Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Olanda: Wilders contro il governo lassista sui migranti Cronaca di Daniele Dell'Orco
Testata: Libero Data: 04 giugno 2025 Pagina: 7 Autore: Daniele Dell'Orco Titolo: «Wilders: «Lassismo sui migranti». E fa cadere il governo olandese»
Riprendiamo da LIBERO del 04/06/2025, a pag. 7, con il titolo "Wilders: «Lassismo sui migranti». E fa cadere il governo olandese" la cronaca di Daniele Dell'Orco.
Daniele Dell'Orco
Geert Wilders fa cadere il governo olandese: troppo lassista sul tema dell'immigrazione. Il candidato anti-Islam d'Olanda, il cui partito è il primo del paese, aveva chiesto una stretta sui richiedenti asilo, ma la sua proposta era caduta nel vuoto. Ovunque, in Europa, non ci sono risposte decise all'immigrazione islamica, nemmeno quando è platealmente illegale.
Un altro scossone politico mette in subbuglio l’Europa: nei Paesi Bassi, Geert Wilders ha fatto deflagrare la coalizione di governo per via delle insoddisfacenti soluzioni poste all’emergenza migratoria. Il leader del Partito per la Libertà (Pvv), volto storico della destra olandese, ha annunciato ieri il ritiro del suo partito dall’alleanza governativa ponendo fine ad un esperimento politico durato pochi mesi e aprendo, di fatto, le porte ad una crisi che non potrà che portare alle seconde elezioni anticipate in due anni.
Il messaggio è arrivato secco e diretto, come nel suo stile, con un post social: «Nessuna firma sul nostro piano per l’asilo. Il Pvv lascia la coalizione». L’epilogo ad un mal di pancia covato da tempo: Wilders sostiene che il governo avesse promesso la linea dura sull’immigrazione, ma senza mai metterla davvero in atto.
Per capire la portata di questa rottura bisogna tornare al novembre 2023, quando il Pvv, contro ogni previsione, era emerso come primo partito alle elezioni legislative. Con un programma radicale — che includeva la messa al bando del Corano, la chiusura delle scuole islamiche e il blocco totale all’accoglienza dei richiedenti asilo — Wilders aveva intercettato la frustrazione di una parte crescente dell’elettorato olandese. Seguì un lungo e faticoso negoziato durato 7 mesi. Alla fine, era nata una coalizione eterogenea ma numericamente solida: 88 seggi su 150 nella Camera dei rappresentanti. Accanto al Pvv, c’erano il “Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia” (Vvd), forza di centro-destra un tempo guidata da Mark Rutte; il «Farmers Citizens Movement», partito populista pro-agricoltori; e il «Nuovo Contratto Sociale», formazione centrista di recente costituzione.
Quattro forze unite da una certa visione conservatrice, ma divise su quanto spingersi forte verso destra.
Il temperamento di Wilders, poco disposto ad accettare i ritmi e le mediazioni richieste dalla macchina governativa, già a febbraio lo aveva portato a minacciare la rottura, lamentando l’immobilismo su due leggi cruciali per limitare l’asilo. Ciò che chiedeva stavolta era una stretta mai vista sull’immigrazione fatta di sospensione totale del sistema d’asilo nazionale, rimpatrio di tutti i cittadini siriani, chiusura dei centri di accoglienza esistenti e militarizzazione dei confini terrestri. Punti a suo dire mai vagliati dagli alleati. La scelta di staccare la spina arriva in un momento quanto mai delicato. Tra poche settimane, l’Aia ospiterà un vertice dei leader della Nato. E sullo sfondo si agitano tensioni geopolitiche sempre più acute, dalla guerra in Ucraina alle incertezze economiche globali.
Per Dilan Yesilgoz, leader del Vvd, dopo una riunione tra i partiti di coalizione, questo contesto avrebbe richiesto maggiore accortezza: «Il primo ministro Schoof ci ha esortato ad agire con senso di responsabilità. Siamo in un momento critico». Ma non è bastato. Poco dopo quell’appello, Wilders si è alzato dal tavolo e ha annunciato l’addio. Nessuna ulteriore trattativa, nessun compromesso. Turbata, Yesilgoz ha parlato di «scioccante irresponsabilità» da parte di Wilders. Ancor più dura è stata Caroline van der Plas, la leader dei populisti pro-agricoltori: «Non sta mettendo al primo posto i Paesi Bassi».
Ora, il premier Dick Schoof ha rassegnato le dimissioni nelle mani del re Willem-Alexander, rimanendo in carica per gli affari correnti. All'orizzonte si prospetta un triello elettorale (il prossimo autunno) tra Pvv, Vvd e l’alleanza tra ambientalisti e socialdemocratici (GL/PvdA) guidata dall’ex commissario Ue Timmermans.
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