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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
21.06.2025 Perché la guerra di Israele contro l’Iran
Analisi di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 21 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «Perché la guerra di Israele contro l’Iran»

Perché la guerra di Israele contro l’Iran
Analisi di Antonio Donno

Iran, manifestazioni di regime, contro Israele, dal 1979. Il regime degli ayatollah mira alla distruzione dello Stato ebraico da subito e se si dotasse di armi nucleari lo potrebbe fare. Trump, con il suo attendismo e l'ostinazione a voler raggiungere un accordo, sta facendo solo il gioco del regime.

Trump si è preso ben due settimane di tempo per decidere se coadiuvare Israele nell’attacco all’Iran al fine di eliminare il potenziale nucleare del paese degli ayatollah. Come dire che, se Israele dovesse farcela da solo, sarebbe tanto di guadagnato per gli Stati Uniti. Infatti, Trump insiste nel voler portare avanti i negoziati con Teheran e gli stessi iraniani sarebbero ben contenti di proseguire in trattative inutili al fine, a questo punto, di riparare i danni provocati dall’attacco israeliano. Trump, dunque, con il suo attendismo, fa il gioco del regime iraniano che, nelle circostanze attuali, teme di non sopravvivere all’azione militare di Gerusalemme.

     Fin dalla sua nascita, nel 1979, il regime degli ayatollah ha dichiarato esplicitamente che il suo fine sarebbe stato quello di distruggere lo Stato sionista ed eliminare dal Medio Oriente una macchia vergognosa rappresentata da un’entità non islamica. Da quel momento in poi, il regime degli ayatollah ha utilizzato i due gruppi terroristici di Hamas e Hezbollah per raggiungere il suo scopo, senza impegnarsi direttamente in una guerra che poteva essere disastrosa, in considerazione del potenziale militare di Israele e dell’eventuale appoggio americano allo Stato ebraico. Sono passati diversi decenni da quella fatidica data che ha modificato l’assetto politico del Medio Oriente, ma il progetto politico di Teheran di eliminare Israele non è mutato. Oggi, il Medio Oriente si presenta modificato per una seconda volta a causa del crollo del regime di Assad in Siria, della posizione defilata assunta dall’Iraq del presidente Abdul Latif Rashid e dagli esiti positivi degli “Accordi di Abramo”, che Teheran non ha mai digerito. Infatti, il trattato tra Israele, Stati Uniti e Emirati Arabi Uniti – appunto gli “Accordi di Abramo” –, seguiti da quelli tra Israele e Bahrein, hanno dato un volto nuovo alla regione, ponendo Israele in una posizione di maggiore sicurezza. A ciò si devono aggiungere i passi positivi che si sono avuti nei rapporti tra Israele e l’Arabia Saudita, anche grazie alla mediazione del presidente americano, rapporti che si sono in parte incrinati a causa dell’attacco di Israele al regime degli ayatollah. Ma occorre anche dire che Riyad non ha mai visto di buon occhio il regime sciita che governa l’Iran.

     Israele sta conducendo da solo una guerra fondamentale per la propria sopravvivenza contro un Iran che si sta munendo dell’arma nucleare. Trump ritiene che un accordo con Teheran potrebbe portare alla sospensione dell’arricchimento dell’uranio da parte del regime iraniano o al suo completamento esclusivamente per scopi civili. È un obiettivo ambizioso, questo di Trump, un obiettivo che, se raggiunto, conferirebbe un prestigio molto significativo al presidente americano a livello internazionale. Ma è un’illusione. Il regime degli ayatollah non rinuncerà mai al suo obiettivo storico, di grande impatto ideologico e religioso: la cancellazione dello Stato degli ebrei dalla mappa del Medio Oriente. Lo Stato degli ebrei: la presenza degli ebrei, seppur in una porzione limitata del Medio Oriente islamico, è un’offesa intollerabile per l’Islam. Di qui l’odio atavico degli islamici per gli ebrei di Israele, che, tra l’altro, hanno inflitto sconfitte insopportabili al mondo islamico dalla nascita di Israele, nel 1948, sino ad oggi.

     Ma oggi il mondo islamico mediorientale, con esclusione dell’Iran, ha messo da parte ogni velleità di distruggere Israele, addivenendo, anzi, ad accordi economici con Gerusalemme e traendone vantaggi importanti. Il mondo arabo sta assistendo silenzioso all’attacco israeliano contro l’Iran, senza prendere posizione, per non creare fratture insanabili in seno al mondo dell’Islam. Tuttavia, non è da escludere che la sconfitta del regime degli ayatollah da parte di Israele non sia ben vista dal mondo arabo sunnita, che così si libererebbe da una presenza potenzialmente pericolosa per la stabilità della regione mediorientale. In sostanza, si deve dire che, per gli Stati arabi che oggi convivono pacificamente con Israele, il quadro politico mediorientale attuale è reso fosco soltanto da uno Stato, l’Iran, che tende a sovvertire tale quadro puntando alla distruzione di Israele per mezzo di una guerra che destabilizerebbe profondamente il Medio Oriente. Ecco il motivo per il quale Israele combatte una guerra contro l’Iran: per sé e per una stabilità regionale complessiva.

 

Antonio Donno
Antonio Donno


takinut3@gmail.com

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