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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
22.06.2025 L’attacco di Israele: Khamenei vede la fine
Analisi di Dario Mazzocchi

Testata: Libero
Data: 22 giugno 2025
Pagina: 6
Autore: Dario Mazzocchi
Titolo: «Khamenei vede la fine e nomina i successori. Hezbollah lo abbandona»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/06/2025, pag. 6, con il titolo "Khamenei vede la fine e nomina i successori. Hezbollah lo abbandona", il commento di Dario Mazzocchi. 


Dario Mazzocchi

Khamenei come un topo in trappola. Abbandonato dagli Hezbollah, inizia a scegliere il suo successore. Colpito da Israele e Usa, dimostra di essere una tigre di carta.

L’Iran? Vuole parlare con gli Stati Uniti e non con i Paesi europei, nonostante le buone intenzioni dal vertice di venerdì a Ginevra. Le parole del presidente americano Donald Trump scompigliano – come spesso accade – gli scenari diplomatici delle ultime ore che tentano di trovare una quadra per fermare le ostilità con Israele. L’affermazione decisa dell’inquilino della Casa Bianca è arrivata mentre raggiungeva il New Jersey per partecipare a un evento della sua base elettorale, quella fedele alla linea “America First” che non vede di buon occhio un coinvolgimento della nazione in affari internazionali.
«L’Iran non vuole parlare con l’Europa, vuole parlare con noi: l’Europa non sarà utile in questa cosa», ha sostenuto Trump mentre scorrono i giorni che separano l’amministrazione repubblicana dall’intervento militare o meno a sostegno di Gerusalemme, con la deadline fissata fra due settimane e con i bombardieri B-2 che hanno lasciato le basi in Missouri per dirigersi verso l’isola di Guam, avamposto nell’Oceano Pacifico anche per le operazioni in Medio Oriente. Sono i velivoli che possono trasportare la GBU-57, detta “bunker buster”, l’ordigno anti-bunker che per alcuni analisti ha le maggiori probabilità di danneggiare l’impianto di arricchimento dell’uranio di Fordow, secondo per importanza strategica solo a quello di Natanz.
Il capo di Stato francese, Emmanuel Macron, però ci crede nella possibilità di mediazione europea e così ieri ha sentito telefonicamente il presidente iraniano Masoud Pezeshkian: una conversazione per avere da una parte rassicurazioni sulla liberazione di due cittadini transalpini detenuti nelle carceri del regime sciita (Cécile Kohler e Jacques Paris, accusati di spionaggio e arrestati il 7 maggio 2022), dall’altra per ottenere «piene garanzie» sulla natura del programma nucleare. L’Eliseo ha ribadito che «l’Iran non deve acquisire armi atomiche» e che occorre rilanciare trattative che coinvolgano Washington. Una replica di quanto emerso dal summit svizzero in cui la Francia era già stata rappresentata dal ministro degli Esteri, Jean Noël Barrot. Uno dei punti avanzati dalla rappresentanza iraniana è stata la necessità di un cessate il fuoco israeliano per tornare a discutere anche con gli Stati Uniti: ipotesi scartata direttamente da Trump, che nella serata di venerdì aveva ritenuto impensabile proporre una tregua al primo ministro Benjamin Netanyahu, dato che «Israele sta vincendo».
A dimostrarlo sarebbe anche la richiesta di aiuto del regime a Hezbollah: a Naim Qassem, segretario generale dellla milizia, sarebbe stato chiesto di lanciare missili contro Israele.
Il leader libanese avrebbe però rifiutato di partecipare al conflitto: Hezbollah ne uscirebbe disintegrata. Dai vertici militari israeliani è giunta conferma di un secondo attacco mirato, nella notte tra venerdì e sabato, contro l’impianto nucleare di Isfahan «per neutralizzare ulteriori componenti significative» del programma di arricchimento dell’uranio. «Israele continuerà a eliminare tutti i componenti del programma nucleare militare del regime», è il messaggio del governo Netanyahu: secondo le notizie dell’agenzia iraniana Mehr, rilanciate dai media israeliani, un drone ha colpito l’abitazione dello scienziato Isar Tabatabai-Qamsheh, uccidendo lui e la moglie. Il cerchio si stringe sugli obiettivi sensibili e tra loro c’è la guida spirituale del regime, l’ayatollah Ali Khamenei.
Secondo il New York Times, avrebbe indicato tre nomi per eventuali successori in caso di morte: la scelta finale spetta all’Assemblea degli esperti, l’organo istituzionale incaricato di nominare, sorvegliare e rimuovere – se necessario – la guida suprema.
Una prassi che, come riporta il quotidiano americano, richiede solitamente tempo, elemento che viene meno in questo frangente, e ci sarebbe già un favorito, il figlio dell’ayatollah, Mojtaba Khamenei. All’indiscrezione del Times si aggiunge quella del sito Axios che racconta di un tentato incontro in settimana tra funzionari iraniani e statunitensi a Istanbul, con il placet di Trump e del presidente turco Recep Erdogan, saltato perché non è arrivato il via libera di Khamenei, ormai introvabile. L’esercito iraniano, nel frattempo, ha risposto alle azioni israeliane con missili e droni diretti soprattutto a nord di Tel Aviv che avrebbero provocato tra i 5 e i 24 morti e oltre 60 feriti. Un membro dei Pasdaran è stato arrestato a Cipro con l’accusa di pianificare un attentato: l’uomo, secondo le fonti locali, viveva in un appartamento vicino alle basi militare britanniche dislocate sull’isola.
L’Aeronautica israeliana ha invece riferito che, dal 13 giugno, ha intercettato 470 droni nemici e che nella scorsa notte «il tasso di intercettazioni riuscite è stato del 99%». Nuove esplosioni sono state avvertite, a partire dal pomeriggio di ieri, nel sud-ovest iraniano.

 

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