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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
04.06.2025 La diversità è la nostra forza, almeno finchè i musulmani non saranno maggioranza
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 04 giugno 2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «La diversità è la nostra forza, almeno finchè i musulmani non saranno maggioranza»

Riprendiamo l'articolo di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "La diversità è la nostra forza, almeno finchè i musulmani non saranno maggioranza". 


Giulio Meotti

L'attentatore di Boulder, Colorado. Immigrato egiziano, illegale, ha usato un lanciafiamme artigianale contro i manifestanti che chiedevano la liberazione degli ostaggi israeliani.

“La diversità è la nostra forza”, ripetono.La bandiera col triangolo nero transgender sventolava fuori dal tribunale di Boulder, in Colorado, quando l'uomo con la molotov, “misteriosamente immotivato”, si aggirava in cerca delle sue vittime. A Boulder, una sorta di paradiso per ciclisti e amanti delle attività all'aria aperta, si è verificato un altro attacco misteriosamente immotivato, in cui un uomo a torso nudo ha lanciato bombe molotov contro diverse donne e uomini ultra sessantenni.

Sarebbe possibile ottenere una vaga idea del possibile movente, magari identificando i bersagli del misterioso uomo con le molotov, dalla NBC News?

Naaaa!

Come sapete, i giornalisti con le “credenziali” sono addestrati a scrivere i titoli per sostituirli con lunghe e assurde descrizioni. Via allora “ebrei” per metterci “manifestanti per la sensibilizzazione sugli ostaggi di Gaza”.

A quanto pare, il misteriosamente immotivato “uomo del Colorado” che si diverte a bruciare la carne delle ebree è un certo Mohamed Sabry Soliman. Ed è un grande fan dei Fratelli Musulmani, la piovra islamica. Ha detto che voleva “ucciderli tutti”.

La sua vittima più anziana, 88 anni, è una rifugiata dall'Europa dell'era nazista. Qualcuno che è sfuggito al rogo di massa degli ebrei nell'Europa degli anni '40 cade vittima di un nuovo tipo di rogo degli ebrei nell'America del XXI secolo. Qualcuno i cui parenti sono stati ridotti in cenere dai nazisti si ritrova avvolto dalle fiamme da un presunto “attivista palestinese” nell'odierno Colorado.

“Dove bruciano i libri, alla fine bruceranno anche le persone”, disse Heinrich Heine. Aveva visto giusto.

Musulmani contro ebrei in “Palestina”, musulmani contro indù in Kashmir, musulmani contro cristiani in Africa, musulmani contro buddisti in Thailandia, musulmani contro russi nel Caucaso, musulmani contro turisti con lo zaino in spalla a Bali, musulmani contro vignettisti danesi in Scandinavia.

Sempre la stessa storia.

E ora musulmani contro “manifestanti per la sensibilizzazione sugli ostaggi di Gaza” in Colorado.

E nel primo giorno del mese del Pride, settantenni e ottantenni che hanno partecipato alla “manifestazione per la sensibilizzazione” rimarranno orribilmente ustionati e vivranno quel che resta della loro vita con le cicatrici più brutali e deturpanti.

Il Nuovo Occidente

“La popolazione musulmana sta crescendo così rapidamente che la moschea locale, la Islamic Society of Colorado Springs, sta raccogliendo fondi per costruire una struttura più grande” si legge sul New York Times.

C’è una notevole cordialità tra occidentali e musulmani su una sola questione: l'iniquità verso Israele e gli ebrei in generale. Questa patologia europea si è ora diffusa in America: perché se sei un giovane americano, la crescente popolazione musulmana è più visibile nel tuo campus universitario rispetto alla coorte di ebrei, sempre più demograficamente irrilevante. È più facile conciliarsi con una “Free Palestine” che con la frase di Ugo La Malfa “la libertà dell’Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme”.

Immaginate se un gruppo di neri che protestano contro il razzismo fossero stati bruciati vivi da un suprematista bianco, le geremiade che avremmo letto contro l’odio e il nuovo Ku Klux Klan. Ma ormai si fa prestissimo a dire “Gaza” per rivendicare superiorità morale delle minoranze e delle élite che furbescamente le sostengono.

Intanto anche a Bologna è il mese del Pride e gli organizzatori hanno deciso di marciare insieme ai palestinesi nel “corteo contro l’omolesbobitransfobia”: partenza da piazza Carducci, poi la marcia “in solidarietà e complicità con la resistenza e il popolo palestinese” da piazza dell’Unità e i due cortei sono confluiti in piazza Maggiore.

“Se mio fratello fosse gay lo ucciderei”. Lo ha detto un “combattente per la libertà” che va molto a Bologna all’israeliana Emily Damari, che è lesbica, quando era tenuta in ostaggio a Gaza.

Ci sono moltissimi Lgbt per Hamas in Occidente, ma nessun Lgbt a Gaza.

Solo la bravissima Caitlyn Jenner, alla nascita Bruce, ha suggerito di mandare questa legione di perfidi masochisti a manifestare a Gaza (ma i transgender che sostengono Trump non contano).

Spostiamoci allora a Parigi. È passata sotto silenzio – fatta eccezione per qualche accenno nei Tg o trafiletto sui giornali - la notte francese.

Il Paris-St-Germain dell’emiro del Qatar ha vinto la finale di Champions League, quindi due persone sono morte e centinaia sono rimaste ferite. Una volta, per una carneficina di quelle dimensioni, ci volevano gli hooligan inglesi che calpestavano tutti in uno stadio troppo affollato. Ma ora anche i tifosi inglesi sono invecchiati.

In compenso c’è la folla del PSG che prende di mira due ragazzini. Ecco intanto il presidente della squadra vincitrice, Nasser Al-Khelaifi, con i suoi giocatori più forti. E vi sorprende che sventolino striscioni con la scritta “LIBERATE LA PALESTINA” alle partite?

Questa foto, a parte l’intruso Donnarumma, è la “Nuova Francia”: non c'è bisogno che ci siano francesi. Le mie idee sulla nazionalità si sono semplificate in questo disastroso primo quarto di secolo del nuovo millennio. E se nel 2025 stai ancora piagnucolando sui “valori”, allora sei parte del problema.

I “valori” sono la cosa più facile da falsificare (chiedetelo al sindaco di London Taqqiya, Sir Sadiq Khan). E, in ogni caso, i “valori” sono la prima cosa a essere scartata – vedi, tra le altre cose, la libertà di parola.

“La diversità è la nostra forza”… O quasi.

Ne sa qualcosa Kate Abdo, conduttrice della trasmissione della CBS dedicata alla Champions League. Si è scusata con la leggenda delle arti marziali Khabib Nurmagomedov, che ha raggiunto la postazione della tv americana sul terreno di gioco della Champions. Il campione daghestano ha stretto la mano a tutti i presenti, ma non alla Abdo. “Mi scuso, grazie mille, è un piacere averti qui” ha detto la donna.

Alexander Solgenitsyn scrisse del paese di Nurmagomedov: “In Cecenia o in Daghestan l’Islam è oggi praticato in modo violento. Con il declino fisico del popolo russo non è escluso che la cultura russa venga sostituita, nella stessa Russia”.

Ora qualcosa di simile sta succedendo in Europa occidentale.

Scrive su Le Figaro Nicolas Pouvreau-Monti: “Prendiamo l'esempio degli immigrati tunisini: il 57 per cento di loro ha un figlio entro quattro anni dal suo arrivo in Francia, un record condiviso con le donne algerine. Tuttavia, lo scorso anno il tasso di fertilità in Tunisia è sceso a 1,8 figli per donna, un livello al di sotto della soglia del ricambio generazionale. Un simile paradosso può essere sollevato anche nel caso dell'Algeria. Come sintetizza la nota ministeriale: a parità di fecondità nel paese di origine, ‘i nuovi arrivati ​​dal Maghreb hanno dal 20 al 50 per cento di possibilità in più di avere un figlio entro 4 anni dall'insediamento’”.

In altre parole, avranno praticamente pareggiato i conti in due generazioni. E senza aggiungere l'immigrazione continua e l'emigrazione.

A Parigi sono passati alla fase successiva: i giovani della nazione, soprattutto nelle città, sono sempre più musulmani, quindi la cultura giovanile della nazione è sempre più musulmana e così anche i suoi festeggiamenti. Chiedete a quei due ragazzi di Parigi, se sono ancora vivi.

700 incendi sono scoppiati in una notte, 264 auto sono state date alle fiamme. Nella regione della Manica, sulla costa atlantica, un agente di polizia è stato colpito dal fuoco e ferito così gravemente da dover essere indotto in coma farmacologico. 563 persone sono state arrestate in tutto il paese, 491 delle quali a Parigi.

Il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, ha evocato i “barbari”.

Un lettore acuto della newsletter mi ha scritto: “Meotti, prove di guerriglia fra Occidente vecchio e giovani islamici?”.

A pochi giorni dall'anniversario della sua morte sul rogo, Giovanna d'Arco meritava questo? Forse non sanno nemmeno chi è il santo di cui stanno profanando la statua...

Un ragazzo diciassettenne è morto a Dax, accoltellato durante i “festeggiamenti”. Una ragazza di 20 anni è deceduta dopo che lo scooter su cui viaggiava è stato travolto da un’auto lanciata a tutta velocità da un gruppo di tifosi in festa. L’incidente è avvenuto nel quindicesimo arrondissement, lungo la riva sud-occidentale della Senna.

Hanno bruciato la Francia non per il PSG, ma per Gaza. E ora il sindaco di Chalon-sur-Saône - la città francese gemellata con Novara - ha deciso l’impensabile: bandire la bandiera palestinese, “dietro cui si radunano i violenti”.

La sera prima, i vandali hanno deturpato cinque siti ebraici a Parigi, tra cui il Memoriale dell'Olocausto, nel quartiere del Marais, la sinagoga di Belleville, la sinagoga di Tournelles, il ristorante israeliano "Chez Marianne" e la sinagoga di Agoudas Hakehilos.

“La diversità è la nostra forza”, ma solo finché non saranno tutti musulmani.

Un gruppo di polizia Lgbt si è rifiutato di prende parte a una parata arcobaleno a Parigi che doveva iniziare a Seine-Saint-Denis per timori riguardanti la sicurezza.

Racconta su Le Figaro il grande storico francese Georges Bensoussan che “la Seine-Saint-Denis ha perso l'80 per cento della sua popolazione ebraica in venti anni”.

Ecco allora che non riguarda soltanto il poliziotto Lgbt o l’ebreo di Sarcelles: riguarda tutti noi.

Forse gli europei sceglieranno la resa e la sottomissione, come l'Impero Romano d'Occidente fu costretto dalla sua stessa debolezza di fronte alle invasioni barbariche.

Ma se non si vuole la resa, dobbiamo smetterla con i belati sui “valori” ed essere realistici. Anche se l’Occidente non volete difenderlo sotto le mura di Gerusalemme, se non siete a favore di un radicale cambio di passo sull’immigrazione islamica i resti della vostra società saranno musulmani o vivranno in una Citroën con il gps fuori uso e assediata dai barbari.

La newsletter di Giulio Meotti è uno spazio vivo curato ogni giorno da un giornalista che, in solitaria, prova a raccontarci cosa sia diventato e dove stia andando il nostro Occidente. Uno spazio unico dove tenere in allenamento lo spirito critico e garantire diritto di cittadinanza a informazioni “vietate” ai lettori italiani (per codardia e paura editoriale).

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giuliomeotti@hotmail.com

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