Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Da Hamas 'se mio fratello fosse gay lo ucciderei' Articolo del Times of Israel
Testata: israele.net Data: 04 giugno 2025 Pagina: 1 Autore: Times of Israel Titolo: «“Se mio fratello fosse gay lo ucciderei”. L’ha detto un “combattente per la libertà” di Hamas a Emily Damari quando era tenuta in ostaggio a Gaza»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - la traduzione dell'articoli del Times of Israel dal titolo "“Se mio fratello fosse gay lo ucciderei”. L’ha detto un “combattente per la libertà” di Hamas a Emily Damari quando era tenuta in ostaggio a Gaza".
I rapitori, infastiditi dalla sua curiosità, la soprannominarono “Fuduli” (curiosa) e “Shajaa” (coraggiosa). Damari nascose loro di essere gay, temendo per la sua vita. La sua testimonianza dovrebbe far rabbrividire chi difende Hamas; invece, essendo antisemiti, non cambiano di una virgola le loro posizioni estremiste
In un’intervista trasmessa sabato, l’ex ostaggio israeliana Emily Damari ha raccontato d’aver avuto una volta uno alterco fisico con un sequestratore di Hamas che aveva malamente spintonato un’altra ostaggio.
“Mi è scattato qualcosa nella testa. Ho iniziato a parlare in ebraico, non in arabo: ‘Cosa stai facendo?’, e l’ho spintonato indietro – ha detto Damari a Canale 12 – Lui mi ha afferrato per un braccio e io gliel’ho spinto via, finché altri non ci hanno separato”.
“Potevano spararmi? Bene, allora morirò e non sarò più in cattività, tante grazie – continua il racconto – Gran brutta cosa per la mia famiglia, per i miei amici, ma almeno sarei uscita da quell’incubo”.
Pare che Emily Damari abbia dato molto sui nervi ai suoi rapitori. “Chiedevo loro tutto: come costruivano i tunnel, quanti soldi ci guadagnavano; finché non ne hanno avuto abbastanza” racconta Damari, aggiungendo che i rapitori l’avevano soprannominata Fuduli, che in arabo significa “curiosa”. Altri soprannomi erano Mogli, Tarzan e Shajaa, che in arabo significa “coraggiosa”.
Ricorda anche d’aver tenuto nascosto ai suoi rapitori il fatto di essere gay.
“Non possono concepire una cosa del genere, la considerano una cosa malata – spiega Damari – Una volta abbiamo chiesto a uno di loro: ‘E se tuo fratello fosse gay’? Lui ha risposto senza esitare: ‘Lo ucciderei’. Ucciderlo? Ma cosa dici? Il tuo amato fratello? E lui: ‘Lo ucciderei, chi se ne importa?’.”
Parlando a Canale 12, Damari ha raccontato “i due dei momenti più pazzeschi della mia vita”.
Il primo, vedere sua madre alla televisione israeliana nove mesi dopo l’inizio della sua prigionia: ed era la prima volta in cui Damari veniva a sapere che sua madre era sopravvissuta al massacro di Hamas del 7 ottobre 2023.
E poi quando la Croce Rossa è venuta a portarla via da Gaza a gennaio, nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco, allora all’inizio.
Damari venne rapita dalla sua casa nel kibbutz Kfar Aza quando migliaia di terroristi e civili palestinesi capeggiati da Hamas assaltarono il sud di Israele compiendo inenarrabili atrocità e prendendo in ostaggio 251 persone di ogni età e condizione.
I terroristi che fecero irruzione sparando nell’abitazione di Damari uccisero il suo cane e la ferirono alla mano sinistra, facendole perdere due dita.
Venne portata via nella sua stessa auto insieme al suo vicino e amico fraterno Ziv Berman, che è tuttora nelle mani dei terroristi insieme al fratello gemello Gali.
L’ex ostaggio Romi Gonen, che ha trascorso gli ultimi 14 mesi di prigionia con Damari ed è stata rilasciata insieme a lei, dice che il “superpotere” di Damari era “il suo cuore d’oro, che Dio la benedica”.
“Mi metteva sempre davanti a se stessa, anche con il cibo – ricorda Gonen – Era così quando eravamo cinque ragazze e quando eravamo undici persone: Emily mangiava sempre il meno possibile, in modo che tutti avessero abbastanza cibo”.
(Da: Times of Israel, 2.6.25)
Per inviare a israele.net la propria opinione, cliccare sull'indirizzo sottostante