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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Libero Rassegna Stampa
02.06.2025 Gaza affamata dai terroristi
Analisi di David Zebuloni

Testata: Libero
Data: 02 giugno 2025
Pagina: 10
Autore: David Zebuloni
Titolo: «Gaza in mano ai 'briganti' Hamas non comanda più ma si tiene gli ostaggi. Israele demolisce i tunnel»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 02/06/2025, a pag. 10 con il titolo "Gaza in mano ai 'briganti' Hamas non comanda più ma si tiene gli ostaggi. Israele demolisce i tunnel" il commento di David Zebuloni.

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Saccheggi nei depositi di viveri a Gaza. E Hamas perde il controllo, anche se tiene gli ostaggi con sé e questo gli basta per proseguire la guerra. Il concetto che non passa nei media è che ormai solo Hamas ha interesse ad affamare i palestinesi e continuare la guerra.

Mentre le piazze d'Italia e d'Europa si riempiono di manifestanti che gridano a vanvera Free Palestine, in Medio Oriente si discute davvero il destino della Striscia di Gaza e, con grande sorpresa (ma anche ostinata negazione) dei pacifinti, gli unici coinvolti in causa che dimostrano di non desiderare la liberazione dell’idealizzata Palestina, sono proprio i vertici di Hamas.
Che tuttavia starebbero perdendo il controllo militare poiché «ladri e bande stanno sequestrando i camion degli aiuti, saccheggiando le case e terrorizzando i residenti», spiegano fonti informate all’emittente panaraba satellitare di proprietà saudita Al Arabiya. Crollata «gran parte del sistema governativo», Hamas starebbe quindi disperatamente tentando di arruolare i capi dei clan di Gaza per continuare i combattimenti e riprendere il potere all'interno della Striscia, ma senza grande successo.
Di pari passo, anche le sue capacità militari vengono smantellate. Ieri le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno localizzato e demolito un tunnel, attribuito ad Hamas, lungo 700 metri a una profondità di circa 30 metri, nell’area di Khan Younis, nel sud di Gaza. Inoltre, nella stessa area, sono stati individuati e colpiti con un drone tre terroristi che stavano tentando di piazzare ordigni esplosivi, mentre altre decine di jihadisti sono stati uccisi e sono andate distrutte più di 100 infrastrutture utilizzate dai gruppi islamisti.
Dopo la recente eliminazione dell’erede del capo terrorista di Hamas Yahya Sinwar, suo fratello minore Mohammad, l’esercito israeliano e l’agenzia di sicurezza interna Shin Bet hanno annunciato di aver eliminato a Gaza anche Khalil Abd al Nasser Muhammad Khatib, considerato il comandante di un’unità del battaglione Al Mawasi del movimento islamista, responsabile della morte di 21 militari israeliani uccisi in un attacco nel sud della Striscia il 22 gennaio 2024.
È la risposta concreta al rifiuto dell’organizzazione terroristica ai mediatori americani. Benché Israele avesse accettato le condizioni della Casa Bianca per una tregua, Hamas si è rifiutato di collaborare, rinunciando ancora una volta alla possibilità di risparmiare il suo popolo dalle sorti di una guerra infinita.
«La risposta di Hamas è totalmente inaccettabile, e ci porta solo indietro», ha dichiarato l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, in un post condiviso sulla rete sociale X. «Hamas dovrebbe accettare la proposta che abbiamo presentato come una base per colloqui che possono prendere il via subito, dalla prossima settimana: è l’unico modo per concordare un cessate il fuoco di 60 giorni», ha poi aggiunto Witkoff.
Bassem Naim, esponente di alto livello del gruppo islamista, ha dichiarato a questo proposito: «Non abbiamo respinto la proposta di Witkoff.
Abbiamo concordato con Witkoff una proposta, che considero accettabile come proposta di negoziazione, e siamo arrivati alla risposta dell’altra parte, che non era d'accordo con nessuno dei punti che avevamo concordato».
In risposta, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha detto di aver ordinato all'esercito di proseguire la lotta contro Hamas a prescindere da qualsiasi negoziato.
«Insomma», ha dichiarato Katz, «o Hamas rilascia gli ostaggi, o verrà distrutto».
Da parte sua, Israele considera la risposta dei terroristi alla proposta della Casa Bianca come un «rifiuto di fatto», ovvero come un’imposizione a non collaborare e rifiutare ogni soluzione al conflitto, peraltro, da loro generato e perpetrato.
Come parte dell’accordo firmato Witkoff, dieci ostaggi israeliani vivi detenuti a Gaza sarebbero rilasciati, e altri 18 corpi di ostaggi morti consegnati alle loro famiglie in cambio di un numero concordato di prigionieri palestinesi. Secondo quanto riferito dalla rete di propaganda palestinese Al Jazeera, quindi con il necessario beneficio del dubbio, l'accordo in questione prevede il rilascio degli ostaggi israeliani in tre fasi durante il periodo di cessate il fuoco di 60 giorni.
L’altra minaccia da affrontare proviene dallo Yemen.
Ieri è stato intercettato un missile balistico lanciato dal movimento yemenita filo-iraniano Huthi che aveva fatto attivare le sirene d'allarme nel centro del Paese, nell'area di Gerusalemme e in Cisgiordania.

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