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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
24.06.2025 Infiltrati sciiti pronti a colpire in Occidente
Cronaca di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 24 giugno 2025
Pagina: 1/16
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «Cellule dormienti pronte a colpire l'America»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/06/2025, a pag. 1/16 con il titolo "Cellule dormienti pronte a colpire l'America", la cronaca di Andrea Morigi.

Princìpi non negoziabili» e Destra -
Andrea Morigi
La scelta di Trump di dare il colpo di grazia alle ambizioni nucleari della teocrazia iraniana potrebbe avere conseguenze in Occidente nella forma di attacchi terroristici, la specialità degli islamisti: ammazzare civili innocenti. Per questo vanno eliminati il più presto possibile.

Colpire nel mucchio è una strategia tipica dei terroristi islamici sunniti. Gli sciiti invece reclutano terroristi all’estero per colpire uno a uno i nemici della Repubblica islamica. Gli oppositori del regime degli ayatollah prima di tutto, bersagli facili pedinati anche nei Paesi dove sono ospitati come rifugiati politici.
Ma Farjad Shakeri puntava più in alto. Lo scorso settembre era stato incaricato da un dirigente della Guardia Rivoluzionaria iraniana di elaborare un piano per sorvegliare e infine far fuori nientemeno che il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump e la dissidente Masih Alinejad, già scampata a un attentato nel 2018. Quando il Dipartimento di Giustizia Usa ha desecretato le accuse penali per lo sventato complotto depositando gli atti alla corte federale di Manhattan, però, il sospetto, che a sua volta aveva assoldato dei sicari, si è reso irreperibile e da allora è latitante.
Questo non significa che i commando siano stati sciolti e messi in licenza. Anzi, sono cellule dormienti pronte a entrare in azione al momento giusto, su ordine dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran.
Tant’è che in circa 25 anni, dal 2000 all’ottobre scorso, 142 persone sono state indagate negli Stati Uniti per attività collegate a Hezbollah, prevalentemente per riciclaggio di denaro, frodi e contrabbando, ma anche per traffico di esseri umani, di armi e per spionaggio.
Lo rivela un rapporto del Program on Extremism della George Washington University, Propaganda, Procurement and Lethal Operations.
Iran’s Activities Inside America. E lo conferma un comunicato diffuso domenica dal dipartimento per la Sicurezza Interna degli Stati Uniti, in cui si avverte che «sono probabili attacchi informatici di basso livello contro le reti statunitensi da parte di hacker filo-iraniani». C’è di mezzo la vendetta per la morte di Qassem Soleimani, ucciso nel gennaio 2020 da un attacco Usa ma «la probabilità che gli estremisti violenti in Patria si mobilitino in modo indipendente per la violenza in risposta al conflitto aumenterebbe probabilmente se la leadership iraniana emettesse una sentenza religiosa che inviti alla violenza di rappresaglia contro obiettivi in Patria. Diversi recenti attacchi terroristici in patria sono stati motivati da sentimenti antisemiti o anti-israeliani, e il conflitto in corso tra Israele e Iran potrebbe contribuire a far sì che individui con sede negli Stati Uniti pianifichino ulteriori attacchi».
Ce n’è anche per l’Italia, dove nel 2022 il professor Ali Akbar Badiei della Al Mustafa International University di Qom, la città santa degli sciiti iraniani, ha avuto l’opportunità di insegnare all’Università di Palermo. Peccato che l’ateneo di provenienza sia finito nella lista nera degli Stati Uniti e del Canada e sottoposto a sanzioni perché considerato uno strumento della Forza Quds, il ramo dei Guardiani della Rivoluzione iraniani specializzato in operazioni di guerriglia e intelligence, che «utilizza l’Università Al Mustafa per sviluppare scambi di studenti con università straniere allo scopo di indottrinare e reclutare fonti straniere. Al Mustafa ha facilitato l’arrivo in Iran di turisti inconsapevoli provenienti dai Paesi occidentali, dai quali i membri della Forza Quds hanno cercato di raccogliere informazioni». Non solo, il campus della Al Mustafa a Qom è stato utilizzato «come campo di reclutamento per gli studenti pachistani da inserire nelle Brigate Zaynabiyoun». Non si tratta solo di penetrazione culturale, ma di jihad vero e proprio. E anche alcuni studenti palermitani sarebbero stati in trasferta presso le istituzioni accademiche persiane coinvolte.
Che la minaccia sia seria e precedente all’operazione Midnight Hammer - lo conferma un’indagine cipriota. Il 21 giugno un uomo sospettato di essere una spia iraniana è stato arrestato nei pressi della base aerea britannica di Akrotiri, a Cipro, con l'accusa di spionaggio e reati legati al terrorismo. La segnalazione era giunta da un servizio di intelligence straniero che segnalava un attentato imminente. L’uomo, di origine azera, avrebbe legami con i Guardiani della rivoluzione iraniani e sorvegliava, fin da metà aprile, la base della Royal Air Force che ospita i caccia Typhoon britannici, e la base aerea cipriota di Andreas Papandreou. In Italia, è stata rafforzata la sicurezza su un migliaio di siti sensibili che riguardano interessi Usa e israeliani.

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