Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La Nato risponde a Mosca 'Saremo pronti alla guerra' Cronaca di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 06 giugno 2025 Pagina: 14 Autore: Andrea Morigi Titolo: «La Nato risponde a Mosca «Saremo pronti alla guerra»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/06/2025, a pag. 14 con il titolo "La Nato risponde a Mosca «Saremo pronti alla guerra»", l'analisi di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
La minaccia russa incombe sull'Europa, ma per la prima volta nella sua storia recente, i paesi europei della Nato sono pronti a lanciare un piano di riarmo, per essere pronti ad affrontarla nel prossimo futuro. Gli Usa di Trump sono assenti.
La minaccia militare di Mosca incombe sull’Europa, ma «quando si è veramente preparati alla guerra, non si verrà attaccati», rassicura Mark Rutte, segretario generale dell’Alleanza Atlantica. Certo, la sproporzione attuale è evidente nelle sue parole: la Russia «produce in tre mesi le munizioni di base che la Nato, che è 25 volte più grande, produce in un anno. Se non agiamo ora, tra tre-cinque anni saremo veramente sotto minaccia».
Al termine della riunione dei ministri della Difesa della Nato a Bruxelles, il richiamo è sempre il solito: «Investire di più», anche per ricostruire «una base industriale nella difesa» dei Paesi membri del Patto.
Nelle capacità di difesa della Nato «ci sono ancora molte lacune e, con i russi che si stanno riarmando, non possiamo permetterci di rischiare di averle ancora», tra qualche anno, ha ribadito Rutte.
L’avvertimento è indirizzato ai capi di Stato e di governo che parteciperanno al vertice dell’Aja del 24-25 giugno. La Nato, continua Rutte, «deve essere forte, in grado di spendere quello che bisogna spendere per difendersi». In particolare, cita «i missili a lungo raggio» e nota che «in uno scenario di guerra sempre più complesso, bisogna assicurarsi di avere le tecnologie più moderne», che hanno un costo. Servono dunque investimenti «considerevoli», e questo «vale per ogni Paese. Bisogna colmare il gap tra dove siamo e dove dobbiamo essere» e, constatato che non si può passare all’improvviso dal 2% del Pil al 3,5% del Pil, «bisogna fare passi credibili per arrivare al 3,5%» di spesa “core”. Sulle tempistiche per raggiungere i target - se al 2032 o 2035 - e sui dettagli invece Rutte non si sbilancia. Il primo passo è stabilire gli obiettivi di capacità di difesa, sui quali Rutte osserva che si è raggiunto «un accordo storico», a cui seguiranno piani per l'acquisto di più armi e attrezzature militari per difendere meglio l’Europa, l’Artico e il Nord Atlantico.
Il percorso dei prossimi anni prevede quindi che si raggiunga il 3,5% del Pil all'anno nella spesa dedicata strettamente all’aumento delle capacità di difesa, e l’1,5% per gli investimenti correlati alla sicurezza e alla difesa, per un totale pari al 5% del Pil di ogni Paese alleato.
C’è chi ha posto l’asticella ancora più in alto, come gli Stati Uniti, rivela il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, ma attualmente non è un obiettivo a portata di mano.
Intanto il suo omologo tedesco, Boris Pistorius, fa sapere che le forze armate della Germania hanno bisogno di almeno 60.000 soldati in servizio attivo aggiuntivi «per raggiungere i nuovi obiettivi di pianificazione della Nato per il rafforzamento della capacità di difesa».
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