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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Giornale Rassegna Stampa
25.06.2025 Il nemico al tappeto e gli Usa al fianco. Israele può esultare
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 25 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Il nemico al tappeto e gli Usa al fianco. Israele può esultare»

Riprendiamo da IL GIORNALE di oggi 25/06/2025 a pag. 1 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Il nemico al tappeto e gli Usa al fianco. Israele può esultare".

Fiamma Nirenstein
Dopo 12 giorni di guerra aperta fra Iran e Israele la dittatura islamica ha subito una sconfitta che rappresenta una svolta storica nei rapporti di forza del Medio Oriente, Khamenei e altri prima di lui hanno predicato la distruzione dello Stato ebraico per 46 anni ma alla prova dei fatti è Israele ad aver conseguito una vittoria strategica sull'Iran e sui gruppi terroristi emanazione della teocrazia di Teheran

Ci vorrà un po’ di tempo perché il significato rivoluzionario di quello che è avvenuto durante la guerra dei Dodici Giorni diventi chiaro a tutti. In realtà è semplice: uno dei migliori risultati strategici e diplomatici che Israele abbia mai raggiunto, paragonabile alla guerra dei Sei Giorni, un Paese da 10 milioni di abitanti contro un colosso da 90. Il risultato è nascosto: in primo piano il tragico colpo inferto a Beersheba, uccidendo e ferendo famiglie nei rifugi. La propaganda dei mullah iraniani, con i patetici proclami di vittoria di un regime ferito a morte che si aggrappa all’investimento disastroso di costruire un’arma atomica per distruggere Israele e ricattare il mondo, in cui ha perduto miliardi di dollari sottratti alla vita del Paese. C’è un altro schermo che cela l’evento maggiore, ed è quello del teatro, delle battute di Trump: "What a fuck they are doing", mentre sale sull’elicottero che lo porta verso la Nato. Là il cessate il fuoco deve splendere e Israele gli rovina il lavoro volando per rispondere a un attacco che ha violato la tregua. Era già successo un’altra volta, quando gli Hezbollah a novembre in piena tregua spararono due missili. Israele risponde alle provocazioni: Hezbollah ricevette 40 attacchi, da allora stanno quieti. Ma stavolta, dopo una telefonata molto diretta, c’è stata un’inversione a u degli aerei dopo una botta simbolica su Teheran.

Ma, oltre gli schermi, la sostanza consiste nella grande svolta storica: Khamenei ha perso la possibilità di acquisire l’atomica, è stato raggiunto lo scopo centrale, pluridecennale, di Netanyahu. Ron Dermer ne è stato più del braccio destro, tessitore di risultati equilibrati, consapevoli delle esigenze americane, prive di aspirazioni estreme. Durante le operazioni dell’Idf a 2mila km di distanza non un jet è stato abbattuto, non un aviere ucciso. Hanno fatto a pezzi fabbriche di missili e sistemi di difesa aerea; col Mossad hanno eliminato il network di scienziati, militari e uomini che lavoravano alla bomba, hanno distrutto la centrale tv e colpito la prigione di Evin dove l’Iran torturava i nemici del regime.

L’intervento Usa, taciuto fino all’ultimo è stato un regalo di prima mattina, coordinato da mesi, quando invece era negato da tutti quelli che immaginavano Netanyahu abbandonato da Trump. Adesso c’è chi pompa la versione della negazione dei danni giganteschi che invece hanno sicuramente portato i B2 che hanno scaricato sulle tre centrali le bombe bunker-buster mentre i sottomarini sparavano 30 Tomahawk per completare la distruzione. Il danno è tale che per anni, quali che siano le intenzioni di Khamenei, se uscirà dal nascondiglio, non saranno perseguibili comunque. La destituzione del regime è nelle mani del popolo iraniano adesso, qui si apre un capitolo nuovo per tutto il mondo che crede nella libertà. Ma un fatto è evidente: anche per la maggioranza di iraniani che odiano il regime il cambiamento sarà molto più agevole. Non ha più la riserva di terrorismo e energia nelle Guardie della Rivoluzione e fuori, nell’anello di terrore costruito con Hamas, Hezbollah, Houthy e regime siriano.

Cambia il vento, cambia il Medioriente e il mondo: Trump e Netanyahu consolideranno l’alleanza più conveniente per la pace e il benessere di chi si unisca, anche l’Europa: la sconfitta degli ayatollah porterà a una fioritura dei patti di Abramo e forse a una rapida sconfitta di Hamas. Israele, prova a respirare, cammina per le strade e fa la spesa, ricomincia a pensare a tornare a casa e a riaprire lo studio o la bottega, manda i bambini per un’ora a giocare al campo di calcio e fa il suo sogno più bello: che tornino a casa i rapiti, 20 di loro ancora vivi. I macellai superstiti che fecero male i loro calcoli certo ci pensano.

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