lunedi` 16 giugno 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.06.2025 Zohran Mamdani è il Ken Livingstone di New York City
Commento di Ben Cohen

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Ben Cohen
Titolo: «Zohran Mamdani è il Ken Livingstone di New York City»

Zohran Mamdani è il Ken Livingstone di New York City
Commento di Ben Cohen
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.jns.org/zohran-mamdani-is-the-ken-livingstone-of-new-york-city/

Zohran Mamdani, candidato sindaco di New York, in testa ai sondaggi, è esponente dell'estrema sinistra. Quella stessa sinistra che odia lo Stato ebraico. Potrebbe essere l'equivalente americano di Ken Livingstone (detto "Ken il rosso"), il sindaco di Londra che appoggiò le ragioni dei jihadisti dopo l'11 settembre.

Sono passati più di 20 anni da quando mi sono trasferito con la mia famiglia da Londra a New York. Furono molte le ragioni per cui  avevamo deciso di attraversare l'oceano, con in cima alla lista  l’opportunità di lavoro e la possibilità di una nuova vita in America, ma c'erano anche considerazioni profondamente personali. Per quanto amassi Londra, e la amo ancora, mi ritrovai sempre più in ansia al pensiero di crescere due ragazzi ebrei nella mia città natale. Non volevo che la paura dell'antisemitismo diventasse determinante per la scelta delle scuole o dei quartieri dove saremmo stati disposti a vivere. E a quel tempo – con le atrocità dell'11 settembre ancora vive, un'ondata di attentati suicidi palestinesi in Israele e una guerra contro il regime di Saddam Hussein che aveva portato ad una prolungata occupazione dell'Iraq guidata dagli Stati Uniti – questa non era una paranoia superficiale, ma un insieme di preoccupazioni reali e verificabili.

Se si potesse dire che una singola persona incarnasse queste preoccupazioni, quella era il sindaco di estrema sinistra di Londra, Ken Livingstone. Durante il suo mandato dal 2000 al 2008, l'odio di Livingstone per Israele fece sì che i suoi rapporti con la comunità ebraica della capitale britannica fossero, nella migliore delle ipotesi, tesi e incrinati, e, nella peggiore, apertamente ostili.

Dopo l'11 settembre, Livingstone si schierò saldamente con coloro che sostenevano che la morte e la distruzione causate da Al-Qaeda fossero in ultima analisi colpa della politica estera statunitense, e che gli americani si fossero essenzialmente attirati tutto questo addosso da soli. Con l'avvicinarsi della guerra contro Saddam, Livingstone appoggiò con entusiasmo la coalizione “Stop the War”, un sinistro gruppo di stalinisti irriducibili e islamisti radicali che in breve tempo si ritrovò al vertice di un movimento di protesta di massa. Il caso più noto fu la sua amicizia con un teologo dei Fratelli Musulmani residente in Qatar, il defunto sceicco Yusuf al-Qaradawi: l’aveva falsamente descritto come un moderato in grado di distogliere i giovani musulmani arrabbiati da quella spazzatura antisemita, misogina e omofoba che era promossa dallo stesso sceicco. Come leader del Greater London Council negli anni '80, quando era la bestia nera del Primo Ministro Margaret Thatcher, così come negli anni successivi al suo abbandono dell'incarico di sindaco, Livingstone non si è mai tirato indietro dall'approvare e ripetere a pappagallo i miti antisionisti più primitivi ed estremi. Sentite questa perla del 2016: “Quando Hitler vinse le elezioni nel 1932, la sua politica era che gli ebrei dovessero essere trasferiti in Israele. Lui stava sostenendo il sionismo prima che impazzisse e finisse per uccidere 6 milioni di ebrei.” Per quanto scandaloso possa sembrare – affermare che Hitler, un antisemita genocida, fosse stato a favore della semplice deportazione degli ebrei in uno Stato che in realtà non esisteva nel 1932, un anno prima di diventare cancelliere della Germania – questo genere di cose era all'ordine del giorno con Livingstone. Mentre seguivo le sue dichiarazioni dal mio nuovo punto di osservazione a New York dopo il 2004, provavo un misto di sollievo per il fatto che i miei due bambini piccoli non vivessero in quell'ambiente avvelenato, e di senso di colpa per il fatto che i miei connazionali ebrei a Londra non avessero altra scelta che conviverci. Forse i miei nodi stanno per tornare al pettine. A novembre, a New York si terranno le elezioni per il sindaco e, al momento, un candidato che ricorda vagamente Livingstone è in vetta ai sondaggi. Zohran Mamdani è un sostenitore dei Democratic Socialists of America (DSA).  Nonostante le posizioni ampiamente filo-israeliane del suo fondatore, l'intellettuale socialdemocratico Michael Harrington, i DSA sono ora la roccaforte politica di vari maoisti e di altri rivoluzionari performativi che detestano lo Stato ebraico e ne chiedono l'eliminazione. Una fazione all'interno dei DSA sta persino chiedendo il rilascio di Elias Rodriguez, l'assassino antisemita che ha ucciso a colpi d'arma da fuoco una giovane coppia israeliana il mese scorso a Washington, DC, in nome di una “Palestina libera.” Il fatto che un candidato completamente inesperto, con legami con tali gruppi, abbia una reale possibilità di vincere le elezioni a sindaco la dice lunga sul periodo in cui viviamo. Dimostra anche quanto inutilmente divisiva sia la questione della “Palestina” nel contesto americano. Ad esempio, condivido la preoccupazione di Mamdani per i prezzi esorbitanti dei nostri supermercati e per la mancanza di alloggi a prezzi accessibili in tutta la città – diamine, senza la sua ossessione per la “Palestina”, potrei persino essere tentato di votarlo! Ma proprio a causa della sua ossessione per la “Palestina”, io, come molti altri ebrei newyorkesi, non posso che oppormi a lui implacabilmente. Un'amministrazione Mamdani sarebbe preoccupante su almeno due fronti. In primo luogo, ha manifestato la sua disponibilità a sfidare le leggi statali e federali contro la campagna antisemita di “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni” (BDS) che prende di mira solo Israele; l'idea che la città più ebraica al di fuori di Israele possa essere guidata da qualcuno che vuole isolare lo Stato ebraico come primo passo verso la sua eliminazione finale, che è l'obiettivo esplicito del BDS, è grottesca.  In secondo luogo, il movimento di protesta pro-Hamas, di cui Mamdani fa parte, rappresenta attualmente la più grande minaccia per gli ebrei in America, nelle strade delle nostre città, nei nostri campus e, sempre più, nelle nostre istituzioni politiche. In un momento in cui i delinquenti pro-Hamas hanno aggredito bambini chassidici, molestato studenti ebrei, vandalizzato edifici comunitari ebraici e si sono dedicati a veri e propri omicidi, gli ebrei di New York hanno bisogno della piena protezione di un Dipartimento di Polizia di New York rafforzato e adeguatamente formato, non di giustificazioni per la nauseante violenza generata da un movimento in cui Mamdani si identifica. “Non c'è bisogno di visitare Israele per difendere gli ebrei newyorkesi”, ha detto Mamdani la scorsa settimana durante un incontro con esponenti ebrei di sinistra in una sinagoga dell'Upper West Side. “Credo che difendere gli ebrei newyorkesi significhi incontrare effettivamente ebrei newyorkesi ovunque si trovino, che si tratti delle loro sinagoghe e dei loro templi, delle loro case, della banchina della metropolitana o di un parco, ovunque si trovino.” Da un lato, questa è un'affermazione vacua.  Dall'altro, è completamente stonata, perché se incontri ebrei newyorkesi in metropolitana, dove chi indossa la kippah è vulnerabile ad aggressioni verbali e fisiche, o al bancone di un bar, o in qualsiasi altro luogo si trovino, ti diranno di non ricordare un tempo in cui questa grande città sia stata un luogo così ostile per i suoi residenti ebrei. E la ragione di ciò è la “Palestina.”

Non voglio che New York faccia la fine di Londra sotto Livingstone. Con l'avvicinarsi delle elezioni, dobbiamo impiegare tutti i mezzi per garantire che la candidatura di Mamdani venga respinta e tenere la “Palestina” fuori dalla politica di New York.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen


takinut3@gmail.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT