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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Avvenire Rassegna Stampa
12.06.2002 13/6/02 Avvenire Molto corretto
Plauso all'Avvenire

Testata: Avvenire
Data: 12 giugno 2002
Pagina: 1
Autore: Vittorio E. Parsi
Titolo: «Terrorismo & strategie»
Terrorismo & strategie

Raggelante scudo con i calcinacci delle Twin Towers

Vittorio E. Parsi

L'orologio del terrore ritorna a far udire i suoi cupi rintocchi: azzerando i mesi di pseudonormalità trascorsi dall’11 settembre, ci ricorda che viviamo da allora sotto la costante minaccia del fondamentalismo estremista, che il concetto stesso di normalità è cambiato da quella tragica data. Nel frattempo, una lunga campagna militare è in corso con alterne fortune, la violenza è riesplosa in Medio Oriente, e da ieri sappiamo che rudimentali bombe radioattive potrebbero prima o poi riuscire a penetrare le nostre difese, solo che si abbassi anche di poco la guardia. La straordinaria, e quasi inevitabile ondata di ottimismo sulle sorti del mondo che aveva accompagnato il crollo del Muro di Berlino nel novembre 1989 è venuta giù con i calcinacci delle Twin Towers. E qualcosa di impensabile, di raggelante, si profila. Un nuovo muro sta iniziando a essere edificato: suo scopo dichiarato è quello di proteggere la popolazione civile di Israele dai terroristi suicidi, che provengono da quei campi profughi in cui i loro stessi "alleati e fratelli" li han lasciati per decenni a covare odio e disperazione. La muraglia è la risposta disperata della democrazia israeliana di fronte al terrorismo "locale" che minaccia la vita dei suoi cittadini. Comunque la si voglia giudicare in termini etici, non può certo essere una fonte di ispirazione per la nostra lotta contro il terrorismo globale: è sicuro infatti che nessuna grande muraglia ha senso in termini di efficacia quando i terroristi che dovrebbe bloccare possono provenire dal mondo intero. Alla piaga del terrorismo le democrazie hanno il dovere di rispondere: innanzitutto con strategie di intelligence coordinate tra gli alleati, innovative e adeguate alla gravità della minaccia; e poi con tutti i mezzi che le circostanze richiederanno. Difendere se stesse e tutelare le vite dei cittadini che in esse confidano è un dovere morale per le istituzioni democratiche. Se le democrazie si mostrassero incapaci, o deboli di fronte all’attacco del terrorismo, inevitabilmente ne verrebbe gravemente compromessa la loro stessa legittimità. Ciò che le nostre opinioni pubbliche giustamente non perdonano ad alcun governo occidentale, di destra o di sinistra, è di vedere sacrificate le misure necessarie a garantire la propria sicurezza sull’altare della convenienza di parte o della pregiudiziale ideologica. È vero, questo muro che dovrebbe dividere israeliani e palestinesi non è la gabbia in cui un sistema tirannico rinchiuse i propri schiavi, ma corre il rischio di diventare un nuovo simbolo di irriducibile divisione, capace di catalizzare odio su odio.




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