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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
15.06.2025 Israele attacca l'Iran per eliminare il regime degli Ayatollah
Commento di Antonio Donno

Testata: Informazione Corretta
Data: 15 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: «Israele attacca l'Iran per eliminare il regime degli Ayatollah»

Israele attacca l'Iran per eliminare il regime degli Ayatollah
Commento di Antonio Donno

Operazione Rising Lion: quali obiettivi e persone sono stati colpiti da  Israele in Iran | Euronews
C'è poco spazio per le opinioni, l'Iran non è mai stato così vicino a creare una bomba atomica, e un suo eventuale successo rappresenterebbe una minaccia esistenziale per Israele e il mondo intero. L'attacco di Israele è una mossa magistrale. Israele lotta per la sua sopravvivenza.

“Missioni eccellenti”. Così Trump ha commentato gli attacchi aerei israeliani sui punti nevralgici dell’Iran, eliminando anche i massimi esponenti della tecnologia nucleare di Teheran. È facile per Trump giudicare ora, e in questo modo, l’azione fulminea di Gerusalemme nei confronti dei suoi nemici; se il presidente americano avesse continuato a traccheggiare con gli ayatollah iraniani in trattative che avrebbero conseguito esiti traballanti e incerti – complessivamente favorevoli ancora ai nemici di Israele –, e se Israele avesse atteso la conclusione di tali trattative, l’azione che Gerusalemme ha condotto con grande efficacia contro l’Iran non avrebbe avuto luogo. Al contrario, Netanyahu e i suoi hanno rotto le inutili attese e hanno attaccato l’Iran, mettendo Trump di fronte al fatto compiuto. Trump ha dovuto accettare l’azione dello Stato ebraico, definendo le operazioni militari di Gerusalemme contro l’Iran come “missioni eccellenti”.

     Hanno fatto bene Netanyahu e i capi militari di Israele a rompere gli indugi; temevano – e giustamente – che la volontà americana di giungere a un compromesso sul nucleare con il regime sanguinario di Teheran avrebbe bloccato lo scontro tra Israele e l’Iran in una condizione di grande pericolo per Gerusalemme e concesso agli iraniani una sorta di lasciapassare per una nuova fase di incremento del potenziale nucleare, che Teheran avrebbe utilizzato nascostamente e probabilmente senza concedere alcuna possibilità di controllo internazionale, come è sempre avvenuto nel passato, quando il regime ha invocato il segreto di Stato per impedire agli ispettori internazionali di accedere ai luoghi cruciali dove gli scienziati iraniani lavoravano per assicurare al loro paese la definitiva capacità nucleare da mettere in atto contro lo Stato ebraico.

     Per questo motivo, l’attacco israeliano all’Iran durerà il tempo necessario per eliminare il regime degli ayatollah e favorire un regime change. Impresa di enorme impegno, ma indispensabile, improcrastinabile, anche per un popolo – quello iraniano – sottoposto alle vessazione da parte di un regime terribile. Questo è il messaggio che Netanyahu ha inviato agli iraniani: “Mentre noi raggiungiamo i nostri obiettivi, stiamo anche spianando la strada affinché voi possiate raggiungere il vostro, che è la libertà”. Ma questa libertà potrà essere conseguita soltanto distruggendo il regime sanguinario che imperversa in Iran. Tuttavia, tale distruzione dovrebbe colpire nel profondo un regime, che, nel corso dei decenni, ha acquisito una forza molto grande in seno alle strutture politiche del paese (un esempio, tra i tanti, sono i Guardiani della Rivoluzione) e anche all’interno della società iraniana, in particolare tra le vecchie generazioni, che, nonostante la grave crisi economica in atto, continua a sostenere il regime. Diversa è la condizione della gioventù iraniana, per la quale il futuro è nero: essa rappresenta forse l’arma interna che potrà rovesciare gli ayatollah al potere. Si sussurra che i giovani iraniani sostengano l’attacco militare israeliano e sperino che esso si protragga nel tempo sino all’esito finale: la cancellazione del regime al potere.

     Netanyahu ha rotto gli indugi e ha fatto bene. Forse, l’attacco poteva essere lanciato qualche tempo fa, ma oggi le trattative in corso fra Trump e gli ayatollah possono avere esiti che non permetterebbero più l’azione militare di Israele. Netanyahu non ha atteso il “via libera” di Trump, perché il presidente americano, dopo aver ritirato le sanzioni contro Teheran decise durante il suo primo mandato presidenziale, tende a negoziare con gli iraniani un accordo sull’incremento dell’energia nucleare esclusivamente per scopi civili. Non è difficile prevedere l’esito nel tempo che questo accordo avrebbe prodotto: Teheran avrebbe continuato nel suo lavoro sul nucleare, aggirando qualsiasi compromesso raggiunto con gli Stati Uniti.

Antonio Donno
Antonio Donno

takinut3@gmail.com

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