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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Riformista Rassegna Stampa
24.06.2025 L’assalto alla Bastiglia iraniana: la tirannia sta crollando
Commento di Aldo Torchiaro

Testata: Il Riformista
Data: 24 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Aldo Torchiaro
Titolo: «L’assalto alla Bastiglia iraniana: la tirannia sta crollando»

Riprendiamo dal RIFORMISTA, il commento di Aldo Torchiaro dal titolo "L’assalto alla Bastiglia iraniana: la tirannia sta crollando".

File:Aldo Torchiaro.png - Wikipedia
Aldo Torchiaro
L'assalto alla Bastiglia iraniana: la tirannia sta crollando
Israele ha colpito il carcere di Evin, simbolo della repressione iraniana, liberando dissidenti e sabotando le strutture del regime. L’opposizione parla di “muro di Berlino iraniano” e di fine imminente della teocrazia. L’intervento israeliano è contro la violenza orchestrata da Teheran, per liberare il popolo iraniano oppresso dal 1979

L’assalto alla Bastiglia iraniana sta avvenendo sotto ai nostri occhi. Increduli e perfino commossi. Del carcere di Evin sappiamo molte più cose di quelle che avremmo voluto saperne. Era il carcere dove è stata detenuta Cecilia Sala. Noi al Riformista abbiamo avuto e pubblicato le mappe interne di quella che è una autentica cittadella militare dove oltre duemila detenuti sono ammassati in decine di edifici diversi.

L’azione israeliana sul carcere di Evin

Quello dedicato ai dissidenti politici riguarda almeno cinquecento detenuti, torturati a turno in quelle “camere delle torture nere” di cui abbiamo già pubblicato sin troppi dettagli. Centocinquanta detenuti al giorno vengono avviati all’impiccagione o, più sbrigativamente, fucilati. Oggi Israele si sta dedicando ad abbattere i simboli del regime e ha preso di mira quel carcere. In azioni ripetute e chirurgicamente eseguite ha abbattuto i cancelli, i generatori di corrente, le torrette di guardia. Ha neutralizzato decine di pasdaran che erano pronti a mettere a morte i malcapitati – uomini e donne, giovani e anziani – che hanno arrestato perché sorpresi a manifestare per la libertà, la democrazia e la pace.

“Khamenei prepara la fuga, è il nostro muro di Berlino”

Questa attività distingue le operazioni israeliane: combattere per la pace, tentando di fornire alle opposizioni la forza necessaria ad emergere. Lo dicono gli iraniani dissidenti, riuniti in queste ore a Parigi dove è volato Reza Pahlavi. «Fonti credibili indicano che le famiglie di Ali Khamenei e di alti funzionari stanno preparando la fuga dall’Iran. Il regime è al capolinea in molte città, l’esercito è diviso, il popolo è unito. Le fondamenta di questa tirannia lunga 46 anni stanno crollando. Questo è il nostro muro di Berlino», dice il discendente diretto dello Shah. Pahlavi ha rievocato le lotte del passato: «Dalle proteste studentesche del 1999, al Movimento Verde, alle rivolte del 2017 e 2019, migliaia hanno sacrificato la vita per la liberazione dell’Iran. Oggi milioni di compatrioti continuano questa lotta. Non chiedono libertà: la stanno conquistando».

L’intervento di de-escalation

Oggi siamo al 14 luglio iraniano. La Bastiglia era questo, una prigione per detenuti politici. Liberarli ha dato il via, come è noto, alla Rivoluzione francese. E poi a quelle che si sono succedute, seguendola, in tutta Europa. Ecco che la forza degli eventi di Evin proietta la propria ombra sulla storia. Rendendo chiara una cosa: l’intervento in Iran è di de-escalation. Forse non tutti se n’erano accorti. L’escalation della guerra era già in corso da anni, in Medio Oriente: il raid militare del 7 ottobre – deciso a Teheran – ne ha toccato l’apice più crudele e violento, mostrando al mondo come l’Iran aziona i suoi proxy e muove Hamas, Hezbollah, Houthi e Jihad islamica in una spietata macchina di morte. Colpita dalla prima operazione di stabilizzazione della West bank, quella stessa macchina ha azionato la propaganda dopo aver perso il controllo sul suo ex protettorato di Gaza. Per la pace e la de-escalation ora è in campo Israele. La sua bandiera è oggi l’unica vera bandiera della pace.

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redazione@ilriformista.it

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