straordinaria e una perfezione di tutti i reparti coinvolti. Cosa sarebbe successo se alcuni aerei fossero caduti per malfunzionamento o abbattuti? Sarebbe iniziato un coro di critiche e molto probabilmente un rinvigorimento dell’Iran. Infine non vanno dimenticate le probabili pressioni internazionali contro il proseguimento della guerra. Perciò il ragionamento da fare è: era per Israele sostenibile il costo di una guerra prolungata rispetto agli ulteriori benefici militari che si potevano ottenere? Molto probabilmente no. Tanto è vero che Israele già alcuni giorni prima aveva mandato segnali di apertura per un cessate il fuoco. Il fatto che non si sia scatenata una crisi petrolifera è un ulteriore vantaggio per Israele dal punto di vista diplomatico.

Ripercussioni.

Israele, per la prima volta dal ’73, ha ripristinato una vera deterrenza militare. Infatti nessuno è corso in aiuto dell’Iran: Hezbollah, Houti e altre milizie non hanno partecipato in nessun modo alla guerra. Il mondo arabo sunnita è stato totalmente silente e quasi accondiscendente. Gli USA si sono schierati in modo netto e attivo al fianco di Israele. L’Europa fanfaronesca non si è opposta all’azione militare e non ha condannato Israele come suo solito. Il mondo non è stato ricattato con l’arma del petrolio.

Le operazioni sotto copertura, in Iran, continueranno e se sarà necessario saranno effettuate ulteriori missioni mirate nei siti più pericolosi. All’Iran serviranno molti anni per poter rimpiazzare i sistema di difesa anti-aerea perduti in questa guerra e soprattutto i vertici militari eliminati. Ma come si è visto la migliore tecnologia anti-aerea russa (S-300 e S-400) può davvero poco contro la tecnologia di USA e Israele. Questo è sicuramente un grande deterrente contro ulteriori aggressioni. Ora Israele deve finire le operazioni a Gaza e eliminare ciò che rimane di Hamas.

Se oggi non è riconosciuta una piena vittoria di Israele è perché al potere c’è Netanyahu, e per molti questo è un ostacolo ideologico più grande che riconoscere la vittoria sul campo.


takinut3@gmail.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT