Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Israele: la miglior difesa è l’attacco Commento di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 24 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «Israele: la miglior difesa è l’attacco»
Israele: la miglior difesa è l’attacco
Commento di Antonio Donno
La dittatura iraniana vuole distruggere Israele dal momento della sua fondazione, dal 1979, questo perchè si tratta di una teocrazia islamica votata completamente al terrorismo che non ha intenzione di accettare la presenza ebraica in Medio Oriente
Il bombardamento di Israele in Iran, seguito dall’intervento degli Stati Uniti, ha aperto un nuovo scenario nella storia del Medio Oriente. Si tratta di uno scenario che presenta punti positivi, ma un fattore di grande pericolo costituito dall’Iran. I paesi arabi della regione osservano l’evoluzione dei fatti, senza prospettare un loro eventuale intervento. Non è conveniente per questi Stati metter bocca in una situazione che potrebbe aggravarsi, soprattutto per dar man forte ad un paese sciita da parte del mondo sunnita della regione. Ma non è soltanto una questione religiosa. L’intervento di Gerusalemme e poi di Washington contro Teheran ha dato vita ad una nuova fase della storia del Medio Oriente, nella quale l’Iran gioca da solo un ruolo pericoloso per la stabilità della regione, ma soprattutto per se stesso. Il regime degli ayatollah ha fatto un passo più lungo della gamba.
La nascita del regime degli ayatollah, nel 1979, non suscitò, in un primo momento, particolare preoccupazione da parte dell’Occidente, ma non di Israele. Il mondo occidentale non riteneva possibile che il ripetuto progetto dell’Iran khomeinista di distruggere Israele fosse realizzabile; pensava che si trattasse della solita, bolsa retorica islamica contro un paese, Israele, che rappresentava comunque per il mondo islamico una presenza insopportabile, dunque da cancellare. Al contrario, Israele vide in quel nuovo regime un nuovo pericolo per la propria sopravvivenza. Il primo ministro israeliano, Menachem Begin, del Likud, avvertì il presidente americano, Jimmy Carter, democratico, che il crollo del regime dello Shah di Persia, amico degli Stati Uniti, e l’avvento al potere di Ruhollah Khomeini, il Grande Ayatollah, stava aprendo un fase assai pericolosa nella storia del Medio Oriente e del sistema politico globale.
Nonostante gli avvertimenti israeliani, gli Stati Uniti non intervennero, perché non intendevano entrare in contrasto con l’Unione Sovietica, in un periodo che vedeva una sostanziale distensione tra le due potenze; e, in secondo luogo, perché il nuovo regime khomeinista si poneva in contrapposizione agli Stati Uniti e a favore di un avvicinamento a Mosca. Così, il nuovo potere iraniano poté nel tempo assestarsi e consolidarsi. Fin dall’inizio, un punto fondamentale del programma del nuovo regime fu la distruzione di Israele, una presenza giudicata infame per un Medio Oriente islamico.
Il 1979 fu un anno cruciale per la storia del Medio Oriente. Fu firmato un trattato di pace tra Egitto e Israele, un momento decisivo per la storia mediorientale e del mondo intero. Un nemico storico di Israele, l’Egitto di Anwar al-Sadat firmò il trattato con Israele del primo ministro Menachem Begin, il 26 marzo 1979, a Washington. Ma, nello stesso anno, la rivoluzione di Khomeini in Iran rovesciò il regno dello Shah e dette vita ad un nuovo regime islamista, totalitario, e nemico giurato di Israele. Il Medio Oriente ebbe un nuovo volto, positivo da un lato, negativo dall’altro. Alcuni anni più tardi, nel 1994, Israele e Giordania firmarono un trattato di pace, anch’esso di portata decisiva per la storia della regione. I due trattati suscitarono grandi proteste negli ambienti anti-israeliani del mondo arabo, ma sia l’Egitto, sia la Giordania, erano ormai stanchi di subire pesanti sconfitte da parte di Israele. Negli anni successivi, tuttavia, il regime degli ayatollah iraniani si definì come il nemico mortale dello Stato ebraico. I fatti odierni lo stanno a dimostrare.
L’attacco israeliano alle postazioni nucleari dell’Iran ha interrotto il processo negoziale tra Stati Uniti e Iran. Almeno per il momento. Netanyahu ha deciso di attaccare l’Iran perché teme che un accordo tra Teheran e Washington possa permettere al regime di iraniano non solo di sopravvivere, ma soprattutto di continuare nascostamente a lavorare per giungere definitivamente al nucleare, non per fini civili, ma per completare il progetto al quale aspira fin dalla nascita del regime khomeinista: la distruzione di Israele. L’attacco israeliano alle postazioni nucleari di Teheran ha costretto Trump ad intervenire a sua volta, bloccando di fatto gli incontri negoziali tra Stati Uniti e Iran. Comunque, lo scenario mediorientale è in movimento e Israele è pronto a fare la sua parte per difendersi, attaccando se necessario.