Riprendiamo da BET Magazine di giugno 2025, a pagina 1, l'editoriale della direttrice Fiona Diwan

Fiona Diwan

Cara lettrice, caro lettore,
vorrei proprio non parlarne ma il pensiero torna lì, insistente. Mi dico: suvvia, ci sarà pure qualche buona notizia, qualche spiraglio di ottimismo, no? Li cerco, e in effetti li trovo: c’è stato il secondo posto di Yuval Raphael all’Eurovision, votata in massa dalla giuria popolare, un’autentica vittoria se consideriamo le minacce di tagliarle la gola, l’ostracismo generale e l’aria irrespirabile che tira. O ancora, osservando la politica estera, mi dico che c’è una notizia incoraggiante, ossia l’inclusione di Israele come snodo nevralgico della Via del Cotone, la nuova dorsale terrestre dei commerci tra Est e Ovest, il maestoso corridoio delle merci che dall’India, attraverso l’Arabia e il Mediterraneo, arriverà fino agli Stati Uniti, una Via del Cotone fortemente voluta da Donald Trump in funzione anticinese, per tagliare l’erba sotto i piedi alla Via della Seta e sottrarre il transito dei cargo e delle navi-container al canale di Suez evitando così lo stretto di Bab el Mandeb, nel golfo di Aden, controllato dai ribelli Houti. Altra buona notizia: il nuovo Papa Leone XIV, le sue aperture verso il mondo ebraico, una boccata d’aria fresca dopo le ambiguità di papa Bergoglio e l’assurdità della kefiah sul Gesù natalizio-palestinese; oggi, Papa Prevost annuncia un dialogo accogliente e rispettoso con il mondo ebraico, ha dichiarato che «la grandezza del patrimonio spirituale comune a cristiani ed ebrei incoraggia la mutua conoscenza e stima…, e mi sta molto a cuore; … malgrado i malintesi, è necessario continuare con slancio questo nostro dialogo così prezioso».
Poi però, in modo sommesso, il pensiero torna indietro, si attorciglia e si fa cupo. Mi dico: non ostinarti a trattenere, come se quello che ti opprime e che hai dentro ti definisse meglio, facesse di te una persona più assennata e consapevole. Guarda che le notizie negative intossicano, fanno male. Lasciare andare, lasciar scorrere via a volte è un regalo che facciamo a noi stessi, mi dico. Lascia stare le news inquietanti, avvelenano e non servono. Niente. Notizie di ordinario antisemitismo mi inseguono, la cronaca non dà tregua: c’è stato il 25 aprile, una sfilata di bandiere e cori pro-Pal (ma non era la festa della liberazione dal nazifascismo?). C’è stato il primo maggio (ma non era la festa dei lavoratori?), con l’esibizione dei Patagarri e lo stravolgimento di Hava Naghila, melodia gioiosa trasformata in urlo politico contro Israele, usata in modo macabro per invocare la distruzione ebraica, un’appropriazione ignobile della cultura altrui e dei suoi simboli. E poi che dire di quanto accaduto al Salone del Libro di Torino, i tentativi d’irruzione e boicottaggio ai danni del giovane Nathan Greppi che presentava il suo saggio La cultura dell’Odio (Lindau), un senso d’intimidazione e ansia a cui ormai chiunque scriva di ebrei e di Israele si vede sottoposto? (Quel giorno, il padre di Nathan, il signor Greppi, mi telefonò pieno di angoscia e di furore per quello che Nathan rischiava di affrontare). E poi, sempre a Torino, al Campus Einaudi, l’evento sul diritto allo studio naufragato nella violenza fisica, camicie strappate e sputi (contro Luca Spizzichino e Pietro Balzano), con grida a suon di “fuori i sionisti dalle università” (ma qui il conflitto mediorientale cosa c’entrava?). Già: è stata oltrepassata una linea rossa, ripetono tutti, una deriva impensabile solo due anni fa. Eppure urge non indietreggiare, urge reagire a muso duro (come già le nostre istituzioni stanno facendo). Occorre forse acquisire una mentalità da guerriglia, usare una strategia a zig zag, sorprendere gli odiatori. E rifiutare di farsi deprimere. Si può vivere con vigile coraggio anche nei periodi socialmente difficili, cercando di coltivare angoli di benessere e di quotidiana fiducia. Estote parati, state pronti, siate preparati davanti agli imprevisti della sorte ma godetevi il cammino, con la curiosità di stare a vedere che succede, ripeteva, citando i latini, Sir Baden Powell, patrono degli scout. E noi con lui.
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